Il primo film di Carlo Verdone durava 24 minuti, era un film underground, rarefatto, vinse un premio a Tokyo. Suo padre lo vide e disse: “Portalo a Roberto Rossellini”. Detto, fatto. Il giovane Carlo arriva al Centro Sperimantale di Roma, una stanza grande, luminosissima, con le finestre che non si potevano chiudere: “Pensai, e adesso come faccio il buio per la proiezione?”. Entra il maestro: “Su, forza, partiamo con questa proiezione!”. “Maestro c’è luce…” rispondo terrorizzato. “Avvicina il proiettore al muro!”. Il riquadro diventa grande come un francobollo, Rossellini chinato a guardarlo, Carlo Verdone alla finestra per fare ombra agli occhi del grande regista. “Tu ragazzo hai visto molti film di Antonioni, bene!”. “Io che non ne avevo visto neanche uno risposi: moltissimi!”. “Bravo!” rispose lui. E il provino andò bene.
Questo è stato uno dei tanti aneddoti con cui, ieri sera, Carlo Verdone ha aperto la Festa del Fatto Quotidiano al Parco della Versiliana di Pietrasanta. Più di 1.500 persone ad assistere, Marco Travaglio e Alessandro Ferrucci a dialogare con lui, il pubblico estasiato e con la pancia in mano per tutto l’incontro, per festeggiare i 40 anni di cinema di uno dei più amati registi e attori del cinema italiano. Spezzoni dei suoi film storici, imitazioni, quasi sempre in piedi a raccontare, battute, voci, pause, Carlo Verdone non si è risparmiato e il pubblcio di Pietrasanta – “Quanto amo questi posti, ci ho girato anche “Viaggi di nozze” a “Al lupo al lupo” – lo ha accolto con un calore unico. Tra una battuta e l’altra i frammenti di film, si parte con uno epico: l’emigrato che torna a votare in Italia e, durante il viaggio, gli rubano tutto: “Il monologo finale incomprensibile, dopo aver votato, è stato improvvisato. Non avevo preparato niente. Ciak di gira, buona la prima, tra gli applausi dei tecnici. Ancora oggi non so come ho fatto”.
Tutto il suo cinema nasce da esperienze vissute, cose viste, persone incontrate: “Questo in particolare da un viaggio in Polonia nel 1971 con due amici. Arriviamo, abbassiamo il finestrino per chiedere informazioni e ci risponde un italiano che viveva là: non abbiamo capito una parola. E quel famoso monologo, un po’, è nato in quel viaggio”. E poi ricordi, consapevolezze, rimpianti – pochi – delusioni – pochissime – e tanto successo, con i suoi personaggi imitati nei bar, agli angoli delle strade, figure che sono entrate nell’immaginario di tutti al primo impatto, come un amore imporovviso. Poi regala un bacio alla Versilia, un mare che ama, “dove Mina era di casa, dove c’era la Bussola e veniva Aznavour, questo è un posto magico”. Carlo Verdone è un mito, pochi come lui riescono a mettere d’accordo in modo trasversale tutti, grandi e piccini, verdi e rossi, forse perchè i suoi personaggi sono lo specchio dell’Italia: “Sì, sono stati racconti sociologici di un Paese. Ma sapete perché? Perché non erano studiati per portare le persone al cinema, per fare cassa, ma per raccontare un mondo, un momento storico”. E ci sono riusciti Carlo, ci puoi giurare.
Oggi la festa del Fatto entra nel vivo. Alle 12 ci sarà l’attesissima “Confessione”, fatta a Peter Gomez, del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. A seguire, alle 16, un incontro dal titolo “Alla ricerca del lavoro perduto”: moderati da Salvatore Cannavò si confronteranno Laura Castelli, Stefano Feltri, Maurizio Landini e Massimo Mallegni. Alle 17.30 un’altra “Confessione” a Peter Gomez, questa volta toccherà a Nicola Zingaretti. Alle 18.30 si parlerà invece di televisione con Bianca Berlinguer, Laura Carafoli, Paolo Del Debbio e Giovanni Floris, moderati da chi scrive. Infine, alle 21, il concerto dell’Alchemaya Tour di Max Gazzè.