Sono trascorsi 20 giorni e, spenti i riflettori, di quel che accade Malta non sembra interessare più a nessuno. Né al governo italiano, né ai politici che in queste ore lottano per far sbarcare i 47 naufraghi soccorsi dalla Sea Watch e bloccati a poche miglia da Siracusa. Eppure dopo giorni di stallo, il 9 gennaio scorso, finalmente i 49 migranti soccorsi, dopo ben 19 giorni trascorsi in mare, riuscirono a sbarcare a Malta in seguito a una trattativa estenuante.
Otto paesi accettarono la redistribuzione insieme ad altri 249 migranti sbarcati a dicembre. Oltre che dall’Italia, l’accordo prevedeva che fossero accolti da Germania, Francia, Portogallo, Irlanda, Romania, Lussemburgo e Paesi Bassi. “C’è un limite al rigore”, dichiarò il premier Giuseppe Conte sbloccando la situazione e impegnandosi ad accoglierne una decina che sarebbero stati affidati alla Chiesa Valdese. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini s’infuriò al punto che Conte gli rispose: “Vorrà dire che non li faremo sbarcare, li prenderò con l’aereo e li riporterò”.
Ecco, il punto è che quella decina di migranti, al di là delle battute e delle polemiche tra premier e Viminale, sono ancora lì che aspettano. Non sono mai sbarcati. E non sono mai atterrati. In sostanza l’Italia non s’è mai presentata per le identificazioni e l’accoglienza. Aspettano loro, così come aspetta la Chiesa Valdese. Il motivo? Fonti del Viminale fanno sapere: se non si presentano a Malta gli altri Stati perché dovremmo presentarci noi. Ma quando gli chiediamo se gli anche gli altri 7 Paesi europei hanno finora disatteso l’appuntamento, non sono in grado di fornire una risposta certa. E allora: di sicuro c’è soltanto che quella decina di naufraghi sbarcati a Malta, in attesa di giungere i Italia, sono ancora lì. E che spenti i riflettori, di loro, qui in Italia, non sembra occuparsi più nessuno.