Il ponte Morandi era crollato da poco più di tre mesi eppure al telefono ci si metteva d’accordo su come falsificare le relazioni tecniche sulla sicurezza di un altro viadotto autostradale con una trave collassata, quella sul canale Paolillo sull’A16 Napoli-Canosa nel Foggiano. Il tutto allo scopo di ingannare l’ispettore incaricato dal ministero dei Trasporti di verificare se il ponte potesse sostenere mezzi adibiti ai trasporti eccezionali, scongiurando la chiusura del viadotto e i conseguenti danni economici.
La circostanza emerge da alcune intercettazioni depositate al Tribunale del Riesame di Genova dal pm titolare dell’inchiesta sul Morandi. Parla il dirigente di Autostrade Gianni Marrone (indagato per falso), direttore del tronco pugliese già condannato in primo grado per i 40 morti sul bus precipitato dal viadotto Acqualonga di Monteforte Irpino. Era lui, da quanto emerge, a volere a tutti i costi correggere le relazioni tecniche sul Paolillo sulle discrepanze tra il progetto del ponte e la sua effettiva realizzazione. I suoi interlocutori sono alcuni ingegneri della Spea Engineering (del gruppo Atlantia azionista di maggioranza di Autostrade), società che fornisce servizi in materia di progettazione, direzione lavori e sorveglianza delle opere. Si tratta di Massimiliano Giacobbi, indagato per falso, omicidio e disastro plurimo per il crollo di agosto, Andrea Indovino, Lucio Torricelli Ferretti, Gaetano Di Mundo (indagati per falso) e Francesco D’Antona.
Tutti appaiono ben consapevoli della gravità di quanto stanno per fare. Ecco cosa si dicevano il 14 dicembre 2018 Massimiliano Giacobbi, responsabile dell’unità di sicurezza Spea e Andrea Indovino. È imminente un incontro con l’ispettore Placido Migliorino del Mit, il problema è che nelle travi del viadotto (compresa in quella danneggiata) erano stati utilizzati trefoli (cavi intrecciati) e non fili e che per questo era stato chiesto agli ingegneri da parte del dirigente di Autostrade Marrone di sostituire l’originaria relazione, che metteva in luce tali difformità, con una confezionata ex novo, che le omettesse.
Indovino: Ieri mi ha chiamato per l’ennesima volta Marrone…
Giacobbi: Sì, sì.
Indovino: Vorrebbero che la relazione emessa con le norme attuali che per noi era l’approfondimento della precedente, quindi non era una relazione che stava in piedi da sola perché ha necessità di fare riferimento a contenuti già dichiarati, adesso vorrebbero che questa cosa qua venisse un po’ tagliata, ovvero che questa relazione diventasse indipendente, tra parentesi cercando di eliminare quella parte di testo dove c’era quel rimando alla trave e il problema è questo che io non sono molto d’accordo perché poi finiamo… rischiamo di fare lo scivolone sulla buccia di banana se qualcuno se ne accorge… cioè fare il copia incolla, cioè sovrascrivere l’altra anche se loro insistono non mi piace…
Il fatto che Marrone fosse a conoscenza delle incongruenze tra il progetto e di come fosse poi stato costruito emerge da una conversazione del giorno prima tra lo stesso Marrone e Indovino. Il tribunale del riesame fa notare come tale incongruenza, a norma dell’art.8.3 delle norme tecniche di costruzione, preveda l’obbligo di sottoporre l’opera a verifica di valutazione di sicurezza e la possibile chiusura della circolazione autostradale.
Dice Marrone: “Sul Paolillo c’era un tema particolare che è stato fatto l’as built (la messa in opera ndr) che non coincideva con l’as built, poi è stato fatto, è stata fatta la verifica”. Indovino annuisce: “Si, sì”. “Allora quella verifica va rimodificata”, risponde Marrone. Indovino, per spiegare che dalla nuova relazione era scomparso ogni riferimento alla difformità tra progetto e messa in opera, dice: “Noi, in realtà, in questa verifica qua, consci di questa difficoltà abbiamo volutamente detto il Paolillo presenta travi che in base a indagini recenti sono fatte così, punto”. Marrone è soddisfatto: “Basta, perfetto”.
Il 15 gennaio gli ingegneri di Spea capiscono che l’ispettore Migliorino ha intuito che qualcosa non torna. In questa ultima telefonata parlano Indovino e Lucio Ferretti.
Indovino: Abbiamo omesso il fatto che manca il progetto. Abbiamo detto, la geometria è questa. L’inghippo è questo qua Lucio, che a fronte di una discrepanza del genere noi abbiamo devicchiato (deviato, ndr) in maniera secca il discorso. E fine dei giochi…
Ferretti: Eh, però.
Indovino: Quindi non capisco perché vogliono che ci mettiamo un’altra pezza… Secondo me questa cosa qua è perché loro (i responsabili di Autostrade, ndr) non hanno mai trasmesso i documenti dai quali emergeva che c’era questa discrepanza… e Migliorino non lo sa… il problema è che adesso temono che nel momento in cui questa cosa qua… scava scava perché Migliorino insiste, viene fuori…. stanno cercando di tenere a bada Migliorino… nel frattempo noi dobbiamo andare avanti per tenere a bada il mastino Migliorino, cioè a volte sembra una puttanata.
Ferretti: La chiedono.
Indovino: Eh, ma ce la chiedono perché sanno già che Migliorino li convocherà oggi per oggi sennò gli fa chiudere il ponte.
Nella memoria del pm ci sono molti omissis e la Procura ipotizza “una reiterata falsificazione di atti pubblici”. È noto già che alcuni colleghi degli indagati abbiano detto agli inquirenti che in Spea si ritoccavano a tavolino gli esiti dei “report” sui viadotti. Queste intercettazioni lo confermano.