L’intervista

Susanna Camusso: “È una manovra di destra e miope, pensionati traditi”

Susanna Camusso - Per il segretario Cgil “con le clausole Iva un 2020 a pane e acqua”

30 Dicembre 2018

Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, questa è una manovra di sinistra o di destra?
Lavoro e migliori condizioni per le persone sono di sinistra. Quindi è una manovra di destra. E con le clausole di salvaguardia sull’Iva inserite, tra due anni prevede pane e acqua per tutti, quindi è anche una manovra miope.

I sindacati porteranno i pensionati in piazza. C’è il blocco delle rivalutazioni sopra i 1.500 euro, ma c’è anche quota 100. Non siete contenti?Con Cisl e Uil abbiamo deciso di svolgere una grande mobilitazione di tutto il mondo del lavoro a gennaio. Intanto in questi giorni si è avviata la mobilitazione unitaria delle sigle dei pensionati contro il blocco della rivalutazioni delle pensioni. Alla fine del 2016, nella bozza d’accordo con il governo Gentiloni, c’era l’impegno che da gennaio 2019 sarebbe tornata l’indicizzazione delle pensioni. Il governo Conte non lo ha rispettato.

E quota 100?
Non siamo di fronte alla abrogazione della riforma Fornero ma un provvedimento che riguarda soprattutto gli uomini dell’industria e una parte del pubblico impiego e che non interviene su tutte le situazioni più critiche: donne, lavoro intermittente e giovani.

La motivazione ufficiale di quota 100 è favorire le assunzioni dei giovani. Succederà?
Nel pubblico impiego c’è in realtà un nuovo blocco del turnover: le assunzioni sono rinviate a fine anno e non saranno sufficienti a compensare i tagli recenti. Nell’industria, i numeri dei beneficiari sono molto più piccoli, per andare in pensione serve una continuità contributiva che in pochi hanno dopo dieci anni di crisi. Un po’ di assunzioni ci saranno, ma nel semestre scorso abbiamo avuto il record del contratto a termine. Non sarà un po’ di turnover ad arginare il problema.

Sta dicendo che il decreto dignità non ha funzionato?
Il testo approvato era molto diverso da quello di partenza. Aver reintrodotto le causali dopo un anno di contratto invece di specificare chiaramente quali sono le ragioni per assumere a tempo determinato ha semplicemente accelerato il ricambio dei contratti a termine senza favorire le stabilizzazioni. E dopo tanti annunci, il Jobs Act del governo Renzi non è stato cambiato.

Reddito di cittadinanza: voi non volevate una misura solo assistenziale, ora c’è la politica attiva, l’obbligo di formazione e l’incentivo alle assunzioni. Meglio?
Stiamo tutti discutendo di ipotesi, un testo non c’è. Il Rei viene incluso nel Reddito di cittadinanza che spero quindi manterrà le misure di contrasto alla povertà infantile e giovanile con interventi su diritto allo studio, inserimento in programmi di formazione e così via. Ma non c’è bisogno di chiamare “reddito di cittadinanza” un incentivo alle assunzioni simile a quelli erogati dai governi precedenti, il cui bilancio, peraltro, non è stato positivo.

Dopo la riforma dei congedi maternità si potrà lavorare fino al parto e poi prendersi tutti i cinque mesi dopo. Maggiore flessibilità per la donna o più potere di ricatto al datore di lavoro?
Maggiore flessibilità per le imprese. Già oggi ci sono dati inquietanti sui licenziamenti solo apparentemente volontari dopo il parto. Non si capisce quale dovrebbe essere l’effetto positivo di questa norma.

E cosa pensa dell’aliquota agevolata per le partite Iva fino a 65.000 euro?
È un incentivo a trovare soluzioni condivise tra datore e lavoratore per avere rapporti solo a partita Iva invece che assunzioni con contratti stabili e diritti garantiti.

Chiedevate più investimenti. Soddisfatti?
Preoccupati. C’è il taglio di investimenti già previsti, come quelli per il Fondo ferrovie, e di risorse che andavano al Mezzogiorno. E la norma sugli appalti è pericolosissima: con l’affidamento diretto fino a 150.000 euro si abbasserà la qualità e c’è il concreto rischio di un aumento della corruzione. Se c’era un tema sul quale scontrarsi con l’Ue era la difesa degli investimenti. Invece il governo li ha tagliati.

Il “Partito del Pil” ha scelto come battaglia simbolo il Tav Torino-Lione. Almeno su questo lei e Vincenzo Boccia di Confindustria siete d’accordo?
Sviluppo e investimenti non derivano certo soltanto dalle grandi opere. Nella manovra manca un impegno fondamentale sugli investimenti sociali: asili, nidi, scuola riassetto idrogeologico… Poi, noi siamo un sindacato, nei cantieri ci sono migliaia di lavoratori in una condizione di incertezza. Il mio primo dovere è difendere le loro prospettive. Molte delle opere in discussione – Tav, Terzo Valico, Brennero – sono già in fase avanzata, ci sono costi elevati anche a bloccarle e sono spesso essenziali per i collegamenti e l’unità del Paese.

A fine gennaio la Cgil sceglierà il nuovo segretario. Lei che farà?
Come ho sempre detto, non cambio casa.

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