L’intervista

La viceministra Castelli: “Quoziente familiare e aiuti alla crescita: l’Ue dovrà dire sì”

Laura Castelli - Il viceministro dell’Economia sulla legge di Stabilità: “Stop a mutui e tasse per Genova, le emergenze sono la priorità”

30 Agosto 2018

Laura Castelli, viceministro dell’Economia per il Movimento 5 Stelle, quali sono le sue priorità per la legge di Bilancio?
Al primo posto ci sono le emergenze: terremoti, alluvioni e Genova, per la quale stiamo lavorando a una sospensione delle cartelle esattoriali e dei mutui. Sarà mia cura chiedere al ministro Tria di strutturare un decreto che blocchi almeno per un anno ogni provvedimento di Agenzia delle entrate e di Riscossione sulle aree colpite dalla tragedia del ponte. Fisco e cartelle saranno bloccati per imprese e famiglie colpite dal disastro. Un provvedimento doveroso che si unisce al blocco dei mutui per famiglie e imprese dell’area distrutta.

Ci sarà il reddito di cittadinanza?
Con le risorse disponibili, è necessario fare un rilancio della ‘crescita di qualità’: attenzione ad ambiente, salute, lavoro. Grazie all’ottimizzazione della spesa e della tassazione, attingendo ai piani Cottarelli-Giavazzi-Perotti, recupereremo risorse per attivare la riforma dei centri per l’impiego, per il rilancio occupazionale e per affrontare la bassa produttività. Anche grazie a riforme strutturali fiscalmente neutre.

Di quante risorse stiamo parlando?
Ancora non posso dare cifre, stiamo facendo uno studio per capire come sostituire gli strumenti esistenti con il reddito di cittadinanza, una parte che mancava nella nostra proposta di legge del 2013.

Terrete l’impianto attuale del Reddito di inclusione (Rei)?
Non ci piace che il Rei diventi un peso per l’ente locale che non riesce a gestire tutto.

A gennaio 2019 ci sarà qualcuno che riceverà una cosa che si chiama “reddito di cittadinanza”?
Sì.

Sul fisco cosa volete fare?
Qualunque ridisegno fiscale, flat tax inclusa, partirà dal coefficiente familiare, una misura già usata in molti Paesi europei che garantisce più natalità ed equità. La Commissione Ue in passato ha autorizzato aumenti di spazi finanziari per questa misura in altri Paesi, come la Francia.

Quanto costa?
Si può fare senza aggravi o quasi dal lato della spesa, accorpando spese sociali duplicate o mal indirizzate. Riorganizziamo le detrazioni relative alla famiglia, per esempio quelle sul familiare a carico. Se queste misure toccassero un po’ al rialzo la spesa nel breve periodo, sarebbero comunque giustificabili come spese una tantum a favore di una crescita più bilanciata. L’Ue non potrebbe che approvare, come del resto ha fatto meno legittimamente quando ha concesso flessibilità di bilancio al governo Renzi per gli 80 euro, una spesa a basso moltiplicatore, barattata con l’apertura dei porti ai migranti.

Questa è una voce che circola, ma senza prove.
E allora perché Bruxelles ha concesso quella misura, un semplice sostegno ai consumi, che non aumenta il Pil?

Il deficit nominale previsto per il 2019 è oggi allo 0,9 per cento del Pil. Cosa devono aspettarsi i mercati, pensate davvero di andare sopra il 3 per cento?
Che il metodo di calcolo del deficit strutturale sia opinabile è ormai assodato. Ma prima di arrivare al 3 per cento di quello nominale c’è un sacco di strada. Non saremmo un governo del cambiamento se non cercassimo di avere qualche decimo di punto in più di quelli già concordati con l’Europa. E poi serve una valutazione qualitativa: dipende per cosa si usa il deficit.

Non avete mai chiarito dove troverete le risorse per evitare le clausole di salvaguardia sull’Iva, 12,5 miliardi da trovare entro dicembre.
Le copriremo completamente.

In deficit o no ?
Lo stiamo valutando. Ma non siamo favorevoli a sostenere alcuni settori con Iva agevolata che deve invece valere per la green economy e altri comparti che ci possono consentire di rispettare obiettivi ambientali come l’accordo di Parigi del 2015 o per favorire una revisione della spesa sanitaria.

Lo scontro con l’Europa sui migranti della nave Diciotti avrà ripercussioni nel negoziato con la Commissione Ue sulla legge di Bilancio in autunno?
Secondo me no, anzi. Ci sono Paesi come la Germania che con Bruxelles hanno trattato spazi finanziari sugli immigrati: l’arrivo dei siriani in Germania nel 2015 ha avuto impatti sul Pil potenziale e questo ha permesso di avere più margini di spesa.

L’immigrazione sarà usata come leva per ottenere il consenso di Bruxelles a spendere di più in deficit?
Siamo completamente da soli sui migranti, nel dibattito europeo bisogna far presente che non si può essere cornuti e mazziati.

Perché il ministro del Tesoro Tria ancora non ha assegnato le deleghe a lei e all’altro vice Massimo Garavaglia, della Lega?
Ci siamo concentrati su altro, quando siamo entrati questo ministero aveva questioni molto urgenti, ho preferito occuparmi subito del decreto terremoto e poi del decreto dignità, piuttosto che sulla burocrazia.

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