Una famiglia ha ripreso a mandare il figlio dal dentista e ha iniziato a variare l’alimentazione inserendo carne e pesce nel carrello della spesa. Un single ha smesso di contare gli spiccioli prima di entrare nel supermercato. Un padre, per la prima volta in nove anni, ha organizzato una festicciola per il compleanno della sua bambina. I primi 500 mila beneficiari del reddito di cittadinanza hanno da pochi giorni in mano la carta PostePay; alcuni hanno raccontato al Fatto dell’effetto che questo ha avuto nella loro vita, di come ora possono permettersi cose alle quali hanno sempre rinunciato. Si tratta quasi sempre di beni di prima necessità, cibo e medicinali, ma non mancano i simboli che consentono loro di sentirsi meno discriminati.
“Dopo aver stretto la cinghia per anni – spiega Daniele – posso andare a mangiare una pizza, non ricordavo più che sapore avesse. E posso entrare nei negozi senza dover controllare i centesimi che mi erano rimasti”. La sua storia è quella di un uomo che ha lavorato per anni al mercato ortofrutticolo di Sassari, poi nel 2016 ha dovuto smettere a causa di un problema di salute. Tutto quello che gli era rimasto è la pensione di invalidità da 280 euro. Il 16 aprile l’Inps gli ha comunicato tramite sms che la sua domanda di reddito di cittadinanza è stata accettata e che la cifra mensile riconosciuta è 500 euro. Una decina di giorni fa gli hanno consegnato la card carica: “Ho pagato l’affitto, la luce e ho preso dei capi di abbigliamento”, ha spiegato. Vive da solo e, dopo la malattia ha avuto un crollo psicologico: “Devo tutto al supporto di una mia amica. So io quanti pianti mi sono fatto in casa in questi anni. E adesso quando rientro non mi chiudo nella malinconia che avevo quando non sapevo cosa mangiare”.
Sembra quindi che, se da un lato c’è qualcuno che è rimasto molto deluso perché ha ricevuto cifre che ritiene insufficienti – come i 35 mila che prendono meno di 50 euro al mese – c’è chi invece sta percependo un sostegno tale da permettergli di cambiare vita e adottare abitudini più sane a partire da quelle a tavola.
È il caso di Lilly, che ha 43 anni e vive dalle parti di Civitavecchia (Roma). Alcuni giorni fa è andata a ritirare la tessera accompagnata dalle telecamere di DiMartedì (La7). In famiglia sono in quattro e fino al mese scorso prendevano 380 euro di reddito di inclusione (Rei). Adesso invece possono contare su poco più di 800 euro di reddito di cittadinanza.
“Prima si acquistava un po’ di carne rossa e pesce in meno – ha detto al Fatto – perché sono alimenti più costosi. Ora sono riuscita a comprarne di più, e non siamo più costretti a mangiare sempre pasta. La nostra dieta è diventata più equilibrata, ho due bambini che sono in fase di crescita ed è importante soprattutto per loro equilibrare l’alimentazione”. Può sembrare una banalità, ma non è così: la possibilità di garantirsi pasti sufficientemente proteici è considerato uno dei fattori che indicano un tenore di vita dignitoso; l’assenza di carne e pesce dalla dispensa, invece, contribuisce a definire uno stato di grave deprivazione materiale. Alla base, insomma, c’è un discorso legato alla salute. “Mio figlio di 14 anni – aggiunge Lilly – stava anche facendo una cura presso un dentista privato, ma poi l’abbiamo interrotta perché non riuscivamo più a sostenerla. Adesso credo che siamo nelle condizioni di riprenderla”.
Le famiglie con figli minorenni sono quelle che, in genere, hanno più spese. Quella ordinaria e il corredo scolastico sono priorità. Ma accanto a queste ci sono gesti simbolici. Mario vive nella periferia di Roma e anche lui con l’arrivo del reddito di cittadinanza ha raddoppiato la dote: da 460 a 900 euro. Ha due bambine con lievi disabilità, e quella cifra è ancora un po’ bassa rispetto alle sue necessità, ma di certo ora lui e sua moglie sono più sereni rispetto a prima. “Ieri sono andato a prenotare la prima festa di compleanno di mia figlia con la scuola, è la prima volta che lo stiamo facendo in nove anni”. Per il resto, Mario ha usato la carta per i classici acquisti: “Ho pagato l’affitto, abbiamo fatto la spesa e ho preso dei medicinali dalla farmacia. Adesso aspetto di sapere se sarà possibile anche comprare vestiti o scarpe”.
Non dovrebbero esserci problemi, perché il presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha detto che sarà precluso solo il gioco d’azzardo, ma oltre a questo non ci saranno acquisti considerati “immorali”. A prescindere dalle quantità, per Mario la soddisfazione sta anche nel dover chiedere meno aiuti ai suoi genitori: “Fino allo scorso mese abbiamo fatto molto affidamento su mio padre e mia madre, ora posso dare loro un po’ più di respiro”. Il welfare statale, insomma, si è sostituito a quello famigliare.
L’altroieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha condiviso una notizia su Facebook: un signore con problemi alla vista che ha acquistato con il reddito di cittadinanza un paio di occhiali che prima non riusciva a permettersi. Il post, come sempre succede, ha generato reazioni differenti. Qualcuno ha riso della vicenda, altri hanno espresso perplessità. Altri ancora hanno aggiunto la propria testimonianza. “Io ho finalmente pagato serenamente le bollette – ha scritto Luciano – Non sono più solo e abbandonato dallo Stato”.
Nella discussione sono intervenuti anche commercianti, come un salumiere che ha raccontato di clienti in difficoltà economiche che ora hanno smesso di lesinare. Resta il timore che, accanto ai tanti che davvero erano in emergenza, vi siano i furbi. La speranza del governo è che le pene fino a sei anni di carcere per chi dichiara il falso al fine di ottenere il reddito funzioni da deterrente.
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