Cambio di giudici al processo disciplinare a carico dei pm di Napoli Henry John Woodcock e Celeste Carrano, incolpati per alcune loro mosse durante l’indagine Consip, trasferita in parte a Roma. Il collegio presieduto da Giovanni Legnini e con Nicola Clivio relatore ha accolto l’istanza delle difese e ha rinviato il processo al 5 novembre, quando saranno già subentrati i nuovi consiglieri da oltre un mese. Il processo, però, non ricomincerà da zero, ma saranno validi tutti gli atti prodotti fino a ieri grazie al consenso dei due magistrati sotto accusa. Una volontà, questa, che è stata addotta dal collegio come uno dei motivi che l’ha spinto ad accordare il rinvio chiesto dalle difese in vista della chiusura dell’indagine penale su Consip a Roma, che “potrebbe far emergere elementi indispensabili”.
La conferma di una chiusura vicina è arrivata ieri dal pm Mario Palazzi durante la sua testimonianza. Come vedremo, oltre a incentrarsi sui rapporti con i colleghi napoletani, Palazzi ha voluto dedicare alcuni passaggi critici all’allora capitano del Noe dei carabinieri Gianpaolo Scafarto, che ha eseguito le indagini su delega di Napoli: “Attualmente siamo in attesa di conoscere le motivazioni della Cassazione che ha respinto” la richiesta di sospensione dal servizio di Scafarto, “per il resto siamo pronti”.
Il pm ci tiene a evidenziare che anche se Riesame e Cassazione hanno dato torto alla Procura, su Scafarto ci sono altre accuse (contenute già nel capo d’accusa) che non riguardano la misura interdittiva: “Abbiamo raggiunto una prova ragionevole che Scafarto sia l’autore della rivelazione dell’indagine a carico del generale dei carabinieri Del Sette (accusato come l’ex ministro Lotti e altri di aver avvisato gli ex vertici Consip dell’inchiesta, ndr)”.
Tornando al merito del processo disciplinare, Woodcock e Carrano sono accusati di presunte vessazioni sull’ex consigliere di Palazzo Chigi Filippo Vannoni e di non averlo indagato ma sentito come testimone, a differenza degli altri, per la soffiata sull’indagine Consip. Woodcock, da solo, deve rispondere anche di “grave scorrettezza” nei confronti dei pm romani e dell’ex reggente di Napoli Fragliasso per un articolo di Liana Milella di Repubblica che riportava alcune sue considerazioni su Consip. Ma la giornalista a processo ha ammesso di averle pubblicate senza il consenso del pm.
Ieri Palazzi, titolare dell’inchiesta Consip insieme al procuratore aggiunto Paolo Ielo, è stato chiamato dalle difese. Sui rapporti Roma-Napoli, Palazzi, come Ielo a luglio, conferma che i presunti conflitti riportati da alcuni articoli non ci furono: “Rapporti corretti, clima complessivo di scambio reciproco”. Smonta (come Ielo) anche l’ipotesi di rapporti compromessi dopo l’articolo incriminato: “Ho vissuto con il maalox sul tavolo a ogni lettura su questa indagine. Quando leggo quell’articolo mi arrabbio, ma finisce lì e prosegue l’interlocuzione con i colleghi. Mi arrabbiai perché non credevo e non credo a un errore di Scafarto”.
Il riferimento è a un’informativa dell’ufficiale in cui, secondo l’accusa, per dolo attribuì una frase all’imprenditore Romeo e non all’ex parlamentare Bocchino per appesantire la posizione di Tiziano Renzi. Quanto all’iscrizione sul registro degli indagati di Vannoni a Roma e non a Napoli, Palazzi è categorico: andava fatta. “Lo iscrivemmo sulla base delle carte provenienti da Napoli”. A luglio, Ielo disse che a loro avviso andava indagato, ma che si tratta di un atto suscettibile di “valutazioni”.