Via Emanuele Filiberto, civico 13. Bisogna partire da qua per comprendere cosa sia successo nelle ore precedenti la guerriglia scatenata a Milano il 26 dicembre prima di Inter-Napoli. È un indirizzo chiave, confermato ieri dai tre arrestati al giudice Guido Salvini. Uno di loro, Luca Da Ros, 21 anni, studente di sociologia all’università Cattolica e membro del gruppo Boys San, ha fornito particolari ulteriori. Su tutti il nome del capo dei Boys che, stando a Da Ros, sarebbe stato tra gli organizzatori. Si tratta di Marco Piovella, 34 anni, soprannominato “il Rosso”, un Daspo a carico di un anno a carico per i disordini di Inter-Juve dello scorso aprile. Piovella, interrogato ieri dalla Digos, ha confermato la sua presenza negli scontri ma non il ruolo di organizzatore. In serata è stato rilasciato, ma resta indagato.
Torniamo in via Filiberto, strada distante pochi chilometri dallo stadio Meazza. Da Ros detto il Gigante davanti al giudice spiega che lui è arrivato allo stadio alle 17,30 del 26 dicembre. Qui passa al Baretto, ritrovo degli ultras di Inter e Milan. Dopodiché sale al secondo anello per posizionare gli striscioni. A questo punto, si sposta in via Filiberto. Qui l’appuntamento è al Cartoons Pub. Come Da Ros molti si ritrovano qua. Tra questi gli altri due arrestati Francesco Baj e Simoncino Tira. Anche loro confermeranno la presenza al locale e poi nel mezzo della guerriglia. A questo punto succede qualcosa che ha dell’incredibile: davanti al pub si forma una fila di venti macchine.
Spiegherà Da Ros: solo gli autisti erano a conoscenza della destinazione finale. Cosa succede a questo punto? Gli ultras, compresi quelli dei Blood and Honour arrivati da Varese e i francesi del Nizza della Populaire sud, salgono sulle auto. Quattro o cinque a bordo più chi guida. I mezzi partono a breve distanza l’uno dall’altro, formando un colonna che dalla zona di corso Sempione si avvia verso lo stadio, senza che nessuno se ne accorga. Da qua il serpentone, giunge nel parchetto di via Fratelli Zoia. A questo punto chi arriva trova nel parchetto due grossi sacchi scuri dentro i quali ci sono le armi per il “combattimento”. Ci si arma, ci si incappuccia, e si attende il segnale. Le staffette in fondo a via Novara agganciano i van dei napoletani. Poi un colpo di petardo dà il via a tutto. Il manipolo degli interisti occupa via Novara. Sono circa le 19,20. La dinamica dunque è chiara.
La conferma arriva direttamente dal giudice per le indagini preliminari Guido Salvini, che oggi deciderà sui tre arrestati tutti accusati di rissa e lesioni aggravate. Ciò che al momento resta oscuro è la catena di comando. Torniamo allora al capo dei Boys Marco Piovella. Laureato al Politecnico e titolare di uno studio di light-design a Milano, sarebbe stato lui uno degli organizzatori della guerriglia. Questo almeno mette a verbale Da Ros che aggiunge qualcosa in più: in via Zoia la sera del 26 dicembre c’erano tutti i capi dei vari gruppi della curva Nord. Oltre a quello del Rosso, vengono fatti altri due soprannomi collegati al gruppo dei Viking e a quello degli Irriducibili. Secondo questa ricostruzione, il direttivo della curva ha avuto parte nella guerriglia. Dai verbali emergono poi particolari sulla dinamica dell’incidente che ha provocato la morte di Belardinelli, colpito sulla carreggiata di via Novara in direzione stadio.
La Procura qui procede per omicidio a carico di ignoti. Il fatto ancora non è stato rubricato a omicidio stradale. L’auto non sembra un Suv, ma una macchina più piccola. Di più: non è affatto escluso che l’investimento sia voluto. L’ipotesi della Procura è che l’auto facesse parte del gruppo dei napoletani e sia passata con entrambe le ruote sul corpo del capo ultras dei Blood and Honour. Ancora da comprendere il movente della guerriglia. Movente che sembra più legato a dinamiche politiche di estrema destra. Due arrestati e altri indagati sono legati al gruppo di Lealtà e azione, mentre i francesi del Nizza sono considerati vicini al Fronte popolare di Marine Le Pen. Il gruppo così formato ha colpito il 26. Nel progetto, secondo una fonte interna al mondo ultras milanese, c’era l’assalto al commissariato San Siro, già colpito nel 2007 durante il corteo per l’uccisione dell’ultras della Lazio Gabriele Sandri. L’investimento di Dedè ha però mandato a monte il piano.