I voli blu – quelli con gli aerei di Stato – sono l’emblema del potere. Gli abusi del passato hanno costretto la politica a praticare un po’ di trasparenza con una legge (n. 98) del 2011 che impone la diffusione di un elenco dei viaggi sul portale di Palazzo Chigi, tranne nei casi di segreto per ragioni di sicurezza nazionale. All’epoca era in corso il tramonto dell’ultimo governo di Silvio Berlusconi che ha portato l’Italia a saggiare l’austerità dei tecnici di Mario Monti. Quel sorso di trasparenza, però, adesso appare insufficiente.
Il Servizio voli di governo, umanitari e di Stato riferisce che tra il 1° luglio e il 29 ottobre 2018 – durante l’esecutivo gialloverde di Cinque Stelle e Lega – il 31esimo stormo dell’Aeronautica militare ha svolto 25 missioni: troviamo più volte Elisabetta Trenta (M5S), ministro della Difesa; Giovanni Tria, ministro dell’Economia; il leghista Matteo Salvini, vicepremier nonché ministro dell’Interno e soltanto un trasporto per motivi sanitari. Nel periodo citato, in realtà, il 31esimo Stormo ha completato 105 missioni e non 25, come ha spiegato Palazzo Chigi in risposta a una richiesta di accesso agli atti del Fatto. Per imposizione normativa, non vanno menzionati i trasferimenti delle più alte cariche – il presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio, i presidenti di Camera e Senato e il presidente della Corte costituzionale – ma non basta a giustificare la differenza tra i 25 viaggi conosciuti e i 105 totali. Tra l’altro, le visite istituzionali o gli incontri all’estero del premier Giuseppe Conte e di Sergio Mattarella ricevono sempre un’abbondante copertura mediatica.
Palazzo Chigi autorizza i voli di Stato e controlla la struttura con il tenente colonnello Filideo De Benedictis, ma la gestione è affidata al 31esimo Stormo, dunque è laborioso, anzi impossibile ricostruire il costo complessivo dei viaggi.
La presidenza del Consiglio copre soltanto le spese impreviste e accessorie – non carburante, manutenzione, equipaggio, di cui si occupa l’Aeronautica militare – come specificato nel documento inviato al Fatto. Sempre dal 1° luglio al 29 ottobre 2018, per esempio, Palazzo Chigi ha speso 46.150 euro: 26.540 per catering in Italia; 14.851 per catering all’estero; 3.720 per corredo al catering, cioè porcellane dell’azienda Manifattura di Venezia; 1.039 per esigenze varie. Il 31esimo Stormo ha una flotta composta da almeno due elicotteri per ricerche e soccorso, tre modelli di Falcon con una capienza massima di 12 passeggeri e tre Airbus A319CJ da 36 o 50 posti con spazi per il ristoro, le conferenze e il riposo.
Il governo di Enrico Letta, ormai cinque anni fa, ha disposto la vendita di una coppia di Airbus, uno è tornato operativo – come dimostrano le schede di volo consultate dal Fatto – e un altro è andato all’asta per 16,8 milioni di euro il 2 febbraio 2017 e non ha ottenuto neanche un’offerta. Il ministro Trenta, invece, ha interrotto il contratto di leasing con Etihad per il quadrimotore Airbus A340 sottoscritto dal governo renziano: il famigerato Air Force Renzi – oltre 150 milioni di euro impegnati per sette anni – è ancora in balìa di controversie legali, parcheggiato all’aeroporto di Fiumicino. Il taglio dei gialloverdi – anticipato con una diretta Facebook a luglio dai ministri Trenta, Di Maio e Toninelli – potrebbe apportare un risparmio di poche decine di milioni. Nei prospetti finanziari della Difesa, alla voce “trasporto aereo di Stato” (non sono considerate le spese per il personale), ci sono gli stanziamenti previsti per un triennio: 25,1 milioni di euro per il 2018; 26,1 per il 2019; 26,1 per il 2020. Quando viaggiano i ministri producono dei costi che ricadono anche sui dicasteri di competenza.
Luigi Di Maio preferisce i voli di linea per non sporcarsi con gli strumenti della “casta”. I costi delle sue trasferte sono sparpagliati tra i suoi vari incarichi di governo. Da ministro dello Sviluppo economico, tra giugno e settembre, ha certificato 13 trasferte per una spesa complessiva di 9.879 euro (7.673 per i biglietti aerei, 2.206 per i soggiorni).
In questa lista figura anche la trasferta in Cina del 18 settembre, quella per cui è finito al centro delle polemiche per aver alloggiato al Four Seasons, uno degli alberghi più lussuosi di Pechino (assieme al braccio destro di Palazzo Chigi – e della Casaleggio Associati – Pietro Dettori). Il volo per la Cina è costato 3.743 euro, le due notti al Four Seasons 417. Le altre trasferte di Di Maio rientrano nelle spese del ministero del Lavoro: una a giugno per 365 euro, due a luglio per 986 euro e un’altra ad agosto per 119 euro. Poi c’è il premier Conte, che utilizza i voli di Stato, ma per legge sono “oscurati”.
A giugno l’avvocato ha un viaggio in Italia per 113 euro e cinque all’estero – che hanno coinvolto una delegazione di 126 persone – per 76.377 euro (tra spostamenti, pernottamenti, indennità e pasti). A luglio due missioni all’estero per 62.599 euro; ad agosto 4 missioni in Italia per 4.005 euro; a settembre cinque missioni in Italia per 12.045 euro e due all’estero per 63.810 euro.
di Tommaso Rodano e Carlo Tecce