L’uomo che si comprò una città. Ora vuole anche il museo di Ötzi, la mummia di Similaun, e l’aeroporto. Se guardi Bolzano dall’altura del Virgolo, ovunque vedi gru, palazzi, interi quartieri di proprietà del magnate austriaco René Benko. Perfino il Virgolo. L’ultimo capitolo è il museo di Ötzi, simbolo dell’Alto Adige: “Ci sono tre proposte, ma la nostra è l’unica per una struttura nuova”, spiega Heinz Peter Hager, il più noto commercialista della città nonché braccio destro di Benko, “abbiamo commissionato un progetto al famoso studio norvegese Snohetta”. È un museo-anfiteatro da 10 mila metri quadrati in un quartiere nuovo di zecca, anche questo realizzato da Benko, e raggiungibile in funivia (opera di Benko). Ma pochi in città sembrano farci caso. Due mesi fa è stata avviata la privatizzazione dell’aeroporto. La Provincia ha ricevuto una sola busta: la Signa di Benko con alcuni magnati locali.
Ma chi è il quarantenne René Benko? Le agiografie raccontano la parabola del figlio di un dipendente pubblico e di una maestra nella vicina Innsbruck. A 17 anni si lanciò nel mattone, il suo sogno. “Capì l’affare delle soffitte. Un fiuto eccezionale”, racconta Hager. Poi fondò Signa e diventò tra gli uomini più ricchi dell’Austria (4 miliardi di patrimonio). Le cronache raccontano amicizie e affari con Niki Lauda che sponsorizza i progetti dell’amico. Nel 2012 Benko deve difendersi dall’accusa dei magistrati viennesi di aver pattuito 150 mila euro con il premier croato Ivo Sanader perché intercedesse con Silvio Berlusconi (non toccato dall’inchiesta): “Secondo l’accusa, il Cavaliere avrebbe dovuto risolvere i problemi di Benko con il fisco italiano. Figuratevi!”, ha raccontato Hager. I giornali riferirono che Benko era stato condannato in Austria a un anno con la condizionale (oggi per la legge austriaca la sua fedina è pulita). Con il fisco italiano si arrivò a una rottamazione da 20 milioni.
Acqua passata. Intanto Benko investe a Bolzano: 700 milioni. Il primo passo è stato Walther Park: un intero quartiere accanto al Duomo. Qui stanno nascendo un centro commerciale, case, un albergo e 800 posti auto. Per rendere più digeribile il progetto – a Bolzano si tenne un referendum – è stata chiamata l’archistar David Chipperfield. Benko cementa i progetti con calce e buone relazioni. “Sì, nel complesso (oltre a negozi di Eataly, ndr) è previsto un albergo della Falkensteiner”, spiega Heiger. Una società partecipata da Otmar Michaeler. E qui il consigliere provinciale Riccardo Dello Sbarba (Verdi) scuote la testa: Michaeler è presidente della Volksbank, una delle due casseforti dell’Alto Adige, che ha finanziato la Sigma con 70 milioni. Il presidente del collegio sindacale della banca è Hager. È solo l’inizio: accanto al Walther Park, Benko ha realizzato la stazione pullman. Poco lontano, a Gries, ha acquistato la vecchia cantina dei viticoltori per realizzare un progetto da 60 milioni e 130 appartamenti. Poi il Virgolo. E ora l’aeroporto, che è della Provincia. Il presidente della società era Michaeler. Ma gli investimenti potrebbero andare ben oltre il miliardo, quando sarà liberato l’Areale delle Ferrovie, progetto da 381 milioni di opere pubbliche e 537 di residenziale, terziario e commerciale. Hager riferisce: “Benko è interessato”.
Uno sbarco con buone sponde politiche. C’è chi ricorda che la Provincia in mano alla Svp (allora alleata del Pd) votò quella che venne chiamata ‘Lex Benko’ che capovolgeva l’urbanistica bolzanina, lasciando la pianificazione ai privati. Ma oggi c’è la Lega. Nello staff del leghista Massimo Bessone (assessore all’Edilizia della Provincia) c’è Anna Pitarelli, già consigliere comunale Svp e animatrice di ‘Bolzano Domani’ che sosteneva i progetti Benko.