Venti indagati. La Procura di Genova aveva ricevuto dalla Finanza un elenco di 30 nomi, ma ne ha tolto qualcuno. Si è puntato sulle figure che dal 2015 al giorno del crollo (14 agosto) hanno avuto a vario titolo le deleghe sul progetto di retrofitting per migliorare la sicurezza della pila 9 (quella crollata) e della 10. Toccati i vertici di Autostrade (Aspi), del Provveditorato ligure e della Direzione di vigilanza del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit).
Inoltre è stata iscritta ai sensi delle legge 231 sulla responsabilità delle società anche Autostrade, controllata dai Benetton attraverso Atlantia. E questo grazie al fatto che la Procura ha aggiunto il reato di omicidio colposo aggravato dalla violazione della normativa anti-infortunistica. Vengono poi accusati di omicidio stradale plurimo e disastro colposo. Reati che in teoria potrebbero portare a condanne fino a trent’anni.
Allo stato, però, non sono stati ancora scritti i capi di imputazione specifici. I vertici di Aspi, dunque: tra gli indagati compare l’ad Giovanni Castellucci che il 12 ottobre 2017 durante il Cda di approvazione del progetto di retrofitting apprese dell’urgenza dell’intervento tanto da esclamare: “Qui la sicurezza viene prima di tutto, anche del traffico”. Notificato l’avviso di garanzia anche al responsabile operazioni Paolo Berti. Due nomi che rappresentano i vertici di Aspi e che secondo la ricostruzione della Procura erano consapevoli delle criticità del ponte, proprio perché in Cda arrivarono tutte le carte del progetto confezionato da Spea Engineering a partire dal 2015.
La lista degli indagati così segue la catena di comando con i due manager che tra il 2015 e il 2018 hanno ricoperto la carica di responsabile Manutenzione e investimenti. Emerge così la figura di Mario Bergamo che, nel 2015, tenne a battesimo il progetto migliorativo di retrofitting del valore di 26 milioni. Una carica che Bergamo lascia in eredità, siamo nel marzo 2017, a Michele Donferri Mitelli, colui che in Cda illustra l’urgenza dei lavori straordinari e che tra febbraio e aprile con 5 lettere sollecita il Mit ad approvare il progetto anche per ragioni di sicurezza. Un tema che si lega alla figura di Stefano Marigliani attuale capo del Tronco 1 di Genova competente per il Morandi. Marigliani, indagato, aveva il potere di chiudere il viadotto. In questi giorni sia Autostrade con diversi comunicati stampa, sia Donferri nel suo verbale reso alla Finanza, avrebbero puntato il dito su di lui. Uno scaricabarile che non convince la Procura.
Indagato anche l’ex capo Tronco, Riccardo Rigacci, che ha lasciato il posto circa un anno fa. Indagato, poi, il responsabile del procedimento (Rup) Paolo Strazullo.
Si arriva così al comparto ministeriale sia sul fronte romano sia nell’ufficio interregionale del Provveditorato. Indagato Vincenzo Cinelli, responsabile della Direzione generale di vigilanza sulle concessionarie autostradali. È lui che nell’ottobre scorso riceve le carte del progetto che verrà approvato l’11 giugno. Cinelli, nominato dall’ex ministro Delrio, arriva al Mit un anno fa. Prima di lui, con scadenza mandato nel 2017, Mauro Coletta (indagato) che di vigilanza sulle concessionarie autostradali si è occupato per quasi dieci anni. Di più: tra gli iscritti dalla Procura anche Bruno Santoro responsabile della prima divisione specializzata nella vigilanza tecnica. Santoro è attualmente membro della Commissione d’inchiesta del ministero. E dunque si impone un problema di incompatibilità. Oltre a lui, la Procura valuta la posizione di Giovanni Proietti (non indagato), responsabile della quarta divisione della Direzione generale.
Per quanto riguarda il Provveditorato e nello specifico il comitato tecnico che a marzo certificò la bontà del progetto di retrofitting mandando un report al Mit per l’ok finale, la notifica dell’avviso di garanzia è arrivata al Provveditore Roberto Ferrazza perché presidente del comitato. Ferrazza nei giorni successivi al crollo era stato messo a capo della Commissione ministeriale. Incarico dato dal ministro Toninelli e poi revocato. Coinvolto anche Carmine Testa dell’ufficio ispettivo di Genova. Indagate, infine, figure minori con ruoli comunque importanti. Tra loro, anche alcuni manager di Spea che parteciparono alla stesura del progetto di retrofitting, poi Massimo Meliani e Fulvio Di Taddeo manager di Aspi in contatto con i consulenti del Cesi e del Politecnico, che tra il 2016 e il 2017 confezionarono due report sulle criticità del Morandi. Sono 59 le persone offese (43 vittime e 16 feriti).