Odio e cecità, xenofobia e razzismo: “Punture di spillo continuamente ripetute da ciechi politici che finiscono per generare odi che, pur essendo stati creati artificialmente, non sono meno potenti degli altri”. Un giornale di questi cupissimi tempi salviniani dell’odio?
No, è il famigerato Cesare Lombroso sul francese Le Figaro di fine Ottocento. E che commenta il massacro di dieci migranti italiani, sfruttati per la raccolta del sale, nell’agosto del 1893 ad Aigues-Mortes, nella Linguadoca-Rossiglione. Bastò una fake-news dell’epoca per scatenare la rabbia autoctona contro gli stagionali nostri connazionali, accusati di aver provocato l’abbassamento dei salari. Una delle tante tragiche storie di quando eravamo noi a scappare all’estero.
Il racconto di questa strage apre l’ultimo libro di padre Alex Zanotelli, il missionario pacifista che oggi vive in un dei quartieri più popolari e difficili di Napoli, la Sanità. Padre Zanotelli ha scritto Prima che gridino le pietre (chiarelettere, 150 pagine, 15, a cura di Valentina Furlanetto) in cui a contare è anche il sottotitolo: manifesto contro il nuovo razzismo. Il religioso offre vari spunti di riflessione politica. Alcuni scontati, tipo l’accoglienza dell’altro senza se e senza ma, alla luce del messaggio evangelico. Altri meno. Due in particolare.
Il primo riguarda Steve Bannon, l’ex ideologo di Trump oggi diventato una sorta di Marx dell’internazionale sovranista e che in Europa vorrebbe fare di Salvini il suo Lenin. Padre Zanotelli scrive chiaramente di condividere l’analisi di Bannon “quando individua nella finanza il vero motore che muove il mondo, quando dice che preferisce il popolo alle élite finanziarie dice la verità”. Ovviamente c’è poi la differenza abissale sui migranti. Per il missionario pacifista “la rabbia popolare non va utilizzata” per alzare nuovi muri sovranisti.
Ma per padre Zanotelli ci sono élite ed élite. E qui c’è il secondo spunto: il populismo ha spinto verso il basso ogni tipo di autorità e autorevolezza. Per la serie: “Perché il popolo non riconosce più l’autorevolezza delle élite anche culturali?”. Ecco!