Ennio Cascetta non è facile da ingabbiare in una sola definizione. Professore ordinario di Pianificazione di sistema dei trasporti all’Università Federico II Napoli, presidente di Metropolitana Napoli spa, la società concessionaria della linea 1 della metro, ex assessore campano di Antonio Bassolino (ai Trasporti, ovviamente), tecnico prestato alla politica nel campo del Partito democratico (che pensò a lui per la successione di Bassolino).
E ancora, è stato ex coordinatore della struttura tecnica di missione del ministero dei Trasporti dal 2015 al 2017, ruolo col quale ha attraversato il governo guidato da Matteo Renzi e un pezzo del governo di Paolo Gentiloni, nonché autore di Perché Tav, volume edito da Il Sole 24 Ore in libreria da un mese che fa un’analisi costi-benefici positiva delle tratte ferroviarie ad alta velocità (È infatti vicino a Pierluigi Coppola, il membro della commissione del ministero dei Trasporti che non firmò poi l’analisi costi-benefici sul Tav voluta da Toninelli). Ma Ennio Cascetta è soprattutto un ingegnere. Che, nonostante una serie di impegni lunga un chilometro, non ha rinunciato alla libera professione. E in questa veste avrebbe accumulato dal 2012 al 2015 una sfilza di incarichi professionali che sarebbero “incompatibili con lo status di docente ordinario”.
A sostenerlo è la Procura della Corte dei conti campana – pubblico ministero Davide Vitale – che ieri ha notificato a Cascetta un invito a dedurre all’accusa di aver provocato un danno erariale di quasi 900mila euro, per i quali ha disposto un sequestro conservativo “ante causam” dei conti correnti, delle polizze e di una barca da 12 metri, sottolineando una serie di donazioni ai figli per spogliarsi del patrimonio immobiliare. Secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, l’Ateneo di Napoli avrebbe subìto in silenzio le violazioni del regolamento per gli incarichi extra istituzionali “perché condizionato dall’indiscusso potere accademico nonché politico del docente”. Cascetta ha respinto tutto al mittente: “Accusa palesemente infondata per una cifra contestata con un conteggio davvero singolare, e sulla quale ho già pagato le tasse fino all’ultimo centesimo, mentre le donazioni ai miei figli sono di un periodo antecedente all’inchiesta”.