di Antonio Massari e Thomas Mackinson
“Dimettersi. Sì, credo dovrebbe farlo”. Sono tanti in queste ore a chiedere un passo indietro alla presidente della Regione Catiuscia Marini, indagata per i concorsi pilotati all’ospedale di Perugia. Il più titolato è forse Roberto B., un ragazzo di Corciano bocciato alla selezione riservata alle categorie protette perché sprovvisto di un santo in paradiso o nel Pd, che poi fa lo stesso. Il primo degli esclusi. È forse la pagina più vergognosa dell’indagine che ha travolto i vertici sanitari e politici umbri, che vede persino la presidente Marini raccomandare una persona a lei vicina per imporla su altri candidati con disabilità permanenti che per legge hanno diritto a una quota di assunzioni nelle amministrazioni pubbliche. I posti erano quattro a tempo indeterminato, si presentano in 129. A Perugia però la legge che conta è un’altra. “Proprio perché più ambito – annotano i pm – il concorso è oggetto di particolare interesse a livello politico, che ne condizionerà l’esito, al punto tale che tre dei quattro posti saranno appannaggio delle persone indicate dai referenti politici”. E sono l’assessore alla sanità Luca Barberini, il segretario dem Giampiero Bocci, la presidente Marini. “Tutta la procedura viene pilotata e presidiata da Duca (dg dell’azienda ospedaliera, ora ai domiciliari, ndr) in modo da garantire il risultato finale di far vincere e poi assumere personale voluto da loro”.
Insieme all’Italia intera, lo sta scoprendo anche Roberto B., 23 anni. “Un disabile vero, poverino. Che io lo guardavo mentre faceva il tema, c’aveva proprio la faccia da bambino”, dirà la presidente della commissione Rosa Maria Franconi, rifilandogli un 18 molto “politico”. La disabilità di Roberto è solo motoria ma la testa funziona eccome. Nel 2015 si è diplomato al Pascal di Madonna Alta, indirizzo amministrazione e marketing. “Sto facendo il tirocinio ad Assisi, sono 60 km al giorno. Un posto in Regione, a pochi minuti da casa, era una svolta”. In casa ci sono il padre pensionato e la madre operaia. Una famiglia comune, di sinistra. “Abbiamo saputo dai tg. Fa malissimo scoprire di essere stati esclusi per far posto ad altri, di più che la raccomandazione arrivava da qualcuno di sinistra, come noi”.
Il giudizio espresso dalla commissione sulla sua prova scritta è di 18/30, una sufficienza che vale l’idoneità e null’altro. Voto che, spiegano gli inquirenti, veniva dato a tutti non per premiare l’impegno ma “per evitare che venisse fatta istanza di accesso agli atti da parte di qualche candidato escluso”. Roberto resta di sasso. “Ma come, pensavo di essere andato discretamente”. L’arcano sta altrove. Gli altri candidati avevano avuto in anticipo le tracce dai direttori dell’ospedale, Duca e Maurizio Valorosi. A nulla vale il tentativo della presidente della commissione, Rosi Franconi, di salvare, almeno in parte, la coscienza.
“Desta inquietudine – scrivono i pm – che lo stesso giorno della prova, abbia sentito l’impellente necessità di recarsi dal direttore generale. La Franconi entra nell’ufficio di Duca e tira fuori la graduatoria. Dice che una candidata ha sbagliato la prova e che ‘forse andrebbe bocciata’”. I suoi intendimenti si scontrano però con “il rango della segnalazione che supporta la candidata”, in quanto “persona di Bocci e Barberini”. Duca sollecita la Franconi a non bocciarla, aggiunge che Valorosi si è speso molto per questo: è stato chiamato da Bocci perché il giorno prima della prova le desse una mano nella preparazione della prova scritta, giusto perché non lasciasse il foglio in bianco. Per quella orale, era sufficiente che i prescelti non facessero “scena muta”. A partire dalla candidata imposta dalla Marini che, per espressa indicazione del dg, insieme ad altri due, dovrà essere “tra i primi quattro della graduatoria”. Alla fine è stato raggiunto un prezioso equilibrio tra i vari soggetti segnalati, tanto che Duca può affermare di aver fatto un “bijoux”. Certo l’alterazione della procedura non è rimasta priva di conseguenze. “Una candidata, Saccia Cristina, ha fatto bene durante tutte le prove senza avere ricevuto il medesimo supporto. Per lei non c’era spazio. Così sono stati penalizzati altri disabili le cui capacità non sono state proprio considerate. I favoriti, infatti, conoscevano le prove in anticipo, gli altri partecipanti hanno dovuto far conto solo sulle proprie capacità”.
Uno squallore che non s’arresta neanche dinanzi a una scena disarmante: Saccia viene trovata in possesso di un foglietto e, per dimostrare che è in grado di far tutto da sola e bene, decide di spostarsi al primo banco. “Si è resa conto che noi l’avevamo sgamata, poveretta – dice Franconi – e ha chiesto: ‘Posso venire davanti al primo banco?’ Per fare vedere che stavolta lo faccio da sola e poveretta, m’ha fatto un’ottima prova. Ma io per tenere in ballo ’sta gente…”. Duca risolve il cruccio: la inserirà nella graduatoria dei contabili dove – riportano i pm – “non ha, allo stato, nessuna particolare raccomandazione”.