Pasquale Tridico, professore di Economia del lavoro a Roma Tre, coordina la squadra dei consiglieri economici del ministro del Lavoro Luigi Di Maio. Ha curato il percorso del reddito di cittadinanza fino al decreto approvato giovedì.
Professor Tridico, qual è stata la cosa più difficile?
Il confronto con la Ragioneria dello Stato.
Qual era il problema?
Mi sono impegnato a dimostrare che gli incentivi alle imprese sono una partita di giro e non un aggravio ulteriore per lo Stato. Il beneficiario del reddito, se viene assunto, trasferisce l’incentivo sotto forma di sgravio contributivo all’azienda. Noi prevediamo comunque un minimo di cinque mensilità per le imprese: se l’individuo viene assunto al 17esimo mese, l’azienda non prende un mese di sgravi ma cinque. La Ragioneria era perplessa, perché così i mesi massimi pagati non sono più 18 ma 23. Ma se quell’individuo non ottenesse quel lavoro, potrebbe fare domanda per altri 18 mesi di reddito dopo un solo mese di pausa. Lo Stato paga 5 mesi in più subito, ma ne risparmia 17 dopo.
All’impresa non conviene aspettare il primo mese del secondo ciclo, così prende 17 mesi invece di 5?
No, perché dal secondo ciclo l’incentivo è fisso. L’impresa prenderebbe comunque cinque mesi e basta. Così c’è lo stimolo ad assumere il prima possibile il beneficiario del reddito.
Dopo il secondo ciclo può essercene un terzo e poi un quarto e un quinto…?
Lo scopo della misura è che tutti abbiano un reddito minimo. Sempre. Tuttavia, attraverso gli incentivi e le 3 offerte a scalare confidiamo che non si vada oltre il secondo ciclo per la maggior parte della platea.
Ci sono cinque milioni di beneficiari. Ci saranno cinque milioni di posti di lavoro?
In quel conto ci sono bambini, anziani e altri che non sono “attivabili” al lavoro. Se riusciamo ad arrivare 1-1,5 milioni di persone che nel medio periodo trovano lavoro sarà un grande successo.
Quale impresa, pur incentivata, assume a tempo indeterminato un lavoratore finito da anni ai margini della società?
Può sempre licenziarlo per giusta causa. E se vuole licenziarlo per altre ragioni, può farlo ma restituisce l’incentivo.
Quale sarà l’impatto sul mercato del lavoro del nuovo sussidio?
Se il sistema di formazione funziona, nel breve periodo vedremo aumentare il tasso di disoccupazione perché aumenta il numero di lavoratori attivi che cercano un posto, diminuiscono gli inattivi, cresce il Pil potenziale, aumenta il cosiddetto output gap e, sulla base delle attuali regole contabili europee, aumenta lo spazio di manovra fiscale per il prossimo anno, nel 2020.
Quindi potrete fare più deficit con il permesso della Commissione Ue?
Come in Germania tra 2015 e 2017 l’afflusso di migranti ha determinato un aumento di output gap e di Pil potenziale.
Poi ci sono i poveri che, per problemi più gravi della disoccupazione, non sono in condizione di cercare un impiego. I servizi sociali avranno le risorse per gestirli?
Noi abbiamo rafforzato il ‘patto per l’inclusione sociale’ che deve firmare chi non è pronto a lavorare. La rete dei servizi sociali avrà 500 milioni aggiuntivi, dalla legge di Bilancio: erano 300 lo scorso anno. Ci sono anche 100 milioni nel ‘decretone’. Non possiamo permetterci che il tipo di poveri seguiti di solito dalla Caritas o dalla comunità di Sant’Egidio rimangano per strada.
Chi ha la partita Iva e ha un reddito netto basso sarà incentivato a chiuderla e a prendere il sussidio.
Se vuole continuare a lavorare e ha un reddito sotto i 780 euro può ottenere una integrazione. Se invece decide di lasciare il suo lavoro da libero professionista, entrerà in un programma che lo aiuta a trovare un posto da dipendente. E visto che è abile e attivo, non ci metterà molto. A me non dispiace se una falsa partita Iva diventa un vero lavoratore dipendente.
E ora quali sono le sfide maggiori nell’attuazione?
L’integrazione delle piattaforme, il lavoro che stanno facendo Inps e Poste è decisivo per creare una struttura integrata.
In cosa sarà diverso il mercato del lavoro dell’Italia del 2020, dopo il primo anno di reddito di cittadinanza?
Mi aspetto che diminuisca molto il tasso di disoccupazione giovanile, che calino molto i Neet, quelli che non studiano e non lavorano, perché grazie al reddito riusciranno a inserirsi nel mercato del lavoro. Purtroppo c’è una congiuntura internazionale non molto positiva in questa fase, ma confido che il reddito possa innescare una leva positiva sui consumi e sull’occupazione, alimentando la domanda interna così da compensare, almeno in parte, la congiuntura.