Roma fa storia a sé. Anche nello spaccio. È un rompicapo più complicato che nel resto d’Italia perché, spiegano gli investigatori, persino i più specializzati, a Roma è sempre più difficile distinguere e separare la criminalità diffusa da quella organizzata. È complesso individuare quale sia la criminalità prevalente. C’è il pusher che arriva da un’altra regione e spaccia per due, tre giorni, il tempo di mettere in tasca quello che gli serve e ripartire. C’è chi si ferma una settimana, chi un mese, più raramente c’è chi resta. E in gran parte, questo anello della catena, è rappresentato da immigrati, per lo più nordafricani, come nel caso degli stupratori assassini di Desirée Mariottini, la ragazzina di 16 anni morta in via dei Lucani a San Lorenzo. Difficile, come nel resto d’Italia, risalire con esattezza la catena seguendo ogni singola sostanza – che sia eroina, cocaina hashish o marijuana – e le mani in cui è passata, per individuare il filo che dal pusher porta al narcotrafficante. Molto più facile invece individuare le zone del traffico. E bisogna scordarsi il modello napoletano di Scampia e Secondigliano, dove le piazze di spaccio sono presidiate da decine di sentinelle, e organizzate come fortini in assetto di guerra. Fa eccezione via dell’Archeologia, a Tor Bella Monaca, che è la più simile a una vera e propria “piazza”, dove si spaccia anche all’interno dei palazzi popolari, edifici che a volte contano fino a 32 ingressi quasi impossibili da controllare. Per il resto, Roma è infestata da “zone di spaccio”, “vie dello spaccio” e soprattutto pusher itineranti. Camminano. Si spostano in continuazione. Portano i loro clienti sugli autobus. Ed è ovviamente una tecnica per evitare controlli. Esattamente l’antitesi della piazza di spaccio che protegge spacciatori e consumatori con la sua organizzazione militare. Ma questo non significa che sia difficile sapere dove andare per acquistare qualsiasi dose. Anzi. C’è innanzitutto un triangolo al centro di Roma. Un lato parte dalla stazione di Roma Termini e punta a sud di Roma, verso via Giolitti, Porta Maggiore, per poi unire idealmente i rioni San Lorenzo e Pigneto. Da un lato i “ballatoi” della zona Termini, una vera e propria “strada dello spaccio”, dall’altro i pusher della movida, tra via Tiburtina e via Prenestina, tra i locali di San Lorenzo e Pigneto, affollati di studenti e pub. Il Pigneto ha perso un po’ della sua potenza stupefacente, dopo i numerosi interventi delle forze dell’ordine, ma in piazza del Pigneto il fenomeno è stato senza dubbio ridimensionato, non certo sradicato.
E poi nel traffico di droga, come diceva Totò, alla fine è “la somma che fa il totale”: gran parte dei pusher, dal Pigneto, si sono spostati solo un po’ più in là. A piazza Vittorio. Spesso nei giardini intitolati a Nicola Calipari. E se è vero che non si tratta del modello Scampia, è anche vero che le vedette le trovi anche a Roma, ma di altro tipo rispetto a quelle gestite dalla camorra o qualsiasi altra criminalità organizzata. Sono i pusher stessi a fare da vedetta per chi sta smerciando all’isolato più in là. Per questo si spaccia preferibilmente nelle zone pedonali. Un cenno, all’arrivo di un’auto o di una moto delle forze dell’ordine, e lo spacciatore si dilegua. Accade a San Lorenzo come in quasi tutte le zone della movida in cui il traffico è solo pedonale. Si spaccia a Trastevere, nei pressi di Ponte Sisto, o più a nord, intorno a ponte Milvio, nella zona del piazzale o nella piccola via Flaminia, e ancora nei locali di Testaccio. Il cuore dello spaccio: sempre e soprattutto la movida. Cocaina, tanta. Ma anche eroina. Ai Parioli? Il traffico c’è ma non si vede: i locali notturni sono pochi. Più aumenta il degrado, o più ci si avvicina alle periferie, e più – come è ovvio – la situazione peggiora, come a Torre Angela e Tor Bella Monaca. Casi a parte Ostia e San Basilio: qui la criminalità è più organizzata ed è prevalentemente italiana. Difficile stabilire se il mercato della droga a Roma aumenti. E di quanto. I sequestri non sono parametri indicativi. E neanche i prezzi, ormai, che sono ormai indifferenti alle leggi della domanda e dell’offerta. In tutta Italia le organizzazioni, soprattutto africane, sono in grado di stoccare la merce ed evitare l’oscillazione dei prezzi. Insomma, non c’è solo San Lorenzo e via dei Lucani. E non c’è solo l’assuefazione alla sostanza. Ma anche quella della gente alla presenza dei pusher. “Può sembrare incredibile”, dice un investigatore, ma da via dei Lucani, dove è morta Desirée, non sono mai pervenute segnalazioni, né al 115, né al commissariato di zona, di persone che spacciavano”.