Il contributo che questo libro di Marco Ponti e Francesco Ramella fornisce alla conoscenza del settore dei trasporti e, soprattutto, alle scelte di politica economica che riguardano questo settore è di fondamentale importanza. In un momento in cui il nuovo governo sembra intenzionato a rilanciare gli investimenti pubblici facendoli diventare il perno della strategia di crescita economica italiana è essenziale che le scelte di investimento siano prese alla luce di rigorose analisi tecniche per assicurare la qualità di tali investimenti ed evitare che questi diventino un mero strumento per raggiungere effetti mediatici di breve periodo. E, all’interno degli investimenti pubblici, quelli relativi al settore dei trasporti, non foss’altro che per la loro rilevanza quantitativa, assumono particolare rilievo.
Ho sempre sostenuto che, soprattutto in materia di spesa pubblica, è essenziale che le scelte finali siano fatte dai politici perché non c’è niente di più politico della spesa pubblica. Questa influisce non solo sulla crescita del reddito ma anche sulla sua distribuzione, sull’allocazione di risorse limitate in base a certe priorità che devono essere definite da chi è stato eletto. Queste priorità non possono essere lasciate ai tecnici. Resta però vero che le scelte politiche devono essere prese sulla base di rigorose analisi tecniche delle conseguenze di tali scelte, analisi che devono essere condotte da esperti che possano esprimere un parere indipendente, analisi che siano accessibili al pubblico in modo trasparente. Come nota Ponti nella sua introduzione, è questo non solo un principio di efficienza, ma anche un principio di democrazia perché, se così non fosse, le scelte del “sovrano”, seppur un sovrano eletto, non sarebbero sottoposte a quello scrutinio da parte della pubblica opinione che è alla base della democrazia. Finirebbero per essere quello che Ponti chiama un esercizio di arbitrio sovrano.
Il rapporto tra politica e tecnica non è mai stato facile. La tentazione da parte della politica di ricercare risposte tecniche che si conformino a certi presupposti politici è persistente nella storia dell’ultimo secolo, soprattutto nei regimi dittatoriali. E spesso i tecnici si sono prontamente adeguati alle esigenze politiche, dando le risposte che i politici volevano avere (resta celebre in proposito il caso Lysenko di sovietica memoria). Ma non è il caso degli autori di questo libro che non hanno mai avuto un rapporto facile con i sovrani di turno, proprio perché non hanno mai adattato le proprie risposte al colore politico di chi poneva le domande.
Nelle prime settimane di vita il nuovo governo ha già affrontato alcuni episodi che segnalano ancora una volta la tensione che emerge tra obiettivi politici e limiti posti dall’analisi tecnica. C’è da augurarsi che questi episodi non segnalino un rafforzato desiderio di ignorare i pareri che non si conformano non tanto a legittime priorità politiche ma ai convincimenti aprioristici dell’effetto che tali politiche dovrebbero avere sull’economia e sulla società. Occorre invece, tra le altre cose, che le scelte di investimento che il governo prenderà nel settore dei trasporti come in altri settori siano basate, più che in passato, su valutazioni indipendenti, accurate e complete del loro impatto economico e sociale, utilizzando anche gli strumenti che sono alla base degli studi contenuti in questo volume. Così dovrebbe essere per un governo che davvero vuole essere un governo del cambiamento.