Caro Sala, mi piaci ma non ti voto. Così dicono i milanesi: il “modello Milano” si sta trasformando nel “paradosso Milano”. Il problema non è Forza Italia che vuole dare l’Ambrogino d’oro – il premio civico concesso ai cittadini eccellenti – a Chiara Ferragni. No, a indicare le stranezze dell’opinione pubblica nella città più cool d’Italia sono i sondaggi, a cui non crediamo molto, ma che alla fine indicano una tendenza. Le ultime rilevazioni sono molto positive per il sindaco Giuseppe Sala e per la sua amministrazione. Soddisfatto o molto soddisfatto della giunta il 64 per cento dei cittadini. Del sindaco, il 60 per cento. Della città, addirittura l’81 per cento dei milanesi, contenti o molto contenti della qualità della vita. Il 37 per cento ritiene che Milano negli ultimi anni sia migliorata, il 15 pensa che sia rimasta come prima, ma ne dà comunque un giudizio positivo. Valutazioni trasversali, che sembrano in larga parte prescindere dagli schieramenti politici. A dare un giudizio buono della vita in città è il 91 per cento degli elettori del Movimento 5 stelle, di solito dipinti come apocalittici impenitenti, ma anche il 58 per cento dei leghisti. Perfino il sì a sindaco e amministrazione arriva in buone percentuali dai leghisti (36 e 42 per cento) e dai cinquestelle (61 e 71 per cento).
Il paradosso esplode quando i milanesi confidano le loro intenzioni di voto. Sono contenti della città, del sindaco e della sua amministrazione, ma poi non vogliono più votare né Sala né Pd. La Lega di Matteo Salvini, che a Milano è stato consigliere comunale, raddoppia i consensi, dal 17 per cento raccolto a marzo, al 32,1 di oggi. Con un calo di Forza Italia dal 15 al 10 – malgrado proposte come quella di dare la medaglia civica alla influencer Ferragni – che però non impedisce al centrodestra unito di stravincere le fantaelezioni dei sondaggisti, con un 45 per cento che supera di 10 punti il 35 per cento del centrosinistra (eventualmente) unito. Male a Milano anche il M5s, che perderebbe 2 punti passando dal 18,2 al 16,2. Il “villaggio di Asterix” in cui il Pd si è con qualche compiacimento asserragliato sta per essere espugnato dalle legioni di Salvini che premono alle porte della città.
Il “paradosso Milano” è in parte spiegato dalle cifre che segnalano il disagio dei cittadini nelle periferie e soprattutto nelle zone semicentrali. Chi sta in centro è felice. Dichiara di ritenere la città migliorata (45 per cento). Nelle periferie la percentuale cala al 38. Ma – attenzione! – è nelle zone intermedie che si rileva la maggiore insoddisfazione: il 40 per cento di chi abita il grande anello dei quartieri che non sono più centro ma neppure periferia dice di ritenere peggiorata la vita. È questa la Milano sottovalutata, inascoltata, dimenticata, il grande corpo della città che non ha più voce né rappresentanza politica.
Sala e il Pd hanno cavalcato finora la narrazione della metropoli europea ed efficiente benedetta dalla sorte e dalle magnifiche sorti e progressive di Expo. Sala poi fa di tutto per differenziarsi dal Pd (e soprattutto da Matteo Renzi ormai giudicato perdente) per giocare un ruolo autonomo, sopra le parti, che gli permetta di mantenere quel consenso che ormai il Pd ha perso. La verità è che Milano è in ascesa, in controtendenza rispetto al Paese, grazie a imprese e iniziative private che poco hanno a che fare con la pubblica amministrazione e a progetti seminati nei decenni precedenti la sua elezione. Sala raccoglie i frutti del lavoro dei suoi predecessori e dello storytelling della città vincente, bella, ricca e di successo, mentre intanto la marea leghista sale, a Milano come nel resto d’Italia.