C’è un mistero negli affari immobiliari del sottosegretario Armando Siri legati a un finanziamento ricevuto da San Marino. Che garanzie ha dato il leghista, indagato per corruzione nell’inchiesta con al centro il faccendiere Paolo Arata, per ottenere un mutuo da 585.300 euro da una banca sammarinese senza l’accensione di un’ipoteca? E perché prontamente il notaio che fa il rogito segnala l’operazione sospetta alla Uif, unità di informazione finanziaria di Bankitalia che indaga sul riciclaggio di denaro? A chiedersi come il senatore sia riuscito ad acquistare a Bresso, in provincia di Milano, una palazzina di due piani (composta da 7 appartamenti, un negozio, un laboratorio e alcune cantine) è la trasmissione Report – in onda questa sera su Rai Tre – con un’inchiesta firmata da Claudia Di Pasquale, con la collaborazione di Lorenzo di Pietro, Norma Ferrara e Aldo Ciccolella.
La compravendita della palazzina residenziale di mille metri quadrati nel piccolo Comune a Nord di Milano c’è stata lo scorso 31 gennaio quando il senatore leghista ha intestato la proprietà alla figlia di 25 anni. Il denaro, come scritto nell’atto, è stato messo a disposizione dal padre, a titolo di liberalità, pertanto non soggetto all’imposta di donazione. Poi separatamente la ragazza ha firmato una procura irrevocabile al padre a vendere l’immobile a se stesso o a terzi. Ma l’operazione è stata subito segnalata come sospetta dal notaio. Una denuncia che si fa quando, tra le altre cose, si sospetta la provenienza dei capitali illeciti. I 585mila erogati per il mutuo sono un importo assai elevato, soprattutto perché non è presente una garanzia reale nell’atto, come un’ipoteca o la fideiussione. E questa è quantomeno una procedura atipica, anche se l’avvocato del senatore Siri, contattato da Report, ha sottolineato la correttezza dell’operazione. Eppure, in base alle verifiche effettuate, i soldi ottenuti per l’acquisto della palazzina provengono da un conto intestato a Siri presso la Banca agricola commerciale di San Marino, il cui direttore dallo scorso luglio è Marco Perotti, uomo molto vicino al sottosegretario. Ma Siri è riuscito a schermare l’operazione facendo aprire un altro conto corrente al notaio, come permette la legge, sui cui poi sono transitati i 585mila euro. Una bella somma per l’ideologo della flat tax che, come emerge dall’unica dichiarazione dei redditi pubblicata sul sito del Senato, nel 2017 ha dichiarato solo un reddito di 25mila.
Inoltre Siri dal 2011 – anno in cui l’Inpgi (l’ente di previdenza dei giornalisti) gli ha portato via la casa per un debito di 45mila euro – a luglio 2018 non risulta possedere immobili, mentre tre anni e mezzo fa ha patteggiato una pena per bancarotta fraudolenta per il fallimento della MediaItalia, trasferendo il patrimonio a un’altra impresa la cui sede legale è stata poco dopo spostata nel Delaware, paradiso fiscale Usa.
A gestire la vendita dell’intera palazzina, posseduta da due fratelli, è stata la società immobiliare di Policarpo Perini. Uomo vicino al sottosegretario. L’agente, infatti, nel 2013 si è candidato a sindaco di Bresso con Pin, il Partito Italia Nuova fondato da Siri prima di entrare nell’orbita della Lega. Ma è anche il padre del capo segreteria del sottosegretario Siri, Marco Luca Perini, attuale presidente di Spazio Pin, l’associazione che oltre a gestire i corsi di formazione della Lega, affitta anche sale per master di ipnosi, sedute di meditazione, corsi per massaggi. E che ha acquistato con 14.700 euro il solaio di 27 metri quadrati della palazzina.
Ma è Siri ad aver fiutato l’ottimo affare: non solo ha comprato l’immobile pagandolo 175mila euro in meno del prezzo richiesto di 760mila, ma ora è proprietario di una struttura il cui prezzo di mercato arriva a superare un milione di euro. Inoltre la proprietà produce già reddito, visto che 5 dei 7 appartamenti, che in tutto misurano 402 metri quadrati, sono già affittati.