Ci danniamo tanto per la Tav e l’Alitalia, quando basta un treno volante. C’è pure chi lo vende, a piccoli pezzi. “L’occasione che capita una volta ogni 100 anni” dice il depliant, tra foto di ville a picco sul mare, lingotti, yacht e Bentley in bella vista. L’occasione si è presentata a Caronno Pertusella, poi a Cologno Monzese, e ora in una saletta dell’Hotel As di Limbiate, mezz’ora d’auto da Milano, tra fabbriche di materassi, capannoni e rotonde. Sono le nove di sera. Neon e palmizi accolgono curiosi e potenziali investitori accorsi alla presentazione di SkyWay, società con testa in Bielorussia e cassaforte ai Caraibi che promette munifici dividendi a chi finanzia il sistema di trasporto “a stringa” ideato dall’inventore Anatoly Yunitskiy negli anni settanta. L’incontro dura due ore e mezza. Slide e filmati riproducono vagoni sospesi a 15 metri da terra che schizzano tra futuristici quartieri a 500 chilometri orari, abbattendo traffico, smog e costo degli spostamenti urbani. Di questo sogno, al momento, esiste solo un parco dimostrativo tra i campi di Maryina Gorka, non lontano da Minsk. Gli accademici russi, lì vicino, non ci hanno mai creduto. Pure l’India ha detto picche. Solo chi può rischiare ci scommette, come lo sceicco di Dubai che il 30 aprile scorso ha annunciato un preaccordo con la società per costruire la prima linea al mondo. Alla notizia si festeggia anche in Italia. Da Messina a Milano, politici e amministratori locali hanno steso tappeti rossi agli emissari di SkyWay, salvo poi non farne nulla, secretare le audizioni per scansare accuse di creduloneria, diffidare chiunque dal citare un qualsivoglia impegno concreto verso i proponenti.
La saletta di Limbiate è però zeppa di gente comune, bombardata di pubblicità in rete su ritorni stratosferici. Crede alle parole di Emanuele Baroni, promotore e star della serata, quando dice che è il momento di scegliere: diventare oggi azionisti del trasporto del futuro o restare per sempre semplici passeggeri. Difficile distinguere tra sprovveduti e avvezzi al rischio, se sia per loro l’occasione della vita o d’essere spennati come polli. Il dubbio aumenta al ritmo delle promesse che piovono dal palco: fabbriche a 300 km di altezza, “città lineari” da costruire lungo le linee SkyWay. C’è anche un misterioso humus “grazie al quale l’erba cresce senza acqua, anche nel deserto”, e poi sementi di piante che “fai tre raccolti l’anno, e sostituiamo il petrolio!”. Il dubbio si fa quasi certezza. “Vi è chiaro che se qualcuno di voi ha una bella struttura sotto di sé può diventare schifosamente ricco?”. Baroni arriva così al sodo, e scatta l’applauso in sala.
Antiche piramidi
Sulle poltroncine siedono un centinaio di persone, i “nuovi” sono una decina. La maggior parte dei presenti ha frequentato altri meeting promozionali. Fanno parte di un network a piramide tipico dei multilevel marketing: più affiliati portano dentro, più guadagnano grazie alle provvigioni della struttura sotto di loro, mentre SkyWay si riempie le casse grazie ai versamenti di ogni affiliato. Un sistema che ricalca il classico “schema Ponzi” e prima o poi rischia di collassare, lasciando gli ultimi arrivati a bocca asciutta. Era successo alla Tucker, che anni fa vendeva in giro per l’Italia una marmitta spacciata per miracolosa. Ecco, Baroni era uno dei vertici di quella piramide, per via del suo crollo passò due mesi in carcere. In seguito fu assolto, come altri dirigenti, diversamente dai titolari, per i quali è stata accertata la truffa, salvo prescrizione. Dalle marmitte, Baroni è passato alle rotaie sospese. Ognuno di noi, dice, può acquistarne un pezzettino, non bisogna mica esser ricchi: per 2.700 azioni della SkyWay di Yunitskiy, ad esempio, basta versare 100 euro. Facile no? Ma attenzione, le azioni sono strumenti finanziari, non si possono vendere ai risparmiatori col passaparola. Il problema viene risolto nel 2014, quando dal sodalizio tra Yunitskiy e un esperto di multilevel crowdfunding ucraino nasce SkyWay Invest Group, sede nel paradiso fiscale delle Isole Vergini Britanniche, per vendere corsi di formazione e contestualmente “regalare” le azioni a chi li compra. La pensata è di tal Aney Khovratov, fondatore della “accademia dell’investitore privato” che può vantare un master in “realizzazione dei sogni”. Grazie ai suoi corsi, tutti possono diventare “geni della finanza”. È davvero così?
