Obiettivo: il 70% dei posti in Assemblea destinati a Marco Minniti per i suoi fedelissimi. La trattativa, che per Matteo Renzi stanno conducendo Lorenzo Guerini e Luca Lotti, è a buon punto. Tanto che c’è già chi si spinge a ipotizzare che il coordinatore della campagna congressuale dell’ex ministro dell’Interno sarà lo stesso Lotti. Una presenza che sarebbe quanto meno ingombrante, soprattutto per uno che ci tiene a non essere identificato come candidato renziano.
Ma in realtà sono giorni che c’è uno scontro in atto proprio sulle liste e sul ruolo di Lotti: Renzi avrebbe voluto Teresa Bellanova in ticket con Minniti, con lista di renziani doc in appoggio, il candidato si è opposto a entrambe le soluzioni. E così, ora la trattativa si è spostata direttamente sui posti in lista, per poter comunque contare nel parlamentino dem.
D’altra parte, nel patto tra ex segretario ed ex ministro, c’è anche una reciproca garanzia: Minniti garantisce a Renzi posti in Assemblea, con la promessa anche di posti in lista alle Europee e alle Amministrative di primavera e Renzi gli porta i suoi pacchetti di voti per farlo eleggere.
Un patto tutto da verificare alla luce dei risultati congressuali, però. Perché in molti raccontano che ci sarebbe anche un patto di Minniti con Nicola Zingaretti, che prenderebbe forma dopo il congresso, per gestire il partito insieme, mentre Renzi sarebbe accompagnato verso l’uscita.
D’altra parte, quest’ultimo sta cercando semplicemente il momento adatto per farlo.
Intanto, oggi dovrebbe annunciare la sua candidatura Maurizio Martina, appoggiato e sostenuto soprattutto da Graziano Delrio. Se alla fine nessuno avrà la maggioranza alle primarie, lui, che dovrebbe riuscire a conquistare un terzo posto, sarà determinante. Chi appoggerà? Non è chiaro, soprattutto dopo l’intervista al Foglio di Renzi di ieri, che ha messo anche Delrio tra gli ingrati, insieme a Gentiloni: “Hanno avuto tutto grazie al nostro coraggio e ora pugnalano alle spalle. Ma lo stile è come il coraggio di Don Abbondio: chi non ce l’ha, non può darselo”.
Di fronte a questo proliferare di conflitti, ieri alla Camera c’era chi commentava, semi-ironico: “Se avessimo un partito, in questo momento potremmo provare ad avere un ruolo, viste le evidenti difficoltà del governo”.