Dopo che due giorni fa il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci (Pd) ha emesso un’ordinanza per la chiusura delle due scuole del quartiere Tamburi, l’elementare Grazia Deledda e la media De Carolis, oltre 700 alunni più il personale docente, a fronte degli allarmanti dati sull’inquinamento dell’ex Ilva, di un incremento della concentrazione di arsenico, berillio, cobalto e altre sostanze tossiche, ieri i genitori hanno dato vita a una protesta.
Al termine dell’assemblea si sono diretti in piazza Masaccio e hanno apposto i lucchetti sul cancello della direzione del Siderurgico dove hanno affisso il cartello: “Oggi vi chiudiamo noi” invitando tutti a firmarlo. La chiusura delle due scuole che sorgono proprio a ridosso delle “collinette ecologiche” che dividono il quartiere Tamburi dall’ex Ilva poste sotto sequestro un mese fa dalla magistratura perché fortemente contaminate da sostanze tossiche, non riapriranno prima del 31 marzo quando verranno effettuate nuove analisi.
La situazione è così allarmante da indurre il primo cittadino a vietare anche la produzione di alimenti, mangimi e il pascolo, nell’area della Salina grande dopo i risultati dei prelievi sul terreno effettuati dal Commissario Straordinario per gli interventi di bonifica e ambientalizzazione, Vera Corbelli. Gli abitanti di Tamburi non ce la fanno più ad impedire ai propri bimbi di giocare all’aria aperta, di poterli portare con i passeggini ai giardinetti perché l’aria è irrespirabile e non vogliono più piangere i loro figli uccisi dal cancro. Li hanno ricordati, quei morti, con una fiaccolata oceanica svoltasi il 25 febbraio scorso per le vie del centro di Taranto. “I nostri bambini non possono andare a scuola? La misura è colma”, spiega Chiara una delle mamme davanti all’ex Ilva: “Noi chiusi in casa e la fabbrica che continua a ucciderci, come si può sopportare tutto questo?”.
Per comprendere la gravità della situazione a Taranto basta leggere questa sintesi della relazione pubblicata dall’Arpa (l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) sui Dati di monitoraggio della qualità dell’aria rilevati dalla ex Ilva 2018-2019: “…l’Agenzia ha più volte puntualizzato come risulti, tuttora, rilevante il contributo delle emissioni di inquinanti da parte dell’impianto siderurgico nelle concentrazioni rilevate nei quartieri limitrofi all’area industriale, in particolare durante i cosiddetti wind- days’, e come il rispetto dei limiti normativi europei della qualità dell’aria, nelle stesse zone, non garantisca in alcun modo l’assenza di effetti lesivi sulla salute della popolazione”. L’Arpa pugliese punta l’attenzione soprattutto sulla Cokeria che “resta un impianto di particolare criticità del ciclo siderurgico integrale, in quanto sorgente emissiva di inquinanti dannosi e cancerogeni (in particolare: benzene e idrocarburi policiclici aromatici) e non oggetto di adeguamenti sostanziali…”. Ma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che venerdì prossimo parteciperà a Taranto ad un vertice in Prefettura, cerca di non cedere agli allarmismi spiegando di aver inviato l’Ispra “il braccio armato del ministero dell’Ambiente, che assieme all’Arpa Puglia verificheranno se l’allarme che è stato lanciato sarà confermato”. Costa è cauto: “Aspettiamo che le strutture preposte ci diano risposta. Le centraline di rilevazione ci sono. I dati devono essere valutati”.
Intanto nella città soffocata dai veleni alcuni gesti si ripetono. Così come la famiglia Riva dell’ex Ilva “offriva” all’amministrazione comunale anche le fontanelle al cimitero per annaffiare i fiori sulle tombe, ArcelMittal, più giocosa, a Natale ha donato ai ragazzi la possibilità di accedere gratuitamente alla pista di pattinaggio che ha installato in piazza della Vittoria.