L’attacco

Spread, l’Unione Europea muove i mercati per far cambiare il Def

A tenaglia - Bruxelles fa salire lo spread, partito in calo, bocciando il deficit al 2,4% Juncker evoca la Grecia: “Se cediamo sarà la fine dell’euro”. Il Fiscal compact non si discute

2 Ottobre 2018

Era scontato avvenisse, ma le modalità con cui ieri Bruxelles ha deciso di aprire il duello con il governo gialloverde prefigurano uno scontro senza precedenti. Ieri la Commissione e il Quirinale hanno stretto in una tenaglia l’esecutivo nel tentativo di fargli cambiare idea sul portare il deficit al 2,4% per i prossimi tre anni. L’obiettivo, caldeggiato anche al Colle, è spingere il governo a mostrare almeno un calo dal 2020 per salvare l’apparenza che l’Italia non stia rigettando il fiscal compact che impone di portare il deficit strutturale a zero.

Ieri Bruxelles, come mai prima d’ora, è sembrata muoversi proprio per aumentare la tensione sui mercati e mettere sotto pressione il governo.

In programma c’era la riunione dell’Eurogruppo, i ministri delle Finanze dell’area euro e (oggi) dell’Ecofin (allargato a tutta l’Unione). Il ministro dell’Economia Giovanni Tria si presenta nel peggiore dei modi. Per settimane ha cercato di tenere il governo su un deficit all’1,6% (il doppio di quanto si era impegnato a fare Gentiloni), e solo per il 2019, già accordato da Bruxelles. Poi ha capitolato. La giornata si apre con lo spread in calo. A mezzogiorno tocca il minimo di 260 punti, quattro meno della chiusura di venerdì; la Borsa di Milano segna la performance migliore d’Europa. Poco prima delle 15 il ministro dell’Economia entra al vertice: “Spiegherò cosa sta succedendo, e come verrà strutturata la manovra”. Bruxelles attende la legge di Bilancio entro il 15 ottobre, e solo allora dovrà esprimersi. Invece decide di rompere la prassi. Se ne incarica il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici: “Per il momento quello che so è che il deficit del 2,4%, non solo per l’anno prossimo ma per tre anni, rappresenta una deviazione molto, molto significativa rispetto agli impegni presi”. Poi parla come se il governo non avesse preso una decisione definitiva: “Con Tria lavoriamo sulla base dell’1,6%. Così invece è chiaro che il deficit strutturale non sarà guardato per niente nello stesso modo”. Gli fa eco il vicepresidente Valdis Dombrovskis: “La manovra non rispetta le regole”. A quel punto la Borsa di Milano vira in negativo e lo spread inizia una rapida salita: chiuderà la giornata a 282 punti. Luigi Di Maio è furibondo: “A qualcuno non andava bene che lo spread non si fosse impennato. Moscovici fa terrorismo”. Il commissario nega sdegnato, ma in serata è il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker a rilasciare la dichiarazione più violenta: “Con l’Italia bisogna essere rigidi, non vogliamo un’altra crisi come la Grecia”.

Innescare turbolenze sui mercati per costringere alla resa il governo di un Paese fondatore dell’Unione non s’era mai visto. Prima che Tria volasse a Bruxelles, alle 12 il Quirinale aveva convocato il premier Giuseppe Conte. L’incontro, informale, doveva restare riservato, invece la notizia esce. A quanto risulta al Fatto, Sergio Mattarella ha espresso preoccupazione per l’equilibrio dei conti e auspicato “aggiustamenti” confidando nel ruolo di mediatore di Conte tra gli alleati. Poco dopo il premier ha visto Tria. In serata è lo stesso Moscovici a svelare l’obiettivo: “Lavoreremo per convincere l’Italia a ritornare sul sentiero del pareggio di bilancio”. E lo fa sapere prima ancora di avere un incontro riservato con Tria e Dombrovskis. Ad aggravare la situazione, a Borse aperte, arriva la notizia che Tria rientra in anticipo in serata a Roma per chiudere il Def. Viene letta come il segnale che non c’è ancora l’ultima parola sul documento che fa da base per la manovra. E il ministro non fa nulla per eliminare il sospetto.

Decidendo di fissare al 2,4% il deficit nei prossimi 3 anni il governo ha deciso di rigettare la disciplina fiscale imposta all’intera eurozona a partire dal 2011, e che l’Italia ha recepito in Costituzione. Finora i governi italiani l’hanno sempre applicata contrattando solo un tragitto più graduale, mentre la stretta fiscale si è tramutata nella crescita più bassa dell’intera Unione. Bruxelles ha deciso che non consentirà un’alternativa, e terrà il punto anche riservando all’Italia un trattamento “alla greca”. “Dobbiamo evitare che reclami trattamenti speciali che, se concessi a tutti, significherebbero la fine dell’euro”, attacca Juncker. “Basta insulti, l’Italia è un Paese sovrano”, replica Salvini. Bruxelles non sembra pensarla alla stessa maniera.

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