Prendiamo un molto riluttante elettore del Pd. Nel senso che, domenica 26 maggio, si è appropinquato al seggio meditabondo. Mai con Salvini, deluso dai 5Stelle (che novità), intenzionato a non disperdere il voto su liste e listarelle destinate alla sconfitta, decide al fine di concedere un’ultima chance a Nicola Zingaretti.
Certo, riflette, non è un fulmine di guerra e neppure un trascinatore di folle e poi con quel sorriso eternamente stampato sul volto rubicondo sembra un manifesto ambulante della zuppa Kellogg’s. Però, ammette il nostro, ce la sta mettendo tutta per rianimare un partito massacrato dal renzismo, abbandonato dagli elettori, ridotto a inservibile catorcio. Vabbè, si convince misericordioso, diamogli fiducia, e dopo aver tracciato la fatale X sul simbolo in basso a destra se ne ritorna a casa con la sensazione di chi ha fatto comunque una buona azione: aiutare i bisognosi e consolare gli afflitti, come ha ricordato il prete a messa.
Infatti, a tarda sera, con i primi exit poll, la sbalordita esultanza dei popolari Zinga e Gentiloni, nella stanza del Nazareno spoglia come dopo un pignoramento di Equitalia, quasi lo commuove: in fondo basta poco per regalare un sorriso.
Dissolvenza. Martedì mattina, il generoso elettore Pd sfoglia i giornali e legge quanto segue: “Calenda: ‘Pronto a fondare un partito alleato del Pd’”. Per poco non si strozza col cappuccino e nell’addentrarsi nella complessità del pensiero calendiano, allibisce: “Sono iscritto ai dem e lavoro con Zingaretti, ma serve un soggetto di centro liberal-democratico”.
Ora, è comprensibile che uno che in passato era stato votato forse solo dai parenti più stretti (e a quanto dice neppure tutti) provi come una vertigine davanti alle 272 mila preferenze raccolte in una botta sola nel Nord-Est. Ma che un minuto dopo, costui, invece di rivolgere un pensiero riconoscente agli elettori del Pd – che lo hanno sottratto a un futuro di malinconici selfie con animali lacustri – abbia come prima reazione quella di mandarli immediatamente a quel paese (tiè), attraverso la fondazione di un partitino personale per togliere voti proprio al Pd, be’ lascia davvero ammutoliti. Tanto più che l’ideona è quella di fondare un “soggetto di centro liberal-democratico”, che suscita la stessa mestizia, per dire, di un Giampaolo allenatore della Roma.
Mentre il nostro elettore dem s’interroga sulla propria dabbenaggine, il suo sguardo cade a fondo pagina dove, con l’abituale empatia che ha desertificato il centrosinistra, Matteo Renzi (sì, proprio lui), sentenzia: “La mia tattica del pop corn ha dato una nuova possibilità al partito”. Ovvero: Zingaretti ha appena certificato, con merito, l’esistenza in vita del Pd, e già il compagno di spot cerca di sottrargli qualche elettore. Mentre quell’altro, non solo si appropria del 22,7% ma lo diffida, ingurgitando pop corn, a evitare come la peste qualsiasi approccio con i 5Stelle.
Nell’immaginare il nostro riluttante elettore dem intento a infliggersi severe punizioni corporali, rivolgiamo un deferente incoraggiamento all’incolpevole segretario con le indimenticabili parole di Teofilatto dei Leonzi, rivolto a Brancalone da Norcia: “Ti vedo e ti piango”.