Indagare per ostacolo alla vigilanza il broker Gianluca Bolengo e valutare se “emergano ulteriori fatti di rilievo penale a carico delle persone citate”. E tra queste, nelle 63 pagine firmate dal gip Gaspare Sturzo, appare anche il nome di Carlo De Benedetti, come pure di alcuni operatori della società di brokeraggio usata dall’Ingegnere, la Intermonte Sim. Se per i broker il giudice scrive chiaramente che hanno mentito, sul resto l’indicazione è generica: dagli atti non emerge alcuna contestazione penale nei confronti dell’ex editore. Per il gip però un fatto è certo: disponeva di un’informazione privilegiata fornita, a suo dire, da Matteo Renzi. La conseguenza è stata un’investimento sulle banche popolari alla vigilia della riforma che gli ha consentito di guadagnare, con la sua Romed, 600 mila euro.
E che fosse un’informazione importante lo testimonia una conversazioni del 21 gennaio 2015 – mai contestata – tra due non indagati, Luca Lombardi (Intermonte Sim) e Andrea Mosconi di Banca Generali, che “lamentava” proprio “di non essere stato informato da Intermonte della convenienza di investire sulle popolari”.
Lombardi: Sei pieno di popolari come se piovesse?
Mosconi: Manco una, non me l’avete mica detto
L: Risata (…) Casualmente tu puoi immaginare chi ne ha fatto un bel baskettone, casualmente il giorno prima che venisse fuori la cosa tipo venerdi, poi altrettanto casualmente però le ha chiuse lunedì oddio facendo comunque un 15 per cento secco (…) Però si è bruciato altrettanto se stava fermo due giorni… casualmente (…) Sai la tessera numero uno del pd casualmente – risata – che vuoi fa.
Il riferimento, chiarisce il gip, è a De Benedetti.
Anche questa telefonata è riportata nell’ordinanza con il quale il gip Sturzo rigetta la richiesta di archiviazione per l’unico indagato di questa vicenda, il broker Bolengo, e dispone nei suoi confronti l’imputazione coatta. Quella della Procura di Roma è “una richiesta di archiviazione erronea”, scrive il giudice, che punta il dito anche sulle omissioni della Consob. A cominciare da due telefonate tenute sotto traccia, in cui De Benedetti ribadisce la fonte delle sue notizie: Palazzo Chigi.
Era già nota la conversazione tra De Benedetti e Bolengo del 16 gennaio 2015, cinque giorni prima della riforma. Al broker che dice “se passa un decreto fatto bene salgono”, riferendosi alle popolari, l’ingegnere assicura: “Passa, ho parlato con Renzi ieri”. Sentiti come persone informate sui fatti sia De Benedetti che l’ex premier negano di aver trasmesso o ricevuto informazioni riservate. E ne è convinta la Procura che non ha mai ravvisato alcun reato. Per il gip, però, il riferimento al decreto non era generico, ma un’informazione privilegiata che Bolengo avrebbe dovuto riferire alla Consob. E lo si capisce anche dalla telefonata, mai trascritta prima, del 19 gennaio 2015, in cui l’ex editore conferma la sua fonte.
Bolengo: (…)La riforma popolari sta provocando un interesse molto forte su questi dossier perchè quello che ho letto sui giornali almeno sarebbe radicale e super efficiente (…) Complimenti a Renzi se riesce a farlo passare perchè è 20 anni che se ne parla.
De Benedetti: Lui m’ha detto che lo fa passare
B:Se riesce ad avere i numeri per farlo passare perchè le lobby delle popolari sono ex democristiani soprattutto in Nord Italia che cercheranno di frenarlo (…)
DB: Lui me lo dava per scontato…
E quando la riforma passa, è lo stesso Bolengo che riconosce l’intuizione a De Benedetti: “Sulle popolari è passato come aveva detto”, dice il 21 gennaio 2015.
Le telefonate del 19 e 21 gennaio 2015 non vengono mai contestate dai pm né a Bolengo né a De Benedetti. Come ricostruisce il gip “sono contenute su due supporti digitali, insieme ad altre 414 tracce foniche di conversazione, senza alcuna indicizzazione, senza alcun diretto riferimento al rapporto Bolengo-De Benedetti e senza una trascrizione frutto di qualche ascolto da parte della Polizia giudiziaria o della Consob”. Per questo “la causa della mancata contestazione a Bolengo e De Benedetti di queste conversazioni (…) è dovuta, oltre a questa rinfusa modalità di catalogazione, anche alla consegna in Procura dalla Consob solo in data 9 novembre 2017, quando la prima richiesta di archiviazione contro Bolengo era stata trasmessa”. “Infatti – aggiunge il gip – nella precedente nota Consob del 2 luglio 2015, le due conversazioni non sono citate né riportate come allegato”.
E poi c’è il capitolo delle omissioni dell’Ufficio sanzioni amministrative della Consob, che archiviò (per abuso di informazioni privilegiate) De Benedetti e Bolengo. Per il gip, l’Autority non ha valorizzato le conversazioni tra i due, come pure quelle degli altri operatori della Intermonte, che per Sturzo hanno mentito. Inoltre l’Ufficio Sanzioni Amministrative “assume (…) erroneamente che la notizia della riforma fosse nota al mercato sulla base di notizie di stampa, in ciò cadendo in contraddizione” con i loro stessi uomini, ossia la Divisione mercati “che hanno affermato il contrario”.