Nel giorno in cui negli Stati Uniti il procuratore generale della Pennsylvania, Josh Shapiro, dichiara alla Nbc che il Vaticano sapeva degli abusi sessuali, anche su minori, commessi da sacerdoti negli States, Francesca Immacolata Chaouqui – esperta di comunicazione e protagonista del caso Vatileaks 2 – prende le difese di papa Francesco, contro il quale si è scagliato l’ex nunzio apostolico Carlo Maria Viganò chiedendone le dimissioni.
Chaouqui, cosa pensa di questi nuovi veleni in Vaticano?
Penso che monsignor Viganò abbia commesso un reato. Ha violato l’obbligo della riservatezza. Quelle informazioni sono protette dal segreto della sua funzione.
Così sembra di guardare al dito che indica la luna, il problema della pedofilia e delle coperture.
La questione sbagliata è l’accostamento immediato alla pedofilia. Viganò afferma di aver rivelato al Papa il dossier sull’omosessualità del cardinale Theodore McCarrick, ma non hanno parlato della pedofilia. È emersa di recente dalla diocesi di Newark e Francesco ha dato una risposta immediata. Per la prima volta leva la berretta cardinalizia appena accertati i fatti.
A molti la lettera di Viganò sembra tardiva.
Io non ho motivo di non credergli, ma chi conosce gli eventi vaticani sa che monsignor Viganò compare in molte foto di convegni, premi e cene con McCarrick. La sua presa di distanza è strana.
Viganò poteva agire prima?
Tende a essere un morigeratore. La prima Vatileaks è cominciata dalla sua lettera al cardinale Tarcisio Bertone in cui accusava molte persone di aver rovinato le finanze vaticane. Questo memoriale sembra riprendere quel filone denunciando l’omertà. Invece Francesco ha fatto molto contro la pedofilia, riformando il codice penale e dando più poteri alla gendarmeria.
Crede che sia in atto un “golpe” contro Bergoglio?
Più che altro penso che una certa area, quella che ha contestato Amoris laetitia (i cardinali più conservatori tra cui Raymond Burke, ndr), stia cavalcando l’onda. E così le persone percepiscono la fake news del papa che copre i pedofili. Ma nel memoriale monsignor Viganò non ne parla, anche perché da nunzio apostolico a Washington avrebbe potuto portare le prove prima.
Secondo lei vogliono arrivare alle dimissioni e influenzare il prossimo conclave?
Grazie a Dio il Santo padre gode di buona salute. Pensare di orientare il conclave ora è sbagliato, ma è ovvio che c’è una fronda.
Usciranno altri dossier per una nuova Vatileaks?
Non so dirlo, ma posso dare un consiglio alla luce della mia esperienza: sarebbe sbagliato. Chi ha dei documenti li consegni alla Gendarmeria, non alla stampa. Anche io, nei momenti di rabbia, sono stata tentata di passare carte ai cronisti, ma non l’ho fatto, tant’è che sono stata assolta da questa accusa.