Il cognome è pesante: Mussolini. I tre nomi non aiutano a sdrammatizzare: Caio Giulio Cesare. Una carta d’identità che tiene insieme tutta la retorica un po’ accattona della Roma imperiale, dal conquistatore fino al Duce. Caio Giulio Cesare Mussolini (che di Benito è pronipote) si candida con Fratelli d’Italia alle elezioni europee. Giorgia Meloni – in nome della retorica accattona di cui sopra – ha dato l’annuncio con un video di fronte al Palazzo della Civiltà italiana. Ovvero il “Colosseo quadrato” dell’Eur, uno degli edifici simbolo del ventennio, che riporta sulle facciate il celebre discorso di Mussolini (senior): “Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi”.
L’operazione è abbastanza plateale. Nella sfida a Matteo Salvini per contendersi l’elettorato post fascista, Meloni si gioca il jolly: i più nostalgici potranno scrivere sulla scheda elettorale la parola magica. “Mussolini”. E lui, Caio Giulio Cesare, se tutto andrà bene se ne andrà a Strasburgo.
Tutt’altro clima rispetto ad Abu Dhabi. Mussolini vive negli Emirati Arabi da 12 anni, è stato per quasi 10 il responsabile del Medio Oriente di Finmeccanica, ufficio aperto con lui in epoca Guaguaglini.
Chi ci ha lavorato non riesce a non parlarne bene. Due lauree, tre lingue (inglese, francese e spagnolo), comportamento impeccabile: lo descrivono come un uomo preciso, scrupolo, affidabile. Fisico asciutto e formazione militare: Caio Giulio Cesare è stato ufficiale della Marina, per 8 anni ha lavorato sui sommergibili. Nato in Argentina, cresciuto in Venezuela, dopo la carriera militare è stato manager di Oto Melara, controllata di Fineccanica. Poi il grande salto in Medioriente, dove ha gestito commesse pesanti. Come quella dei caccia Eurofighter venduti al Kuwait, un affare da 4 miliardi. La firma è arrivata nel 2015 ma il lavoro preparatorio era iniziato già nel 2008. E Mussolini era una figura importante, uomo di molteplici relazioni nelle ambasciate e nelle corti del potere locale. Insomma, per citare chi l’ha conosciuto, “una risorsa molto preziosa per Finmeccanica”. Almeno fino all’arrivo come amministratore delegato di Mauro Moretti nel 2014. Mussolini viene cacciato da un giorno all’altro. Secondo i maligni “proprio per colpa del suo cognome”.
Insomma, malgrado le riconosciute capacità professionali, la carriera e la vita di Caio girano in un modo o nell’altro attorno al suono della parola “Mussoloni”. Il pronipote del Duce – figlio di Guido e nipote del secondo genito Vittorio – non manca di lamentarsene nelle interviste. “Spesso quando chiamo un ristorante per prenotare un tavolo mi attaccano il telefono in faccia. O mi chiedono se sono un parente. Rispondo: ‘Parente di chi? Ho un papà, una mamma, uno zio…’” Per chiamarsi così ci vuole il fisico. “Penso che se fossi stato alto 1 metro e 90 non avrei sentito un peso del genere sulle mie spalle. Purtroppo sono solo 1 e 80”. Da tempo è in pessimi rapporti con Facebook. Ieri, tornato alla ribalta dopo la candidatura, ha annunciato la battaglia disperata contro il social di Mark Zuckerberg: “Il mio profilo personale è stato bloccato solo perché il mio cognome è Mussolini. Qui l’unico discriminato sono io. Facebook si comporta come un centro sociale. Sto valutando se iniziare un’azione legale”. Ma è una vecchia polemica. In un’intervista alla Verità di febbraio già raccontava il suo cruccio: “Secondo Facebook non avrei diritto al mio nome. Ho fatto anche delle controprove. ‘Caio Mao’ lo accetta. ‘Caio Stalin’ lo accetta. Persino ‘Caio Polpot’. Capirà che anche la storia merita la par condicio”. Peggio che a lui è andata alla cugina Edda Negri Mussolini: “A Facebook non vanno bene né i Negri né i Mussolini, si figuri insieme”.
Caio è fascista non rinnegato, ma atipico: “Un post fascista che si richiama a quei valori in modo non ideologico”, dice lui. Dopo Alessandra e Rachele Mussolini, potrebbe essere il terzo della sua stirpe a occupare una carica politica: un seggio al Parlamento europeo, gentilmente offerto da Giorgia Meloni (che nei confronti del suo cognome non ha alcuna forma pregiudizio). Scappato da quel marchio, alla fine riuscirà forse a ottenerne qualche profitto: Mussolini dà, Mussolini toglie.