“Questa città ha vissuto una crisi fortissima; ha visto spostare a Milano quasi tutto, banche, assicurazioni; ha sopportato e sopporta che quasi sparisse la Fiat. Che cosa hanno fatto le sue classi dirigenti e la sua borghesia quando tutto ciò accadeva? E come hanno protestato per impedirlo o almeno solo denunciarlo?”.
Per parlare con il sindaco Chiara Appendino, nel vecchio Palazzo di Città di Torino, prima di farti entrare nel suo ufficio (quello che fu del comunista Diego Novelli, del rinnovatore civico Valentino Castellani e dei postcomunisti Sergio Chiamparino e Piero Fassino) ti fanno aspettare in una saletta dominata dal poster di una vecchia mostra della Galleria d’Arte Moderna. Era dedicata a Giuseppe de Nittis. Il manifesto del 2002 riproduce un quadro di due donne e una giovane in un parco parigino: cappelli con fiori finti, abiti di chiffon azzurri, qualche merletto, una indiscutibile allure borghese. Signora sindaca, quelle del quadro sono come le “madamine” della marcia Sì Tav? E anche lei, che viene dalla Torino bene, non è forse una “madamina” che ha tradito le aspettative di quel mondo? La risposta è un sorriso, poi uno scuotimento di testa. Fuori, nella sera, la piazzetta è già illuminata da uno degli allestimenti natalizi di Luci d’Artista, “Tappeto volante” di Daniel Buren. Ora l’intervista può cominciare.
Sindaca, non è un po’ poco ricordare le delusioni del passato? Non le sembra una risposta un po’ risentita a una manifestazione di 25 mila persone, scese in piazza per sostenere il Tav, ma anche contro di lei?
Quest’ultima cosa non l’hanno detta, anzi la negano, sostengono di non avere intenzioni politiche. Non ho avuto occasione di parlare con le organizzatrici: le ho invitate, ma loro hanno risposto dicendo che preferiscono incontrare Mattarella. Questo è l’unico rimprovero che mi sento di fare.
Perché?
Non ho nulla in contrario che la gente scenda in piazza. Io l’ho fatto per anni, contro Tav e inceneritore. La differenza è che nessun sindaco Si Tav ha mai proposto di riceverci: non credo che sia un argomento di poco conto. E poi io sono il sindaco di Torino, non di una parte sola e molte cose che sono state dette in quella piazza le condivido. Lì ho visto la voglia di essere orgogliosi di Torino: la penso come loro.
Addirittura? Le assicuro che ascoltando i discorsi di una settimana fa non sembrava proprio così. Persino Marco Revelli, da sempre un No Tav, ha definito la sua amministrazione “desolante” e, in città, un certo clima di delusione è innegabile.
Ho letto i sette punti del gruppo di signore che hanno organizzato la manifestazione. Non mi riconosco solo in quello sul Tav, gli altri sei sono cose che un sindaco non può non pensare. Secondo voi io sarei contro l’aumento del turismo, la crescita di Torino, le infrastrutture metropolitane?
Qui dicono un’altra cosa: più che essere contro, lei non starebbe facendo niente.
Ecco, allora stabiliamo pochi punti incontestabili: abbiamo ereditato una città sull’orlo del dissesto, i suoi enti culturali erano in una situazione imbarazzante e vicina al collasso di bilancio. La Fondazione Torino Musei era di fatto fallita. Rischiavamo di dover tagliare tutte le manutenzioni e le agevolazioni per le fasce più deboli, di non fare più assunzioni. Ci sono voluti più di due anni per mettere tutto in sicurezza. Abbiamo un debito di oltre 3,4 miliardi di euro e non possiamo aumentarlo; con la Corte dei Conti abbiamo trovato un’intesa sullo squilibrio strutturale di 80 milioni: li riduciamo gradualmente tagliando le spese correnti. Intanto, abbiamo riaperto le assunzioni: soprattutto vigili urbani.
Già, ma il problema, aggiunge la piazza, è quello del futuro. Hanno scritto che chi sale in cima al grattacielo di Renzo Piano, quello di Intesa San Paolo, vede le colline, ma non il futuro. È così?
Un momento: tra qualche giorno presenteremo il progetto per la linea 2 della metropolitana e i cantieri del sondaggio archeologico sono già partiti: due anni fa, anche l’azienda trasporti era sul punto di finire in tribunale. Il turismo ad agosto ha toccato un picco del 12 per cento in più sul 2017 ed è un trend positivo che continua, compreso novembre. Quasi l’esaurito negli alberghi nel ponte di Ognissanti, musei e mostre piene: ne è appena stata aperta una su Van Dick. Cose passate o del futuro? Veda lei.
