Tv pubblica

Maria Giovanna Maglie, buttava troppi soldi ma ora va verso il ritorno in Rai

In quota Salvini - Corrispondente negli Usa per il Tg2 di Craxi, le contestarono lo spreco di denaro. Potrebbe avere la striscia che fu di Enzo Biagi su RaiUno

23 Gennaio 2019

In Viale Mazzini non ci si fa mancare niente. Così, tanto per rendere frizzante l’aria in attesa del Festival di Sanremo, ecco profilarsi all’orizzonte il caso Maria Giovanna Maglie. Che nelle prossime settimane potrebbe aggiungere nuove puntate al braccio di ferro tra Lega e M5S in Rai, dopo i casi di Marcello Foa (il presidente diventato tale nonostante una prima bocciatura della Vigilanza) e Casimiro Lieto (l’autore di Elisa Isoardi che la Lega voleva alla direzione di RaiUno).

Anche stavolta c’è lo zampino di Matteo Salvini. Il quale, in triangolazione con Foa e la direttrice di Rai1 (in quota Lega) Teresa De Santis, vorrebbe riportare Maglie in tv. Non in reconditi spazi del palinsesto, ma addirittura in primissima serata, con un approfondimento d’informazione quotidiano in onda alle 20.30, dopo il Tg1. Il medesimo spazio televisivo, per dire, de “Il Fatto” di Enzo Biagi. Che si starà rivoltando nella tomba. Già, perché se il suo “Fatto” era tagliente nei contenuti ma moderato nei toni, la striscia serale della Maglie, visto il personaggio, si annuncia roboante e vulcanica. Ma soprattutto ben indirizzata politicamente in senso destrorso e sovranista.

Maglie, infatti, da anni passa da una testata all’altra (Libero, il Giornale, il Foglio, Radio 24), spesso chiudendo i rapporti con immancabili litigate, sempre su quel fronte della barricata. E dopo i lustri del berlusconismo imperante e della lotta senza frontiere al terrorismo arabo, da tempo è abile e arruolata dall’esercito sovranista, filo-Trump e filo-Putin, veemente voce degli oltranzisti del refrain “popolo contro élite”. Quelli che appena vedono un migrante (o qualcosa di sinistra) mettono mano all’Ak-47. E nel suo mirino è finito anche Sergio Mattarella.

Per lei si tratterebbe di un ritorno, dopo l’uscita di scena poco onorevole da Viale Mazzini a seguito di un caso di “spese pazze”. All’inizio dei Novanta, infatti, Maglie era la corrispondente negli Usa del Tg2 di Bettino Craxi. Le sue pirotecniche corrispondenze, però, erano costose: 150 milioni di lire di note spese in un anno e mezzo, dal gennaio del ’92 al giugno del ’93. Un’esagerazione per cui fu oggetto di un audit interno dell’azienda e di un’indagine della magistratura per truffa aggravata. L’inchiesta finì con l’archiviazione (spese molto, ma non falsificò le fatture). Dalla Rai, però, dovette andarsene nel 1994. E ora, a 25 anni di distanza, il possibile ritorno.

Per il momento non vi è ancora nulla di certo, ma da Viale Mazzini si fa sapere che si sta studiando un programma per il dopo Tg1 e che il nome della Maglie è in pole position. Tutto è rimandato a dopo Sanremo e, se la cosa quaglierà, si parla della primavera, giusto in tempo per la campagna elettorale per le Europee. Fonti parlamentari, poi, raccontano come l’idea sia stata partorita dal triangolo Foa-Salvini-De Santis (che è anche amica personale della Maglie), ma che abbia trovato l’opposizione dei Cinque Stelle. Che su Rai1 non la vogliono. Il piano B sarebbe quella di dirottarla su Rai2, sempre dopo l’edizione serale del Tg, alle 21. Ma qui a storcere il naso sarebbe Carlo Freccero che, per quello spazio, insieme a Gennaro Sangiuliano, sta pensando a un prolungamento in forma di talk del Tg2. Insomma, non siamo ancora allo scontro andato in scena tra l’ad Fabrizio Salini e Matteo Salvini su Casimiro Lieto (che nel frattempo è sbarcato a “La vita in diretta”), ma poco ci manca. E sarà interessante vedere se Salini riuscirà ad avere la meglio anche stavolta o dovrà cedere alle richieste del Carroccio. Maglie, intanto, si diletta tra ospitate in tv e articoli per Dagospia (“America fatta a Maglie”, la sua rubrica sulla politica Usa). In attesa di un roboante ritorno.

DIRITTO DI REPLICA

I legali di Maria Giovanna Maglie precisano che “le fatture di spesa non erano artificiose; gli importi di spesa non erano “pazzi” e gli stessi non rasentavano il “buttare troppi soldi”;  la stessa è stata costretta a lasciare la Rai a seguito delle asserite contestazioni; contestazioni che, alla prova dei· fatti, non hanno retto al vaglio delle autorità giudiziarie e disciplinari”.

Aggiornato dalla redazione il 26 gennaio 2018, ore 16.00

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