Per la Procura di Avellino la pagina 65 della perizia dell’ing. Felice Giuliani contiene una nuova notizia di reato sulla quale aprire un’inchiesta bis. L’inchiesta, conoscitiva, riguarderà la qualità e la tenuta delle barriere di protezione sui viadotti simili a quello di Acqualonga, il luogo della strage del bus del 28 luglio 2013. A leggerla con attenzione, quella pagina esprime un allarme che potrebbe allargarsi al resto del Paese. Si tratta di una parte della perizia che accusa Autostrade per l’Italia spa (Aspi) di non aver provveduto a un’adeguata manutenzione dei new jersey del viadotto di Acqualonga, che se tenuti in perfetto stato di conservazione avrebbero retto all’urto del pulmino turistico sul quale morirono 40 persone. Il mezzo, vecchissimo e con un certificato di revisione fasullo, ruppe i freni e diventò una scheggia impazzita che urtò tre auto lungo la discesa prima di impattare trasversalmente sulle barriere e volare nel vuoto. I tirafondi dei new jersey, si scoprirà poi, erano gravemente corrosi da decenni di intemperie.
A pagina 65, Giuliani contesta ad Aspi di non aver adempiuto all’art. 7 del d.m. 223/92, il “Regolamento recante istruzioni tecniche per la progettazione l’omologazione e l’impiego delle barriere stradali di sicurezza”. L’articolo assegna all’Anas e al concessionario del tratto autostradale il compito di trasmettere al ministero delle Infrastrutture un rapporto biennale sull’efficienza delle barriere. Aspi non avrebbe provveduto. Lo scrive il direttore generale del ministero, Virginio Di Gianbattista, in una lettera di risposta alle richieste del perito del 26 luglio 2018, che è agli atti.
Ieri, il professor Giuliani è venuto in aula per rispondere alle domande di accusa e difesa nel processo che vede alla sbarra 15 imputati tra i quali l’ad di Autostrade, Giovanni Castellucci, e altri dirigenti della concessionaria della A16. Verso la fine dell’udienza, il procuratore capo Rosario Cantelmo ha chiesto la trasmissione di alcuni atti al proprio ufficio. E in particolare, il verbale del consiglio di amministrazione di Autostrade numero 71 del 18 dicembre 2008, e un report del 2015 di Aspie. Cantelmo ha motivato la mossa processuale con l’indisponibilità degli imputati a farsi interrogare, per chiarire se nelle altre tratte autostradali d’Italia esistano o meno altre situazioni di pericolo. Gli avvocati hanno protestato, ritenendola una pressione sul giudice. Il Cda di Aspi quel giorno affrontò il piano pluriennale di riqualifica del bordo laterale. Fu trattata anche la questione dei 1600 km di barriere di seconda generazione, come quelle di Acqualonga, risalenti al 1988 e ancora non regolamentate (la norma è del 1992). Barriere per le quali in quel momento storico (dieci anni fa), “non sussiste obbligo di sostituzione”, si legge nel verbale. E infatti su quel tratto sopra Monteforte Irpino, non vennero cambiate. Nemmeno nel 2009, quando vennero smontate per la manutenzione del viadotto.
Incalzato dai difensori, Giuliani ha ammesso di non avere una competenza tecnica specifica: non ha partecipato a organismi scientifici, non ha pubblicato articoli e nell’Università di Parma, dove insegna Ingegneria delle Infrastrutture viarie e dei Trasporti, non esiste un master sul tema barriere e sicurezza stradale. Secondo l’avvocato Eduardo Volino, difensore di Massimo Fornaci, responsabile delle barriere, il decreto richiamato dal perito non è applicabile alle vicende sotto processo.
In aula c’erano una decina di parenti delle vittime. Una vedova ha pianto. “Assassini, dovete pagare”, ha urlato una signora. Sul versante economico, per la verità, Aspi attraverso la sua assicurazione ha già risarcito in cambio del ritiro della costituzione di parte civile. Ma non è un’ammissione di responsabilità.