“Le interferenze illecite” di Luca Lotti in “un centro di potere” esterno al Csm che decideva sulle nomine. È quanto si legge negli atti del Gico della Guardia di finanza, depositati alla Procura di Perugia e al Csm, sull’indagine Palamara. Tra le manovre “palesi quanto illecite da parte di soggetto rivestente la qualità di imputato”, scrive il Gico, quella per la Procura di Roma dove, dice Lotti, “si vira su Marcello Viola”.
Negli atti, pubblicati in parte ieri sera dal Sole 24 Ore, si legge che un ruolo diretto lo avrebbe giocato anche Pierluigi Morlini che ieri ha inviato una lettera di dimissioni al vicepresidente Ermini in cui ammette che nell’incontro notturno con Ferri-Lotti-Palamara e altri colleghi togati si è parlato di “attività consiliari”, cioè della nomina del procuratore di Roma, dopo il pensionamento di Pignatone. Secondo il Gico Morlini parla di altri voti da raccogliere su Viola. Si parla anche di Giuseppe Creazzo, il procuratore di Firenze, altro candidato contrapposto al procuratore di Palermo Francesco Lo Voi ritenuto “in continuità” con Giuseppe Pignatone: “Gli va messa paura”, dice Palamara.
Sia Morlini che gli altri presenti all’incontro, Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli e Antonio Lepre, da ieri sono sotto procedimento disciplinare promosso dal Pg della Cassazione Riccardo Fuzio. A quanto risulta al Fatto, vengono loro contestati “comportamenti abitualmente o gravemente scorretti” nei confronti degli altri consiglieri. Nell’ennesima, convulsa, giornata di ieri è protagonista anche il Quirinale che ha smentito articoli di stampa: “ Quanto alla notizia che Lotti si sarebbe lamentato con il Quirinale dell’inchiesta di Roma a suo carico, si precisa che il capo dello Stato lo ha incontrato il 6 agosto scorso per un saluto di congedo dei ministri”. Inoltre, il presidente Mattarella “non è mai intervenuto sulle nomine se non con interventi per richiamare il rispetto rigoroso dei criteri e delle regole”.
Criscuoli si è dimesso da giudice supplente della sezione disciplinare, ma non da consigliere, quindi resta autosospeso, come Lepre e Cartoni. Tutti e tre si sarebbero lamentati di non aver potuto leggere le carte che li riguardano.
Nella lettera a Ermini, Morlini parla di un errore di “leggerezza”. Racconta di essere stato invitato da un collega “di cui mi fidavo” a un dopo cena con “alcuni consiglieri ed ex consiglieri del Csm (Ferri e Palamara, ndr). All’incontro, è successivamente e per me inaspettatamente intervenuto l’onorevole Lotti. Pur essendomi congedato prima che la serata terminasse, non mi sono immediatamente allontanato, nonostante tutti noi parlassimo di questioni consiliari”. Morlini, però, rivendica di aver agito per tutte le nomine, compresa Roma, “senza condizionamento politico o esterno”.
Morlini era di Unicost, la corrente centrista, Cartoni, Criscuoli e Lepre, sono di MI, la corrente conservatrice che sabato scorso li aveva invitati a revocare la loro autosospensione e a riprendere l’attività consiliare.
A oggi, Cartoni, Criscuoli e Lepre restano autosospesi, ma rischiano una sospensione formale, se non si dimettono prima, perché il Pg della Cassazione sembra intenzionato a chiederla ai giudici disciplinari del Csm. Se accolgono l’eventuale richiesta, scatterà automaticamente. Il Consiglio, dunque, è costretto a funzionare in forma ridotta, con due togati dimissionari e 3 autosospesi su 16. A bocce ferme, Morlini, giudice di merito, sarà sostituito dal primo dei non eletti, Giuseppe Marra.