Alla stazione di Crema, ieri mattina, Ousseynou Sy è entrato nel solito bar, ha preso il solito caffè, ha salutato, cordiale come al solito. “Porto i ragazzi in palestra e torno”. Non era la prima volta. Chi lo ha visto non ha inteso nel suo sguardo nulla di particolare. “Paolo”, così lo chiamavano in paese “era tranquillo”. Così ogni mattina. Sveglia presto, poi via dalla sua abitazione di via Cremona a Crema e subito al lavoro come autista. Quindici anni alla guida di un pullman. I titolari dell’azienda Autoguidovie, quando il suo nome viene associato al dirottamento dell’autobus con a bordo 51 bambini, restano senza parola. Sotto choc anche i suoi colleghi di lavoro. Uno di loro confida: “L’ho visto martedì mi ha salutato come al solito”. Al suo avvocato Ousseynou spiegherà di “essere esasperato e che non condivide le politiche restrittive in tema di immigrazione” e “il suo disagio è esploso con l’ultimo episodio di cronaca”. L’uomo di origine senegalese ma italiano dal 2004 si sottoponeva ai controlli su alcol e droga. Risultati sempre negativi. Le crepe, però, ci sono. E stanno nascoste nel suo passato. Nel 2007 viene fermato in provincia di Brescia perché ubriaco alla guida. La patente gli viene ritirata. È il primo dato. Il secondo risale al 2011: una denuncia per abusi su minori. Il dato è rubricato come precedente di polizia, “Sy – dice un amico – sarà poi assolto”.
Di tutto questo l’azienda era allo scuro. “Ousseynou, nostro collaboratore dal 2004 era in servizio a tempo pieno – dichiarano da Autoguidovie –. Negli anni non ha mai dato segnali di squilibrio, né avevamo mai ricevuto reclami sulla sua condotta come autista. A livello aziendale, Crema e zone limitrofe, non eravamo a conoscenza dei suoi precedenti penali”. Un grande lavoratore insomma, che ha iniziato in azienda come addetto alle pulizie e poi, visto il suo buon comportamento, promosso a autista. Eppure una falla c’è. Qualcosa attorno al suo profilo inizia a non tornare. E se i piccoli inciampi con la giustizia sono emersi ieri, il percorso della sua vita sentimentale era noto a molti che abitavano accanto alla sua abitazione di Crema. Ousseynou Sy era stato sposato con una donna italiana. Dopo il matrimonio erano arrivati anche due figli che oggi hanno 12 e 18 anni. Poi il divorzio tumultuoso e una brutta separazione con il giudice che decide di affidare i figli alla donna. Da qui l’uomo, per come lo racconta chi lo conosceva, diventa sempre più silenzioso e riservato. “Un lupo solitario”, si dirà in Procura. Ma all’apparenza cordiale. Anche alla scuola media Vailati, anche nelle altre occasioni in cui ha portato i bambini delle medie nella palestra di San Donato dove era conosciuto dagli insegnanti.
Ieri, dopo l’arresto, i carabinieri sono andati nella sua abitazione. La perquisizione non ha dato elementi rilevanti. Il computer è stato portato via. Sarà la sua analisi e la lettura dei suoi profili social a dire se Ousseynou Sy avesse preso una deriva radicale. Lui, nato in Francia e poi arrivato in Italia. Lui, che negli ultimi tempi aveva preso una posizione di forte critica nei confronti delle politiche migratorie del governo italiano. Eppure, nonostante questo, il suo profilo non risulta segnalato in alcun database del nostro Antiterrorismo. Un solitario ma senza collegamenti filo-jihadisti. Il suo è stato un gesto “politico”. Contro le politiche migratorie del ministro dell’Interno. Durante i 40 minuti in cui ha tenuto sotto sequestro i ragazzi ha detto di aver perso tre figlie in mare. Una circostanza da verificare.