Geni della finanza
Per capirlo andiamo alla sede italiana di SkyWay Invest Group. Il sito la indica in viale Monza 258, periferia nord di Milano, ma lì non c’è alcuna insegna e al bar a fianco non hanno mai sentito parlare di SW. Sul sito c’è però un numero di cellulare: “Gli uffici sono in fase di ristrutturazione, vediamoci altrove”. In piazza Fidia, zona Isola, si presenta Antonio G., siciliano trapiantato a Milano, ufficialmente pensionato. In passato è stato coordinatore marketing in Asap, azienda sanzionata dall’Antitrust per attività di multilevel marketing. L’incontro avviene in un ufficio preso a prestito da un’agenzia assicurativa. Inizia dal catalogo dei corsi, per lo più lezioni online, ma c’è anche il fiore all’occhiello: il master Profi, una tre giorni dal vivo per 2.200 dollari. Meglio però acquistare il pacchetto da 6.200 dollari, che comprende 180mila azioni “in regalo”, la qualifica di consulente e di trainer del gioco “Genio della finanza”. È indispensabile per apprendere “le otto regole d’oro della finanza”: la n. 4, ad esempio, suggerisce di diversificare gli investimenti (“non tenete tutte le uova in un cestino”). La 8 completa la serie con una raccomandazione definitiva: “Aumentare sempre il tuo capitale”.
Antonio guadagnerà su di noi. Dopo un po’ prende coraggio, affina le armi della persuasione fino a introdurci senza più schermi al lato oscuro del sistema. “Bisogna stare abbottonati – avverte – sostenere che stai vendendo corsi di formazione, mai dire ‘sì vendo le quote’. Poi alcuni neppure li fanno, io ne ho 400 così. Hanno comprato i corsi solo per avere le quote”. Sotto di sé ha una decina di affiliati ma da questi si è sviluppata una rete di oltre mille persone: “Persino in Perù. Ho fatto entrare un mio conoscente e solo da lì ne ho 300”. Antonio riceve una provvigione sui soldi versati a Sky Way da ognuno di loro: “L’8 per cento dal primo livello, il 7 dal secondo e poi una quota da tutti, all’infinito”. Quanto si guadagna? “Più di mille euro al mese, senza impegnarmi troppo. Dalle 18 di ieri a questa mattina ho visto accreditare sul mio backoffice 220 dollari, senza far nulla”. Guadagni dichiarati o in nero? “In teoria devi pagare le tasse. Io qualcosa dichiaro, per sicurezza. Ma i soldi arrivano dall’estero, basta aprire un conto estero online. E sei solo uno straniero in vacanza in Italia”. Chi è in cima alla piramide? “Prende anche 40mila euro al mese”.
Soldi per tutti
“Diventare schifosamente ricchi”, diceva Baroni a Limbiate. Una promessa che continua ad attirare adepti e capitali, se è vero che la capitalizzazione di SkyWay – come si legge in una slide – è arrivata a 5 miliardi di dollari, con un incremento giornaliero negli ultimi quattro anni del 3 per cento, merito del denaro rastrellato a livello mondiale. Così tanto che, garantisce il frontman di SW dal palco, “presto saremo anche una banca”. Di più. “Stiamo introducendo le Cryptounit, non una criptomoneta ma un’azione digitale. Una manciata di cent messi oggi nel 2028 varrà 1.250 dollari”. Chi è venuto ad ascoltare, ci crede. Qualcuno addirittura da Albenga, tre ore d’auto per arrivare e tre per tornare, in piena notte, insieme a un paio di amici: “Ho grande fiducia in questa start up”, confida. “Ho buttato tanti soldi in Borsa, ora almeno ho una prospettiva di guadagno”, dice un altro affiliato accorso per avere aggiornamenti sul suo “investimento”.
La Lega abbocca
A parole va tutto a gonfie vele. Certo, l’anfitrione Baroni omette che alcune opportunità sono sfumate. A Messina, dove l’idea di collegare Ganzirri a Pistunina con una linea SW è durata il tempo della campagna elettorale di Cateno De Luca. A San Marino, dove “la tecnologia è stata scartata perché presenta diversi problemi, i vagoni per esempio si spostano solo lungo linee rette. Senza curve”, dice Federico Cassani senior partner di Mobility in Chain, studio che sta lavorando al piano regolatore sul monte Titano. Ma i progetti avviati ci sono eccome, garantisce Baroni: “Lo scorso gennaio Regione Lombardia ha protocollato il progetto di una prima tratta tra Rho e l’area Expo, il 20 febbraio una delegazione politica è andata a Minsk per provare i treni e vedere gli stabilimenti”. Millanterie, in base alle verifiche fatte dal Fatto. In Regione però di SkyWay hanno sentito parlare per davvero. Il 7 marzo scorso tre rappresentanti di Yunitskiy sono stati invitati dal consigliere leghista Andrea Monti in commissione Trasporti. Erano emissari di SkyWay Capital, una struttura a piramide parallela che vende direttamente quote societarie. La seduta era pubblica, ma la Regione ha chiuso la saracinesca: il verbale sul sito non c’è, chiamando gli uffici si scopre che è stato secretato.
I fari di Consob
Resta la presa di posizione del consigliere del Pd Pietro Bussolati, l’unico a trasalire durante l’audizione sostenendo che gran parte di quanto veniva magnificato ai consiglieri era irrealistico e avvertendo che la Consob aveva ordinato l’interdizione di alcuni blog che sponsorizzavano l’acquisto della quote SkyWay. “Warning” analoghi sono stati emessi nei mesi scorsi dalle omologhe tedesca e greca. Sempre Consob a febbraio ha ordinato anche l’interdizione del sito di SkyWay Capital, che tuttavia è ancora online perché i server sono collocati fuori dalla Ue. Le due piramidi continuano così a proliferare, inglobando un investitore dopo l’altro, nonostante i fari della Consob, per prassi, attivino quelli delle procure.