Per il M5S e per il vicepremier Luigi Di Maio, la via crucis di retromarce rischia di allungarsi con una nuova e dolorosa stazione, la presidenza della Consob. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che da mesi ostacola la candidatura dell’economista Marcello Minenna, voluto dal M5S e avversato dagli avvocati d’affari colleghi del premier, ieri ha escogitato la candidatura dell’82enne ministro degli Affari europei Paolo Savona. Sarebbe stato lo stesso Conte a proporre la Consob come via d’uscita all’economista cagliaritano, da tempo emarginato dalla politica economica del governo. Savona non ha smentito: “Non so cosa stia succedendo dietro le mie spalle”. La notizia è stata diffusa da esponenti M5S ostili a Minenna, che pure in questo momento è l’unico punto di accordo tra Di Maio e Matteo Salvini. Gli stessi che hanno accreditato come nuova scelta del M5S l’inverosimile candidatura di un altro economista, Luigi Zingales.
Che Savona sia solo un nome di disturbo lo dimostra il fatto che non sia tecnicamente nominabile. Trattandosi di un pensionato, la legge Madia consentirebbe la sua nomina solo a titolo gratuito e per non più di un anno, mentre la presidenza della Consob è un mandato di sette anni. È significativo che questa obiezione sia stata diffusa da fonti vicine al Quirinale, dove il presidente Sergio Mattarella potrebbe trovarsi nuovamente di fronte alla proposta di nominare Savona, al quale già disse un fermo e rumoroso “no” quando Conte glielo propose come ministro dell’Economia.
Da quattro mesi il premier non trova un nome alternativo, ma il sabotaggio su Minenna si è addirittura intensificato dopo la solenne benedizione di Beppe Grillo, che per l’occasione ha speso insolitamente la sua qualifica di “garante” del M5S. Come se Conte scommettese sull’incapacità di Di Maio di battere i pugni sul tavolo quando serve davvero.