In Italia una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima della violenza di un uomo, quasi sette milioni di donne hanno subito violenza fisica e sessuale, ogni anno vengono uccise circa 200 donne dal marito, dal fidanzato o da un ex. 420mila donne hanno subito molestie e ricatti sessuali sul posto di lavoro. Meno della metà delle donne adulte è impiegata nel mercato del lavoro ufficiale, la discriminazione salariale va dal 20 al 40 per cento a seconda delle professioni, un terzo delle lavoratrici lascia il lavoro a causa della maternità.
Anche quest’anno, il terzo consecutivo, è stato indetto lo sciopero femminista in 70 Paesi del mondo per l’8 marzo, in risposta a tutte le forme di discriminazione e di violenza di genere.
Noi lavoratrici della Società Editoriale Il Fatto per la prima volta aderiamo all’iniziativa, alcune sospendendo per un giorno l’attività lavorativa e altre esprimendo solidarietà pur non partecipando allo sciopero.
L’obiettivo è far capire che senza le donne un lavoro, compreso il nostro, non è lo stesso. Siamo sicure che molti dei nostri colleghi uomini, così come le lettrici e i lettori del Fatto Quotidiano, sono preziosi alleati in questa battaglia.
Perché la giornata di sciopero non sia solo l’unica occasione di confronto, le giornaliste del Fatto si impegnano e si impegneranno affinché quotidianamente il giornale continui a occuparsi di questi temi. E inoltre, per il prossimo mese, dedicheremo a storie di donne due pagine sul giornale del sabato. Per questo, chiediamo alle lettrici e ai lettori di segnalarci i temi a loro cari.
L’8 marzo non è solo oggi, ma tutti i giorni.