Se Luigi Di Maio non cambierà idea all’ultimo minuto, da qui a poche ore si voterà sul web. Anche se i sette grillini nella giunta per le Autorizzazioni del Senato avrebbero preferito scegliere assieme al capo politico. E anche se una dissidente come Paola Nugnes, vicina a Roberto Fico, ieri faceva muro: “Questa è una questione complessa, non ci può essere una risposta di pancia”.
Invece saranno proprio gli iscritti sulla piattaforma Rousseau a decidere la posizione del M5S sul caso Diciotti, ossia sulla richiesta di rinvio a processo per sequestro di persona per Matteo Salvini. Ma non prima di domani, perché servono almeno 24 ore di preavviso per la votazione. Però il video di presentazione del quesito, che gli iscritti dovranno visionare prima di decidere se salvare o meno il ministro dell’Interno, è “più o meno pronto” raccontano. E il protagonista è l’avvocato siciliano Mario Giarrusso, l’unico dei sette al secondo mandato, già in corsa per la presidenza dell’Antimafia andata poi a Nicola Morra. Insomma, un parlamentare noto alla base, capogruppo in giunta. Propenso decisamente per il no al rinvio a processo. Come d’altronde gran parte dei sette grillini, che per giorni hanno ripetuto a Di Maio e agli altri senatori la loro convinzione: “Sul piano giuridico la richiesta va respinta”.
Un parere da tecnici, visto che sei su sette sono legali. Ma qui il nodo è anche e soprattutto politico. Perché in gioco c’è anche un principio identitario per il Movimento, che ha sempre detto sì in automatico a ogni richiesta dei magistrati. E che dovrebbe rivedere un suo comandamento per il Salvini che dapprima aveva giurato di volersi fare processare, anche in un incontro apposito con Di Maio. E che pochi giorni dopo ha virato rotta con la lettera sul Corriere della Sera del 29 gennaio scorso, in cui rivendicava di “aver agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante” e per “il perseguimento di un preminente interesse pubblico”, E allora, “la richiesta di autorizzazione a procedere va negata”.
Anche per questo, il capo politico dei Cinque Stelle ha ormai deciso di affidarsi al web, come gli consigliavano da giorni i big a lui vicini e anche dalla casa madre di Milano, la Casaleggio. Perché altrimenti qualsiasi decisione avrebbe avuto il suo marchio, quello del leader, che ha già una riunione fissata con i sette della giunta per lunedì sera, alla vigilia del voto. E allora, visto che “comunque vada ci rimetteremo” come ammettono dal Movimento, tanto vale sottrarsi, per evitare possibili e pericolosissime tensioni con Salvini, l’altro vicepremier. E delegare agli iscritti la parola definitiva. Ma sulla decisione peserà anche il video di presentazione.
Perché nelle votazioni sul blog prima e su Rousseau poi, il nodo è spesso stato quello, il tipo di quesito e come veniva presentato. E in questo caso toccherà a Giarrusso “preparare” un voto delicatissimo, cercando di non orientare gli iscritti. “Sarà un testo sobrio, un semplice riepilogo della vicenda in termini comprensibili” assicurano dalla pancia del Movimento. Ma è chiaro che ogni parola potrebbe incidere. E per questo ieri nel M5S hanno lavorato a lungo sul testo e sul video. Sostanzialmente pronto, pare. Ma si può ancora ritoccare, perché prima di sabato comunque non si voterà. Ammesso che Di Maio non muti rotta all’ultima curva, caricandosi sulle spalle tutto il fardello della Diciotti, “un guaio che proprio non ci voleva” per dirla come un senatore di peso. Ma da risolvere, in qualche modo.