Email dei dirigenti di Autostrade che, parlando con i vertici di Spea, criticano aspramente i controlli sulle strutture autostradali. Mentre i pm e la Guardia di Finanza stanno studiando un video, realizzato da uno studio di ingegneria, che parla di oscillazioni di undici centimetri rilevate a giugno quando un camion saliva sul Morandi.
L’inchiesta di Genova sul crollo del Morandi compie ulteriori passi avanti. Gli inquirenti, tra le migliaia di mail interne sequestrate, si sono soffermati su diversi messaggi, alcuni del direttore delle Operazioni Centrali di Autostrade Paolo Berti (indagato). Sono messaggi che non si riferiscono direttamente al ponte Morandi, ma che sono stati giudicati molto interessanti. Si tratta di una corrispondenza piuttosto accesa con i vertici di Spea (la società controllata che si occupava del monitoraggio delle strutture) in cui venivano criticati i loro metodi di lavoro e di vigilanza.
I magistrati ne hanno chiesto ragione tra gli altri anche ad Antonino Galatà, amministratore delegato di Spea, sentito nei giorni scorsi come testimone (quindi non indagato) nell’ambito dell’inchiesta. I vertici di Spea hanno ribattuto di aver sempre realizzato i propri controlli con la massima cura. Non solo: le critiche, sarebbe la loro versione, rientravano in uno scontro interno tra i piani alti di Autostrade e quelli di Spea.
Per i pm e le Fiamme Gialle, anche se i messaggi non rivelano comportamenti illeciti, è un elemento importante di lavoro perché rivela preoccupazioni sui controlli. Ma c’è un nuovo studio finito in mano agli inquirenti per un gioco del destino.
È il 30 giugno scorso, come ha raccontato Rainews, quando Daniele Gullà si trova vicino al ponte per caso. “Ero andato a Genova per vendere a un cliente uno dei nostri strumenti”, racconta Gullà. Aggiunge: “Si tratta di un misuratore che consente, in base a misurazioni ottiche, di rilevare anche a grandi distanze le oscillazioni millimetriche degli oggetti”. Una tecnologia all’avanguardia – sviluppata in collaborazione con l’Università Mit di Boston – che si basa su una telecamera e l’analisi dei pixel delle immagini. Gullà punta allora il suo strumento chiamato ‘Mira’ sul ponte Morandi ancora in piedi. E i risultati sono sorprendenti: gli aghi degli strumenti sembrano impazziti e schizzano verso l’alto. Vengono rilevate oscillazioni fino a 11,3 centimetri quando sul viadotto passano contemporaneamente diversi camion, come accadeva spesso visto che sul Morandi transitavano in media quasi 70mila vetture al giorno con punte di 100mila. Passa un mese e mezzo e il Morandi crolla.
Gullà allora ricorda quelle misurazioni. Ne parla con l’ingegnere Silvia Bonetti e insieme preparano uno studio da consegnare ai pm genovesi. “La fluttuazione, ben visibile in alcuni frame dopo il passaggio del camion, ci ha consentito di osservare e di stimare un movimento impulsivo della struttura, in occasione del transito di tre camion, 2 in direzione est e uno in direzione ovest”, è scritto nello studio.
Non solo: quando passa il terzo camion, racconta lo studio di Gullà e Bonetti, si osserva uno scostamento verticale (azzurro) di 1.200 pixel. In concomitanza del passaggio di un solo camion, si ha uno scostamento verticale (rosso) di circa 500 pixel. A conti fatti, con un singolo camion si ha una oscillazione di 4,7 cm. In occasione del passaggio simultaneo dei tre camion, si ha una oscillazione (teorica, ipotizzando un comportamento perfettamente lineare) pari a 11,3 centimetri”.
Così lo studio di Gullà e Bonetti viene consegnato ai periti della Procura insieme con il filmato che documenta il passaggio dei camion e le oscillazioni.