Arriva Matteo Salvini e a San Lorenzo c’è chi lo accoglie al grido di “sciacallo vattene”. Qui, in questo antico polmone popolare di Roma, è morta Desirée, 16 anni, risucchiata nell’inferno di via dei Lucani. Dodicimila metri quadri di degrado. Il regno di spacciatori nigeriani. L’ultimo rifugio di sbandati senza casa. Piccolo Stato autonomo dell’abbrutimento totale, dentro uno Stato che del quartiere distrutto dai bombardamenti del 1943 se ne è ampiamente sbattuto da anni. Sono poco più di cento i ragazzi e le ragazze che in compagnia di anziani abitanti del quartiere, contestano Salvini. “Pezzo di m., vattene”. “Sciacallo sei qui per speculare”. C’è anche chi lo applaude. “Forza Matteo, ordine, ce volevi tu”. Una piccola folla che cerca di darsi un tono e coraggio: “Semo in cinque ma semo tutti con te”.
Il ministro, giacca blu elettrico e stemma della Lega appuntato sul bavero, ha passato la mattinata a polemizzare e promettere. “Arriverò a San Lorenzo con la ruspa”, annuncia prima di far capire alla sindaca Raggi che presto si prenderà anche Roma. Vuole andare al cancello d’ingresso di quell’inferno metropolitano pieno di striscioni chiarissimi. “Avete creato il vuoto e intervenite solo dopo le tragedie”. “No alla strumentalizzazione sul corpo di Desirée”. Spinge il ministro, ma non ce la fa. È bloccato. Va via. Ma prima lancia un minaccioso messaggio ai contestatori, “che proteggono delinquenti e spacciatori, loro e chi la pensa come loro avranno la nostra attenzione”. Fine della mattinata. Qualche ora dopo, il ministro tornerà per deporre una rosa ai bordi del cancello.
“La sceneggiata è finita, tra una settimana tutto tornerà come prima”. Il signor Mauro Iori ha settant’anni ed è nato e invecchiato tra queste antiche mura. “Vedi quest’ammasso di macerie dove è morta la povera ragazza? Qui una volta c’erano officine, laboratori artigiani. La gente lavorava fino a sera. Poi sono arrivati i palazzinari e questo è il risultato. Abbiamo denunciato la situazione mille volte a sindaci, questori e prefetti. Non hanno fatto nulla”. San Lorenzo anarchica e ribelle, dove si proteggono ladri e spacciatori? Risponde Gigetto, storico frequentatore dei centri sociali della zona. “Nun sanno un cazzo e parlano. Quattro anni fa scendemmo in piazza proprio noi, quelli del 32, i compagni di Esc e del Nuovo cinema Palazzo, contro spaccio e degrado”. A settembre scorso, la scrittrice Melissa Panarello ha organizzato “Letti di fuori” a largo degli Osci. Una protesta contro la movida selvaggia e la musica a tutto volume: ognuno portava una sedia e un libro e occupava di silenzio la piazza. “Sul tema della lotta al degrado ci siamo da sempre”, mi dice Manuele Venturini, presidente del Comitato di Quartiere, “ma le istituzioni, sindaci, questori, prefetti, dove sono?”. “E ora Salvini viene a parlare di ruspe. Da anni chiediamo rigore contro il degrado, proprio per mantenere la nostra qualità di quartiere aperto e multietnico”.
Giriamo per San Lorenzo. Piazza dell’Immacolata è bellissima sovrastata com’è dalla Chiesa voluta nel 1906 da Pio X. Di giorno si vive, la sera è una piazza di spaccio con i pusher e le “sentinelle”. “Passa na volante ogni tanto, ma nun serve”, mi dice sconsolata la cassiera di una pizzeria al taglio. La verità è che esistono due San Lorenzo: una vive di giorno la sua faticosa normalità, l’altra ha il colore nero della notte. I rumori insopportabili della movida low cost, le voci rese sguaiate dall’alcol a poco prezzo, il “famose n’antro shottino”. E la droga. Poca erba, tanta cocaina ed eroina. Giriamo per il quartiere e arriviamo in Piazza dei Sanniti. C’è ancora “Pommidoro”, la trattoria dove Pier Paolo Pasolini consumò la sua ultima cena. Pagò con un assegno di 11 mila lire che non fu mai incassato. Dopo l’omicidio, il proprietario Aldo Bravi lo incorniciò e lo espose nel salone.
A poche centinaia di metri, in via dei Taurini, c’era l’Unità. Vecchie foto ingiallite di San Lorenzo dei tempi andati. Oggi i cellulari fissano le immagini di quei 12mila metri quadri di schifo in via dei Lucani. Dove Desirée è morta. Uccisa dalla droga, dalla violenza e dall’abbandono. Ma anche da anni di indifferenza e parole vuote.