Il giorno 12 Dicembre ho ricevuto una lettera, insieme al direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio, dai legali del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli a proposito di questa mia vignetta. Non commenterò ora la lettera né le intenzioni che suppongo abbiano spinto il ministro a dare mandato ai legali per scrivere a un vignettista, non più di quanto io abbia già fatto nella risposta che leggerete in questo post, anche se ci sarebbero tante altre cose da dire.
Buona Lettura!
Egregio Direttore, ai sensi della legge 8 febbraio 1948, n. 47 sul diritto di replica a mezzo della stampa, nell’interesse del Sen. Dott. Danilo Toninelli, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, domando la pubblicazione integrale delle seguenti considerazioni in merito alla vignetta di Mario Natangelo comparsa su Il Fatto Quotidiano del 9 dicembre 2018, tuttora visibile nell’edizione online con il titolo “Fatto a mano di Natangelo”.
Il Ministro Toninelli riceve, da tempo, una serie di offese virulente e ingiustificate che alcuni siti web e organi di informazione si prestano a pubblicare, adoperando espressioni per nulla riconducibili alla libertà di stampa – profondamente rispettata dal mio assistito – ma che più si addicono all’insulto e all’irrisione gratuiti.
Con sorpresa, si registra, da ultimo, la divulgazione di una vignetta del Signor Mario Natangelo, lesiva della dignità delle persone disabili, inspiegabilmente coinvolte – benché ne sia scontata la piena legittimazione a ricoprire ruoli e uffici istituzionali – nel disegno da questi realizzato e pubblicato da Il Fatto Quotidiano, senza necessità e pertinenza, allo scopo di veicolare un’offesa anche alla persona del Ministro.
Il quadro di inciviltà linguistica e l’uso avvilente di immagini e rappresentazioni visive cui si assiste non appare degno di una società onesta e sensibile al rispetto dei diritti umani e delle libertà individuali fondamentali.
È ormai intuibile che lo scopo dei violenti e deliberati attacchi di cui è oggetto il Sen. Toninelli sia quello di realizzare un contesto di odio e ostilità per delegittimarlo.
Il fatto che, poi, certuni, per far ciò, si ritengano autorizzati a denigrare e deridere l’altrui dignità (in ispecie di persone e fasce deboli), non è solo un chiaro segno del declino di certo giornalismo, ma integra la ben più grave mortificazione di valori e principi etici finora ritenuti oggetto della protezione più sincera e accorata dello Stato, della collettività, della stampa, dei media.
Fortunatamente, ad ogni modo, resistono – e sono numerosi – gli esempi coraggiosi di una sana libertà di espressione, che non asseconda l’automatica pubblicazione di tutto ciò che si ha in mente, ma di quella sola verità che ha incondizionato rispetto del neminem laedere.
Con i migliori saluti.
Avvocato Ivano Iai, legale del ministro Danilo Toninelli