Asfogliare il catalogo dei salviniani della Campania (un tempo un ossimoro, la Lega e il sud, oggi purtroppo non più) c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ceppa o non ceppa, il ministro dell’Interno sarà pure un fan degli inceneritori ma nel suo partito, a transfughi riciclati e trasformisti, non applica alcun criterio di raccolta differenziata. Tutti insieme senza distinzione perché quando si vola nei sondaggi i voti non puzzano mai, a prescindere.
Per rimanere dunque in tema di monnezza, non si può che cominciare dal tragico accadimento capitato all’esperto Ciro Borriello da Torre del Greco, la città leopardiana dello Sterminator Vesevo, quel vulcano poi caro allo stesso Salvini nei suoi rutti da stadio contro Napoli. Già democristiano, berlusconiano, mastelliano, persino dipietrista, Borriello aderì un anno fa, da sindaco della città, con vigoroso entusiasmo alla Lega salviniana. Poi il doloroso evento: l’euforico neoleghista vesuviano finì in manette per corruzione e truffa: mazzette per favorire una ditta nella raccolta rifiuti. Drammatiche coincidenze. Peccato.
Dalle tangenti alla droga, a qualche chilometro di distanza, a nord di Napoli. Questa è notizia più recente, dell’ottobre scorso. Bartolomeo Falco, già centrista dell’Udc e neo coordinatore della Lega a Comiziano, paesino del Nolano, viene arrestato in un’operazione antidroga dell’Antimafia napoletana. Spaccio. Non proprio il massimo per il partito che occupa il ministero dell’Interno. Di più: una roba mai vista, neanche ai tempi del dc Antonio Gava buonanima, al Viminale nell’era del Caf.
Il fatto è che quando orde di amministratori assatanati, con le tasche gonfie di voti in costante ricerca di una casa, bussano alla tua porta per salire sul carro, anzi sul Carroccio, non è facile distinguere. Soprattutto al Sud. E soprattutto se chi dirige il traffico in ingresso è a sua volta un riciclato, se non altro per storia familiare. Il capo ufficiale della Lega in Campania è infatti Gianluca Cantalamessa: suo padre Tonino, assicuratore di Portici, fu fedelissimo a Giorgio Almirante nonché consigliere regionale ed eurodeputato del Movimento sociale.
In realtà, e nessuno l’ha mai smentito, la vera eminenza grigia, anzi verde padana, del salvinismo campano è l’immarcescibile Vincenzo Nespoli da Afragola. Nespoli è stato uno dei big del centrodestra regionale nella golden age berlusconiana del Pdl, insieme ovviamente a Nicola Cosentino e a Luigi Cesaro.
Proveniente da An, Nespoli è anche detentore di un record scandaloso: riuscì a mantenere, nonostante l’incompatibilità, la poltrona di senatore e quella di sindaco. Era il 2008. Indi, il casellario giudiziale. Nespoli si è preso sei anni per bancarotta fraudolenta. Il fallimento di un istituto di vigilantes. Condanna confermata in appello all’inizio dell’anno. Quindi ha scontato sei mesi di domiciliari per un altro procedimento su alcune speculazioni immobiliari, fatte con una società intestata alla moglie.
Oggi Nespoli può finanche vantare un solido aggancio nel governo gialloverde di Conte: la sua pupilla Giuseppina Castiello detta Pina, altra afragolese doc. Castiello è ovviamente leghista e fa il sottosegretario al ministero per il Sud. Interrogata in tv un decennio fa, rispose che “l’attuale papa” era Bonifacio VIII. Ma queste sono inezie in confronto al periplo compiuto dalla prode sottosegretaria, uno dei frutti più belli del Porcellum della cooptazione. Già finiana, divenne berlusconiana a oltranza e l’ex Cavaliere fu l’ospite d’onore alla festa per il suo quarantesimo compleanno, cantando in francese e dispensando le solite barzellette sul bunga bunga.
Cantalamessa e Castiello, con l’aggiunta di Claudio Barbaro, sono i tre parlamentari eletti dalla Lega in Campania alle Politiche del 4 marzo. Sono loro, con Nespoli, il comitato d’accoglienza regionale per l’amato Salvini, non più odiato cantore dello Sterminator Vesevo. E al primo, Cantalamessa, tocca il complesso discernimento sui questuanti che si presentano quotidianamente. Uno degli ultimi è Ernesto Sica da Pontecagnano, nel Salernitano. Ha militato, Sica, sia in Forza Italia sia nel Pd. E da berlusconiano fu l’artefice materiale del falso dossier (processo P3) contro Stefano Caldoro, poi governatore della Campania. Oggi è convintamente leghista. Vamos caballeros: todos con Salvini.