Domani vedrò il Papa. Dopo tanti anni finalmente potrò parlargli. Guardarlo negli occhi.
Francesco Zanardi, lei oggi ha 48 anni. Da ragazzo è stato abusato da un sacerdote. In Italia è il grande “cacciatore” di pedofili. E adesso va in Vaticano per il summit per la Protezione dei minori voluto da Bergoglio da giovedì a domenica. Avrà un incontro riservato con lui.
Lo ammetto: sono emozionato. Trovarsi l’uno di fronte all’altro, guardarsi negli occhi e finalmente potersi parlare.
È stato lei a chiedere l’incontro?
Lo avevo chiesto per anni. Inutilmente. Stavolta invece è stato il Vaticano a cercarci. Forse ha pesato la decisione dell’Onu cui ci eravamo rivolti come Ega (Ending Clergy Abuse, l’associazione che raccoglie vittime di tutto il mondo). Ha puntato il dito contro i Patti Lateranensi e le tutele previste per i cardinali in materia penale.
Dopo tanti anni di attesa che cosa vorrebbe dire al Papa?
Ascolterò, ovviamente. E poi gli esporrò le nostre proposte. La prima: l’obbligo per i vescovi di denunciare i casi di pedofilia. In tutti i Paesi, non soltanto in alcuni. E poi: d’accordo per i processi canonici, ma servono anche quelli dei tribunali. Perché la Chiesa punisce chi trasgredisce il sesto comandamento, cioè la colpa verso Dio. Ma bisogna punire anche la colpa verso i bambini stuprati.
Racconterà la sua storia?
Non sono lì per parlare di me. Sono uno tra migliaia.
Anche lei è stato abusato da un sacerdote…
Sì. Avevo tredici anni. Mia madre era molto devota, mi mandava in parrocchia. A Spotorno (Savona) dove vivevamo non c’era altro. E un giorno il sacerdote… mi ha stuprato. Era il 1981, è andata avanti per anni.
La Curia di Savona cosa ha fatto?
Quel prete è rimasto indisturbato fino a dopo il Duemila, addirittura era stato destinato a una comunità di minori. Poi ha deciso di lasciare la tonaca. Ed è stato condannato a poco più di un anno di carcere, per il resto è intervenuta la prescrizione.
E lei invece…
A quindici anni ero distrutto. Ho cominciato a drogarmi, mi sono ammalato.
La violenza le ha spezzato la vita?
Quasi. Mi sono trovato a trent’anni senza aver avuto una vita affettiva e sessuale, se non con un prete. Poi finalmente sono riuscito a esprimere la mia omosessualità. Ma l’incubo era ancora dentro di me: nel 2010 il pm di Savona che indagava sul prete mi ha convocato. E quello che avevo coperto, rimosso è venuto fuori. È esploso. Il mio compagno mi ha lasciato. Mi sono trovato solo. Così ho dovuto decidere: lasciarmi andare o cercare di battermi per cambiare le cose. Ho scelto questa strada.
Ha fondato retelabuso.org, un punto di riferimento per le vittime di tutto il mondo…
Abbiamo quasi mille aderenti. Stiamo seguendo decine di casi in tutta Italia grazie alla collaborazione di 21 studi legali. Sono partito dalla mia città. Dal silenzio con cui la Chiesa ligure ha coperto le violenze a danno dei bambini. Poi da Albenga, diventata un refugium peccatorum di sacerdoti pedofili provenienti anche dall’estero. Preti che continuavano a celebrare e vivere in mezzo ai fedeli. Denunciando abbiamo creato una rete, trovato altri casi in tutta Italia e in mezzo mondo. Scovato sacerdoti che venivano nascosti dalla Chiesa nonostante le accuse pesantissime.
Ma adesso Bergoglio sembra aver cambiato corso…
Gli sono grato di questo incontro. Sono emozionato. Ho grande rispetto per lui, ma devo anche essere sincero: non vedo grandi cambiamenti in confronto agli anni 90 quando lo scandalo pedofilia emerse in America. Siamo ancora qui a dover decidere le linee guida. So che Bergoglio deve fronteggiare grandi resistenze interne, ma non posso tacere che durante il suo pontificato sono stati nominati vescovi alcuni sacerdoti sospettati di aver taciuto sulle violenze. Non posso tacere quando vedo sacerdoti ridotti allo stato laicale in una settimana perché dichiarano di essere gay, mentre preti pedofili non sono toccati. No, devo essere sincero: è cambiato troppo poco in vent’anni e intanto migliaia di altri bambini sono stati abusati.
Lei da bambino credeva in Dio. E adesso?
No, sono ateo. Ma non odio la Chiesa, la mia non è una crociata contro l’istituzione. E ho rispetto per chi ha fede e per l’idea di Dio. Chi ci ha fatto tanto male non è in cielo, ma in terra. I colpevoli sono persone: i sacerdoti che hanno abusato di noi e chi li ha coperti. Bisogna affrontare il problema subito, per salvare tanti bambini. La loro vita viene prima di tutto. Questo dirò a Francesco.