Oggi il Cda di Viale Mazzini approverà il piano industriale presentato dall’ad Fabrizio Salini, frutto di un compromesso con i consiglieri ma soprattutto col presidente, Marcello Foa. Che è intervenuto pesantemente sulla parte che riguarda l’informazione, con l’idea di una direzione approfondimento news (la nona direzione di contenuto), che inciderà sui programmi di informazione, e con il ridimensionamento della newsroom unica, che non toccherà i tre Tg.
Ma un altro capitolo del piano sta facendo discutere a Viale Mazzini. Parliamo del nuovo canale in inglese che finirà sotto il cappello di RaiCom, la società consociata che commercializza i diritti e i prodotti della Rai nel mondo (film, serie tv, musiche, libri, dvd) di cui è diventata presidente Monica Maggioni. Da tempo in Rai si parla della nascita di un canale in lingua inglese per realizzare programmi che pubblicizzino le bellezze del Paese e il made in Italy. Nella passata gestione a spingere molto era proprio l’allora presidente Maggioni. Tanto che le voci la indicavano come futura direttrice. Poi le è andata anche meglio: è diventata presidente di RaiCom. Ma senza mollare il suo pallino, la tv in inglese.
Il problema, però, è che RaiCom non può produrre contenuti. Il nuovo canale, di fatto, sarà una rete come tutte le altre, con budget, palinsesto, prodotti editoriali. A sfuggire è il motivo per cui, invece di stare dentro la Rai, la nuova rete stia invece fuori, a RaiCom, con un’operazione che obbligherà a cambiare lo statuto della consociata.
Poi c’è un problema di risorse. Dove si prenderanno i soldi? Verranno stornati da RaiCom togliendoli a Viale Mazzini? Oppure si finanzierà col canone che, in teoria, non può essere utilizzato da RaiCom? Un gran pasticcio, con il sapore della forzatura. Siccome Maggioni vuole realizzare il nuovo canale, lo si è messo dentro la scatola di RaiCom, per gestirlo in autonomia editoriale e finanziaria.
Fonti Rai la spiegano così: “RaiCom produce già contenuti con delle testate al suo interno, quindi non occorre cambiare lo statuto. Inoltre, avendo il compito di distribuire i prodotti Rai nel mondo, questo è il contenitore giusto dove mettere il nuovo canale, la sua sede naturale”. Per quanto riguarda le risorse, poi, si osserva che “la Rai è già un sistema misto, l’importante è la non ingerenza dei privati sulle news”. Molti, però, non concordano. “Lo statuto dovrà essere cambiato e, inoltre, tra Rai e RaiCom bisognerà stipulare un contratto di servizio. Ricevere soldi pubblici cambia la natura giuridica della consociata che, in virtù delle modifiche, dovrà sottostare agli obblighi di trasparenza, anticorruzione e aderire al codice degli appalti. Inoltre ricevere soldi da privati, che potranno finanziare programmi, si pone al di fuori della mission di servizio pubblico”, spiega il consigliere Riccardo Laganà. Al di là delle norme, a colpire è che quella che per la Rai è stata sempre una risorsa economica, col canale in inglese in pancia rischia di diventare un costo. E non da poco.