il retroscena

Omicidio Vannini, gli ispettori di Bonafede sul caso

Giustizia - Il ministro vuole capire, senza entrare a gamba tesa sul processo

7 Maggio 2019

Sul caso Vannini si muove l’ispettorato del ministero della Giustizia. Il ministro Alfonso Bonafede, prima ancora dell’ultima puntata de Le Iene con lo scoop della testimonianza di Davide Vannicola, ha chiesto ai suoi uffici di attivarsi per studiare il caso. L’ispettorato ha già stilato una relazione su un paio di punti critici che meritano approfondimenti. A via Arenula si dà per probabile a breve una richiesta di chiarimenti agli uffici della Procura di Civitavecchia, diretta dal 2016 da Andrea Vardaro e in precedenza, al momento dell’omicidio Vannini, dal procuratore Gianfranco Amendola.

Ci sono un paio di cose che meritano un approfondimento. Il M5s ha sempre criticato l’eccessivo interventismo dei ministri della Giustizia del passato e certo il ministro Alfonso Bonafede non vuol essere accusato di fare lo stesso errore e quindi eviterà di entrare a gamba tesa compiendo quell’interferenza con il lavoro dei magistrati contestata ai berlusconiani.

Prima di tutto il ministro vuole capire. A via Arenula ci si chiede per esempio perché i magistrati di Civitavecchia e poi anche a Roma in Corte d’Appello non abbiano fatto di più per risolvere il contrasto tra le dichiarazioni del maresciallo Roberto Izzo con quelle di Martina Ciontoli sulla conoscenza da parte della fidanzata di Vannini dell’esistenza di un colpo di pistola conficcato nel costato del suo ragazzo che aveva trapassato cuore e polmone.

Se Martina fosse stata consapevole dell’esistenza del colpo nel corpo di Marco già a casa sua e non solo al Pronto soccorso, dopo l’incontro con il maresciallo Izzo, la sua posizione si sarebbe aggravata.

Martina al processo ha raccontato di avere appreso invece quel particolare decisivo non ‘de visu’ a casa ma dalla voce del maresciallo Izzo. La sensazione, vista la pena mite, è che sia stata creduta. Bisognerebbe capire perché la Procura e le Corti non abbiano contestato a Izzo la dichiarazione difforme.

Poi c’è un altro punto delicato. La difesa della famiglia Vannini, in particolare il consulente di parte, il generale Luciano Garofano, si è sempre lamentata del diniego opposto dalla Procura di Civitavecchia alla possibilità di accedere alla casa dei Ciontoli per fare indagini sul luogo del delitto.

Il diniego era sostanzialmente giustificato con l’inutilità dei rilievi dopo il tanto, troppo, tempo trascorso. Il punto da chiarire è se la Procura abbia fatto prima di quel diniego tutto quel che poteva e doveva essere fatto. Intanto la Procura di Civitavecchia, fino a ieri, non ha ritenuto opportuno sentire a sommarie informazioni Davide Vannicola per appurare se quel che dice l’ex amico di Roberto Izzo sul carabiniere amico di Antonio Ciontoli sia vero o falso.

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