Ma si mangia con la cultura? È l’eterna polemica: ancora una volta la questione di quella Fiat che non c’è più.
Si mangia anche con la cultura. Ma il problema della produzione industriale rimane. Pensare che sia solo la cultura a far vivere la città è un’illusione.
In passato Torino è stata rifatta grazie alle Olimpiadi invernali del 2006. Forse si potevano avere di nuovo. Ma la sindaca Appendino, dice sempre la gente, ce le ha fatte perdere. È vero?
È la cosa più falsa che, anche i giornali, hanno detto contro di me. Io ho fatto di tutto per prenderle: avevamo un progetto credibile che consentiva di riusare gli impianti del 2006, di fare dei giochi davvero sostenibili. Ma potevano essere, a queste condizioni, solo le Olimpiadi di Torino. La soluzione a tre era un pasticcio, non si capiva chi faceva che cosa e Torino, avrebbe avuto altri problemi di bilancio.
Nulla da rimproverarsi? Ne è sicura? Lo sport nazionale la pensa diversamente.
Io sono pronta a riportare subito Torino in gara, ma alle condizioni che avevamo individuato anche con la Camera di Commercio e altre istituzioni. Sì, ho fatto un errore: non aver capito che stavano giocando contro di noi, che le intenzioni fuori da Torino erano diverse. Ma rifarei tutto, perché io ai Giochi nella nostra città ci credo.
Torniamo al tema del lavoro. La disoccupazione giovanile sotto la Mole ha impennate che non corrispondono al resto del Nord. Il futuro di cui tanto si parla credo riguardi proprio questo aspetto.
Qualche giorno fa, a Roma, siamo stati al ministero dell’Economia e abbiamo ottenuto il riconoscimento delle nostre aree di crisi dell’automotive e dell’aerospazio. Qualcosa su cui stiamo lavorando anche con la Regione di Sergio Chiamparino. Poi c’è il progetto City Lab che vuole portare a Torino chi vuole sperimentare l’innovazione a diretto contatto con la società. Una filiera su cui possiamo battere tanta concorrenza, con forti legami anche con la ricerca del Politecnico e dell’Università. Tra poco, grazie al 5G, a Torino, si realizzerà un laboratorio per la guida autonoma in ambito urbano e presto ne partirà un altro sull’utilizzo dei droni.
Per i droni l’hanno presa in giro perché li ha usati per i giochi di luce che, nella festa di San Giovanni, hanno sostituito i fuochi artificiali.
C’è poco da ridere. Li useremo anche per lo spettacolo di Capodanno. I contatti con le aziende che producono droni sono proprio cominciati in quell’occasione. Diventare una città all’avanguardia in questo campo non mi sembra una cosa da presa in giro.
La sera di San Giovanni, con la festa per le vie di Torino, ha pensato alla tragedia di piazza San Carlo?
Sì, il momento più terribile per me. Ma San Giovanni è stata anche la dimostrazione che la città sa di nuovo divertirsi rispettando le regole e la sicurezza.
Lei sarà processata per la notte di piazza San Carlo, se sarà condannata si dimetterà?
No, lo dico sin da ora. Il codice dei Cinquestelle parla di reati dolosi, la mia imputazione è per un fatto colposo.
Piazza San Carlo, il momento più terribile. Quello più bello?
La prima firma in Italia della trascrizione degli atti di nascita di bambini nati da coppie omosessuali. Un’emozione fortissima: lì capisci che, come sindaco, puoi davvero cambiare qualcosa.
Oggi tra i Cinquestelle va di moda insultare i giornalisti. Anche lei la pensa così?
Chi mi conosce sa che non insulto mai. Credo che fare il sindaco sia difficile, ma anche fare i giornalisti. La regola è il rispetto reciproco, anche se certe rappresentazioni di Torino che sto leggendo sono davvero solo irritanti.
Chiudiamo ancora col Tav. Rinnega qualcosa?
No, io sono sempre stata No Tav e il voto in Comune non ha effetti sull’iter di questa vicenda. Deve discutere il governo, esaminare i costi e i benefici dell’opera. Io porterò a Roma tutte le istanze di Torino: nei giorni scorsi ho dato al ministro Di Maio la lettera dei manifestanti consegnata al prefetto.
L’8 dicembre, invece, sfileranno i No Tav. Che cosa pensa di questa nuova manifestazione?
Continuerà a essere un problema di valutazioni da parte del governo. Spero che a questo punto non si inneschi una sorta di gioco della piazza, una gara a chi ne porta di più. Non penso che la città sia rappresentata solo da chi è a favore oppure solo da chi è contrario all’Alta velocità.