“Tragedia inaccettabile”
Sergio Mattarella ai funerali di Genova
Pagheranno fino all’ultimo euro. Scuse ufficiali (fuori tempo massimo) e promesse quelle che abbiamo ascoltato ieri dai vertici di Autostrade. Una cosa è certa: con il mezzo miliardo ipotizzato non si costruisce un ponte nuovo, figuriamoci il resto. Benetton, la società Autostrade, gli azionisti di Atlantia e le salmerie dattilografe al seguito si mettano pure l’anima in pace (se ancora non l’hanno messa sul mercato). Dovranno fare molto di più. Per risarcire le famiglie delle 43 vittime accertate. E i 600 sfollati che abitavano là sotto. Per risarcire la città di Genova “squarciata nel cuore” (il cardinal Bagnasco) dal crollo del ponte Morandi così malamente gestito. Per risarcire il popolo italiano che, moralmente, si è già costituito parte civile contro chi non è stato in grado di evitare la catastrofe.
Naturalmente, sarebbe opportuno che i succitati vertici mettessero a disposizione tutti i fondi necessari alla sollecita ricostruzione del viadotto. Tutti e subito (evitando possibilmente di pretendere il soccorso pubblico quando non si potrà più tornare indietro). Potranno sempre attingere ai cospicui utili accumulati grazie alle gentili concessioni, prima ricevute e poi bene infiocchettate (con gli aumenti implacabili delle tariffe) da tutti i governi succedutisi negli ultimi vent’anni. Dovranno pagare fino all’ultimo euro se intenderanno, in seguito, invocare le possibili attenuanti e la clemenza della Repubblica (Res Publica) italiana quando nei loro confronti saranno applicate le relative norme e leggi previste.
Prima di tutto con l’avviata dal governo Conte – sacrosanta e ineccepibile – “contestazione del gravissimo inadempimento di codesta Società agli obblighi di manutenzione in oggettiva considerazione del collasso dell’infrastruttura”. Poi, con gli inevitabili processi penali e civili che seguiranno. Codesta società e codesti azionisti e codeste salmerie possono scegliere, invece, di continuare a trincerarsi dietro il “corretto adempimento degli obblighi”. Magari consolandosi per le ingiuste accuse con qualche allegra grigliata. Magari promettendo qualche spicciolo in elemosina. Padronissimi.
Sappiano che sabato a Genova, nel padiglione della Fiera trasformato in una basilica, è successo qualcosa su cui dovranno molto riflettere. Infatti, intorno a quelle bare è stato stretto un patto tra le istituzioni e il popolo (sì il popolo) italiano a cui non sarà facile venire meno. Almeno così noi abbiamo inteso le parole del presidente della Repubblica e l’impegno a fare giustizia assunto dal premier e da entrambi i vicepremier Di Maio e Salvini. Accolti dall’applauso della folla come incoraggiamento a procedere su questa strada. Senza ripensamenti o furbate. È un patto, lo diciamo a tutti, da cui sarà difficile tornare indietro.
PS. Nel 2015, in seguito all’esplosione nel golfo del Messico della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, la British Petroleum fu costretta a pagare 18,7 miliardi di dollari allo Stato federale americano e ai cinque Stati colpiti dall’inquinamento. Dopo aver versato 40 miliardi per la bonifica. La BP risarcì quanto dovuto e nessuno in America, da Obama in giù, osò parlare di giustizia sommaria. Nel mondo civile è così che vanno le cose. Laggiù le scuse non bastano.