“Guardate che una giunta senza conflitti di interessi non sarebbe una giunta vera”. L’incipit è di Mattia Palazzi, sindaco Pd di Mantova, già nelle grazie dell’ex premier Matteo Renzi. La frase viene estrapolata da una chat di Whatsapp chiamata “giunta”. Il passaggio è messo agli atti del procedimento per la tentata concussione sessuale e per l’abuso d’ufficio. Due filoni finiti entrambi con un’archiviazione per il primo cittadino. Nel frattempo, due giorni fa, la Digos ha arrestato Lorena Buzzago, ex maestra e presidente di un’associazione culturale, per una diffamazione reiterata nei confronti del sindaco e di altri politici locali. Già avvertita, secondo la Procura, la donna ha proseguito, pubblicando e distribuendo in modo clandestino un libercolo sul presunto sex-gate mantovano dove uno dei protagonisti è lo stesso Palazzi, il quale va all’incasso dell’ennesima vittoria giudiziaria di questi ultimi due anni. Torniamo alla chat. Il passaggio è contenuto in una informativa dei carabinieri datata 3 maggio 2018. È l’analisi sui cellulari dello stesso Palazzi. Vi sono le chat con Elisa Nizzoli, la vicepresidente dell’associazione “Mantua me genuit” che l’ha denunciato per tentata concussione, salvo poi confessare di aver taroccato i messaggi e finire indagata.
Ma c’è anche altro che viene rubricato al capitolo “ulteriori contatti”. In alcuni si torna indietro al 2015. E in diversi passaggi ci sono elementi che avrebbero potuto interessare maggiormente la Procura. Da un lato perché la tentata concussione è stata già archiviata a gennaio, mentre l’abuso d’ufficio riguarda i finanziamenti del Comune alle associazioni culturali. E dunque l’informativa, pur allegata ai quattro faldoni, non produce sviluppi. Palazzi e gli altri protagonisti dell’annotazione non risultano indagati per queste vicende. A corredo vi sono poi i brogliacci delle telefonate fatte da Palazzi nel periodo dell’indagine. In queste i contatti con l’allora premier Matteo Renzi che più volte chiama per capire quale sia il contenuto dell’indagine. Ma fa di più. Si legge: “Renzi aggiunge che poi dal punto di vista politico la situazione verrà gestita al meglio”. Nei giorni caldi dell’indagine il sindaco ha ricevuto il conforto del deputato dem Matteo Colaninno e dell’allora capo di Confindustria Emma Marcegaglia. Le analisi sulle sue chat però fanno emergere altro. Ad esempio i contatti del sindaco con il capo dei Vigili di Mantova per farsi togliere diverse multe. “Comandante – scrive Palazzi nel luglio 2015 – sono entrato in telecamera e ho parcheggiato senza pass (…). Ti mando la targa si può evitare la multa?”. Risponde laconico Paolo Perantoni: “Ok”. Il 29 agosto 2015 altra multa. Palazzi: “Paolo mi devi scusare ma è arrivata anche questa (…) dimmi se si può fare qualcosa (…)”. Risposta breve: “Lunedì ti faccio sapere”. Del tema delle multe che pare stare a cuore al sindaco si discute in vari periodi, dal 2015 ad almeno il 2017. Va detto però che l’annotazione non chiarisce se le multe siano state effettivamente tolte. Nel 2017 Palazzi si occupa di un bar troppo rumoroso e comunica alla zia della sua fidanzata, che abita vicino al locale, di averne parlato con i Vigili. L’inoltro del messaggio ha una didascalia. Scrive Palazzi: “Riservato”. Di seguito: “Sindaco quando mi ha ordinato gli uomini della polizia locale sono andati a fare sopralluogo (…). È stato avvisato di rispettare gli orari (…). Andremo a sorpresa con Arpa”.
Palazzi viene eletto nel giugno 2015 e già a novembre l’avvocato Paolo Gianolio lo avverte su procedure errate nelle assunzioni negli enti locali. Gianolio in tutti questi messaggi assume più la vesta di consigliere politico che di legale. Dice: “Ti devo fare vedere una email (…) Riguarda la graduatoria che scade nel 2016 e che tu non scorri rischiando l’arresto”. Gianolio è anche presidente della Fondazione Università di Mantova e come tale comunica a Palazzi di un lascito di un milione di euro. Soldi che per volere della defunta dovrebbero essere usati per gli studenti bisognosi. Esclama Palazzi: “E a me un cazzo? (…). Ti devo parlare perché sto per promuovere una cosa che potreste cofinanziare”. E poi ci sono i conflitti d’interessi di cui all’incipit. Nel luglio 2017 c’è la nomina del presidente della partecipata Tea. Palazzi punta sul marito di una sua consigliera di maggioranza, la quale tutte le volte che si vota su Tea dovrebbe lasciare l’aula. Gianolio “invita Palazzi a non dire a nessuno nulla in merito”. Palazzi, però, resta di sasso e infila una bestemmia dietro l’altra. Dice Gianolio: “Non si può nominare parenti fino al 2° grado e coniugi”. Palazzi: “Scherzi vero”. E poi ci sono i lavori affidati ai parenti dei politici. Se ne discute nel gruppo WhatsApp “giunta”. Dice Palazzi: “Uscirà anche il conflitto di interessi di Rebecchi (assessore alla Legalità)”. Risponde Rebecchi: “Ognuno ha il suo parente ingombrante”. Palazzi: “Speriamo non interessino a Cantone”.