L’intervista - Laura Boldrini

L’Espresso, Boldrini: “Foto inopportuna. Per criticare la Raggi ci sono altri modi”

Sulla copertina dell’Espresso: “Si poteva evitare”

25 Aprile 2019

“Una giovane donna che viene invecchiata di trent’anni… Se si voleva criticare l’operato della sindaca di Roma c’erano altri modi: la sua gestione della città non soddisfa tanti romani. Ritrarla così, con un volto che tra l’altro è poco riconoscibile e non rispondente alle sue sembianze, mi è sembrato poco appropriato: si poteva evitare”. Così Laura Boldrini – ex presidente della Camera, oggi parlamentare di LeU, da sempre un’appassionata e vigile sostenitrice dei diritti delle donne – commenta la copertina che l’Espresso ha dedicato a una Virginia Raggi quasi sfigurata.

Onorevole, è successo anche a lei?

Ci sono quotidiani che hanno solo foto in cui faccio smorfie che mi fanno apparire male: la logica sottende una critica. A volte sono talmente irriconoscibile che salto sulla sedia!


Libero è stato condannato dall’Ordine dei giornalisti per quel titolo parecchio allusivo, sempre riferito alla Raggi, “Patata bollente”.

Quel titolo era sconcertante: all’epoca espressi tutta la mia solidarietà alla sindaca. E per fortuna che finalmente l’Ordine dei giornalisti ha reagito: qualche volta ci dimentichiamo che esiste.

Certe cose ce le aspettiamo più dalla stampa di destra che dall’informazione progressista?

In un Paese in cui c’è rispetto per le donne non sarebbe concepibile un atteggiamento del genere. Il fatto che in Italia esista, vuol dire che c’è molto lavoro ancora da fare. Si sottovalutano le molestie, le offese, le allusioni. E a chi denuncia dicono “fatti una risata, che vuoi che sia”. Se la donna fa presente certe cose, diventa petulante e viene messa alla berlina. Poche donne si ribellano e pochi uomini lo ritengono inaccettabile.

Recentemente l’Agcom ha reso noti i dati delle presenze nei Tg Rai: in un mese, 2 ore e 24 minuti riservati ai politici donne contro le 21 ore e 25 degli uomini. Sono le percentuali della rappresentanza, o c’è anche qualcosa di più?

In questo esecutivo le donne sono pochissime: su 63 tra ministri, viceministri e sottosegretari le donne sono 11, il 17 per cento. La Francia ha un 58 per cento di presenza femminile nell’esecutivo, la Spagna il 65. Siamo più vicini a Kabul che all’Europa… È vero che in Parlamento la percentuale di donne, 34%, è la più alta di sempre. Ma è preoccupante che in tv, specialmente nel servizio pubblico, le figure femminili, di governo o d’opposizione, siano così rare. Una situazione che oscura il ruolo politico delle donne.

È una questione che non riguarda solo la politica.

C’è molto capitale umano femminile che si può mettere a frutto. In Italia solo il 49 per cento delle donne ha un’occupazione. Per questo sto lavorando a una proposta di legge che stimoli l’occupazione e l’imprenditoria femminile, partendo dalla parità di salario e dall’accesso ai ruoli di vertice, raddoppiando la dotazione finanziaria per gli asili nido e prevedendo sgravi fiscali per chi assume donne al Sud.

Le parlamentari sono solidali tra loro? O vale di più l’appartenenza di partito?

Parlo per me: oltre a Virginia Raggi ho difeso anche Giorgia Meloni, che con me non è proprio tenera e spesso usa modi molto maschili, quando è stata insultata per il suo aspetto fisico. In aula ho espresso la mia solidarietà alla collega Matilde Siracusano di Forza Italia, attaccata dai grillini con frasi sessiste. E quel giorno ho ricordato che il ministro Salvini aveva appena esposto alla gogna mediatica sui suoi social network tre ragazze minorenni che lo contestavano. Oltre ad avermi paragonata, in passato, a una bambola gonfiabile.

Le donne hanno troppi timori a occuparsi delle questioni di genere?

Molte temono di perdere autorevolezza occupandosi di questione femminile. Alle mie colleghe dico di non delegare a nessuno l’impegno per l’avanzamento delle donne nella società. Ma è fondamentale tenere alta l’attenzione. Non è un caso che il convegno internazionale delle famiglie si sia tenuto in Italia. Convegno cui ha partecipato un ministro divorziato, con figli da compagne diverse e fidanzate giovanissime: uno che non potrebbe condurre la propria vita in quel modello di “famiglia tradizionale” che a Verona si celebrava. Ma non c’è solo questo: in Iran l’avvocatessa Nasrin Sotoudeh è stata condannata a 38 anni di carcere e a 148 frustate perché difende i diritti delle donne.

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