La “guerra” sui migranti ha sprofondato l’Europa in un abisso d’umanità. Al fondo ci sono imaltesi. A dimostrarlo, gli atti del Tribunale dei ministri sul caso Diciotti, il pattugliatore italiano che nell’agosto scorso salvò 190 persone da un naufragio imminente in acque maltesi e poi, in Italia, attese 5 giorni prima di ottenere l’autorizzazione allo sbarco. I documenti – rivelati ieri da AdnKronos – raccontano la disumanità di Malta in quelle ore. Il racconto del superstite Aphem Fishea non ha bisogno di commenti.
“I maltesi – racconta – hanno detto che non ci avrebbero condotto a Malta. Hanno aggiunto che avevamo sbagliato posto… e ci avrebbero fatto vedere la direzione … per andare in Italia… il mare era agitato, eravamo spaventati… quando i maltesi si sono avvicinati… eravamo contenti… immaginavamo che ci avrebbero soccorso, volevamo essere salvati… a bordo c’erano persone che non stavano bene… erano malate e tutto questo è stato detto ai maltesi… gli abbiamo detto che a bordo c’erano dei bambini… ci hanno detto di seguirli perché ci avrebbero condotti in Italia… Abbiamo seguito la nave maltese per 24 ore… poi di notte, siamo stati abbandonati … il mare era molto agitato, la nostra barca di legno imbarcava molta acqua… temevamo di affondare… trascorso poco tempo siamo stati avvicinati da una nave italiana che, senza chiederci nulla, ci ha salvati”. Le parole di Ephem sono anche la migliore risposta alle dichiarazioni rilasciate in quelle ore da Salvini: “Non ho capito perché una nave italiana sia andata in acque maltesi, già Malta si volta dall’altra parte dicendo di andare in Italia. Che le navi italiani controllino le nostre acque”. Se lo avessero fatto conteremmo 190 vittime in più.
Alle 2.45 del 16 agosto i marinai italiani sono già certi che la situazione stia precipitando. Alle 2.55 invitano Malta a intervenire. Niente da fare. Alle 3.07 la Guardia Costiera riceve la richiesta di Sos dei migranti e ordina l’intervento alle proprie motovedette. Chiede a Malta di fornire – come previsto – le indicazioni di coordinamento e la designazione di un POS. Riceve la “imbarazzante risposta di ‘attendere messaggi formali’. Non resta altra scelta che effettuare il provvidenziale intervento e salvare i 190 migranti da un naufragio certo”.
La relazione di servizio della Guardia Costiera è drammatica. Nel barcone il livello dell’acqua “raggiungeva già la linea di basamento del motore”. I marinai dopo il salvataggio scappano letteralmente dal barcone. Che affonderà circa un’ora dopo. Il comandante della Capitaneria di porto di Lampedusa, Leandro Tringali, viene registrato mentre commenta: “… i maltesi sono ancora lì…me l’ha detto il Diciotti… infami…”. E ancora: “Qui è guerra con Malta!”. Eccola, la guerra europea sui migranti. Una sventagliata di fandonie sulla pelle di 190 persone. Alle 5.36 la Capitaneria di porto chiede ancora a Malta l’indicazione di un porto. I maltesi rispondono di aver “assistito il barcone” ma i naufraghi hanno “rifiutato ogni forma di assistenza”. Non basta. Accusano la Capitaneria di porto di aver “compiuto l’intercettazione di un’imbarcazione che stava esercitando il diritto di navigare in sicurezza e senza pericoli”. Alle 7.20 l’ammiraglio Sergio Liardo riceve un messaggio dal capo di gabinetto del Viminale, Matteo Piantedosi: “Mi dicono che sono stati trasbordati in acque Sar maltesi. Ma proprio non si poteva insistere con i maltesi visto che li seguivano?”. Liardo risponde: “Stiamo approfondendo. Appena avremo un quadro chiaro sarà mia cura informarla”. Due ore dopo Piantedosi insiste: “… occorre chiedere a Malta di farsi carico dello sbarco”. Liardo: “Ci proviamo”.
La manfrina di La Valletta prosegue fino alle 21.02 del 16 agosto quando accusa “le autorità italiane di aver violato le convenzioni” per aver “cercato deliberatamente di impedire approdi sul territorio italiano”. Lo stallo con Malta prosegue fino al 20 agosto quando il governo italiano decide di far ormeggiare il Diciotti a Catania. Ma senza consentire lo sbarco. Che avverrà soltanto il 25, dopo l’accordo raggiunto con Albania e Irlanda sulla redistribuzione dei migranti.
Il tribunale esclude qualsiasi ipotesi di reato per Salvini – non solo quindi il sequestro di persona – dal momento del soccorso fino all’ormeggio a Catania. La Procura di Catania ha chiesto la sua archiviazione per i fatti successivi fino allo sbarco. Il Tribunale dei ministri sottolinea che le motovedette italiane sono state “costrette a intervenire in zona Sar Maltese” per le “gravi e plurime violazioni” commesse da Malta. “Dalle prove acquisite – scrive il Tribunale – risulta chiaro che il comportamento illecito e irresponsabile dell’autorità maltese” è “dipeso dall’intenzionale proposito di spingere forzosamente il barcone nelle acque italiane per scaricare sullo stato italiano la responsabilità primaria dell’evento”.