“Lucano non può gestire la cosa pubblica, né gestire denaro pubblico mai e in alcun modo. Egli è totalmente incapace di farlo e, in nome di principi umanitari e di diritti costituzionalmente garantiti, viola la legge con naturalezza e spregiudicatezza allarmanti”. Il giudizio tranciante è del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria che, a metà ottobre, ha disposto il divieto di dimora per il sindaco “sospeso” di Riace, Mimmo Lucano. Sulla scia dell’inchiesta della Procura di Locri e diversamente da quanto stabilito dal gip che aveva cancellato 14 richieste di arresto, il Riesame demolisce il “modello Riace” pur alleggerendo la misura cautelare dei domiciliari.
Arrestato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per alcune irregolarità nell’affidamento del servizio rifiuti, Lucano è indagato pure per la gestione dei fondi per l’accoglienza dei migranti. Accuse che il gip aveva smontato, ma che il Riesame ha inteso comunque vagliare, nel provvedimento secondo cui Lucano è “quantomeno afflitto da una sorta di delirio di onnipotenza e da una volontà pervicace e inarrestabile di mantenere quel sistema Riace rilucente all’esterno, ma davvero opaco e inverminato da mille illegalità al suo interno”.
Anche se “non vengono messi in discussione i buoni propositi o l’impianto valoriale iniziale del Lucano”, per i giudici il sindaco “è socialmente pericoloso”. “Ha perso la bussola e il senso dell’orientamento della legalità – scrivono – tanto da far prevalere sugli scopi e le ragioni umanitarie la voglia di apparire e di presentare all’esterno un sistema che era tutt’altro che perfetto”. Un atteggiamento che sarebbe dettato da un “tornaconto politico elettorale”. Riportando, infatti, alcune intercettazioni registrate dalla Finanza, il Riesame spiega che Lucano “in più di un’occasione avrebbe fatto la conta dei voti” delle persone impiegate nelle associazioni. Persone che sarebbero state “assunte per il ritorno politico-elettorale”. In una conversazione Lucano critica la gestione dei fondi da parte delle associazioni che si occupano dei migranti, ma “ormai con le spalle al muro”. “Ce l’hanno con me – dice – perché hanno capito che ho un atteggiamento diverso sul fottimento dei soldi, perché finora mi hanno preso per il culo e non ho detto niente… ormai mi conviene stare zitto perché mi date i voti, se dobbiamo parlare chiaro”.
Case acquistate e ristrutturate con i soldi Sprar e Cas senza alcuna rendicontazione. Ma anche un frantoio che “mai risulta avere funzionato”. Per il Riesame, il sindaco “piegava l’intero ente comunale al suo volere, al punto che non era dato ad alcuno contestare le sue violazioni di legge”. “Avrei fatto tutto questo per interesse politico? – commenta Mimmo Lucano – e quale sarebbe la mia straordinaria carriera? Essere sindaco di un piccolo Comune carico di problemi? Più vado avanti e più capisco le ombre che si addensano su questa storia. Le persone che sono venute a Riace hanno visto tutta un’altra storia. Ho fiducia nella giustizia”.