“Se il Pd può perdere le elezioni, lo farà”.
Rino Cerritelli e Luca Eslebano: ‘In politica errare è umano’ (Scripta Volant)
Che molto presto Matteo Salvini possa salire a Palazzo Chigi appare sempre più probabile. Per meriti suoi ma soprattutto per demerito degli altri. Dei donatori di sangue Cinquestelle. E del Pd, specialista mondiale in autogol. Un partito che tira così spesso nella propria rete da suscitare il sospetto che lo faccia apposta. Prendiamo le prossime Elezioni europee: occasionissima per un partito che ha scelto come bandiera il manifesto di Ventotene, contro gli arrembanti nemici dell’Unione. In un centrosinistra appena normale, e dotato di un minimo buon senso politico, si starebbe lavorando alacremente a compattare tutte le forze da questa parte del campo. Per dare vita a una santa alleanza filoeuropea contro i perfidi sovranisti, quelli guidati dal capitano leghista e intenzionati a trasformare il Parlamento di Strasburgo in un bivacco della destra. Quindi, uno si immagina un listone che metta insieme l’intero arco delle forze del centrosinistra con il compito di fermare i barbari alle porte. E dunque, per una volta, basta divisioni, basta litigi, basta spararsi allegramente sui piedi. Anche perché polarizzare lo scontro consente, in genere, di polarizzare i voti. E magari, hai visto mai, si potrebbe provare a vincere. Bene, sapete con quante liste si presenterà il centrosinistra il 26 maggio? Al momento quattro, ma con un piccolo sforzo ancora possono diventare cinque o sei o addirittura sette. E con quelle di sinistra-sinistra forse anche, mi voglio rovinare, otto (mai dire mai). Uno: ‘Pd-Siamo Europei’ di Nicola Zingaretti e Carlo Calenda. Due: ‘Mdp + Psi’. Tre: ‘Più Europa’ di Emma Bonino, Benedetto della Vedova e Bruno Tabacci. Quattro: ‘Italia in comune-Verdi-Possibile’ di Federico Pizzarotti, Elena Grandi e Pippo Civati. Sempre che Matteo Renzi non lanci i “suoi” comitati civici, iniziativa che va “oltre il Pd” (anche se, direbbe Massimo D’Alema, “oltre” la sinistra c’è solo la destra).
Senza contare che ci saranno liste autonome di ‘Sinistra italiana + Rifondazione comunista’. Mentre ‘Potere al Popolo’ sarà presente ma senza l’accordo con il movimento di Luigi de Magistris, che potrebbe quindi correre da solo. Una strategia di frammentazione che sembra studiata apposta per agevolare la marcia trionfale della Lega e rianimare il M5S. A questo punto una domanda sorge spontanea. A sinistra ci sono o ci fanno? Propendiamo per la seconda ipotesi anche se l’istinto suicida di quella parte politica si nutre avidamente dell’avversione verso i propri simili. Anzi: pur di non vincere insieme si preferisce perdere tutti insieme. Visto e considerato che, a parte il Pd, difficilmente i cespugli che si ammantano d’Europa riusciranno a superare la soglia di sbarramento del 4%. Conseguenza: una montagna di voti gettata al vento. E alla destra che avanza ponti d’oro. Con questi qua, il prode Salvini può dormire sonni tranquillissimi.