Il procuratore della Direzione Nazionale Antimafia (Dna) Cafiero De Raho “non deve fare il gruppo (…) con Nino di Matteo”. Così il 7 maggio del 2019 Luca Palamara parlava con Cesare Sirignano, sostituto procuratore nazionale antimafia, per anni pm a Napoli. A Palamara, Nino Di Matteo, già nel pool di magistrati che si occupavano della Trattativa Stato Mafia, sembra non piacere affatto. E alla fine la sua pare essere una premonizione. Perché appena venti giorni dopo questa intercettazione, il 26 maggio, Di Matteo viene rimosso dal pool che deve coordinare da Roma le indagini delle Procure territoriali su un tema delicato come le “entità esterne nelle stragi e negli altri delitti di mafia”. Nessun nesso con le considerazioni espresse da Palamara. Il motivo dell’allontanamento risiede invece nell’intervista alla trasmissione Atlantide, concessa da Di Matteo il 18 maggio scorso.
Il magistrato siciliano finisce nel mirino della Dna per aver risposto alle domande del conduttore, senza però rivelare nulla che non fosse già noto. Tuttavia, nella Dna, si ritenne che le sue parole avevano comunque interrotto il “rapporto di fiducia all’interno del gruppo e con le direzioni distrettuali antimafia”. Il Fatto ha già ricostruito questo episodio il 27 maggio: fonti della Dna avevano spiegato che il Procuratore s’era mosso per tutelare i delicati equilibri interni al suo ufficio e ancor di più quelli con le Procure territoriali.
Quei fatti erano sì noti, ma Cafiero De Raho non ha gradito che Di Matteo raccontasse in tv la sua valutazione sui medesimi fatti. Il punto sarebbe che lo stesso Di Matteo sta valutando il senso da attribuire a quegli episodi con i colleghi del suo gruppo nella Dna e con quelli delle Procure.
Quel che Palamara auspica – anche se nel momento in cui parla i gruppi della Dna sono stati già formati da tre mesi – si realizza comunque: Di Matteo non è più nel pool.
L’intercettazione emerge dagli atti depositati dalla Procura di Perugia nell’ambito di un’inchiesta in cui viene contestata la corruzione a Palamara ma che si è rivelata un terremoto nel Consiglio Superiore della Magistratura: il trojan (un software capace di fare intercettazioni ambientali) installato sul cellulare del pm ha svelato le trattative tra toghe e politica (i parlamentari Luca Lotti e Cosimo Ferri, entrambi non indagati) sulla nomina del procuratore capo di Roma. Tra le intercettazioni trascritte c’è anche quella del 7 maggio tra Palamara e Sirignano (solo “Cesare” nella trascrizione della Finanza), quando il pm romano, già presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, parla di “Federico” – il riferimento a Cafiero De Raho è evidente – e dà anche un’altra indicazione: “Ridimensionare Barbara”, che non deve andare “su posti importanti”. Il riferimento questa volta sembra essere alla Sargenti, procuratore della Dna, ritenuta troppo vicina all’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. Ma anche questa indicazione di Palamara resta confinata nelle intercettazioni e nella conversazione di quelle ore: Sargenti ricopre ruoli di rilievo all’interno della Dna e, di conseguenza, è palese che l’indirizzo di Palamara sia diametralmente opposto a quello del procuratore De Raho. Mentre nel resto della conversazione con Sirignano non emergono apprezzamenti positivi su Di Matteo.
Ecco alcuni stralci dell’intercettazione.
Palamara (P): Sì, però pure Federico non deve fare il gruppo (incomprensibile)… con Nino Di Matteo dentro.
Cesare (C): Io su questa cosa, una cosa fatta semplicemente per verificare.
P: Innanzitutto devi fare un’altra cosa … Federico deve ridimensionare pure Barbara! C: Colpa tua! (…). E come la ridimensioni.
P: (…) Barbara di che si occupa famme capì…
C: Barbara si occupa di Venezia, mo vuole andare pure su Milano.
P: (…) Mah, lasciala perdere li!
C: Sì
P: Non la fa andà su posti importanti.
Ma il vero interesse di Palamara, in quel momento, non è tanto la Dna, quanto la futura nomina del procuratore di Roma. Infatti poco dopo, con Sirignano, aggiunge: “Eh, ma all’epoca non era così la situazione (…) Sono venute fuori delle cose che non pensavo (…) Vabbè mo andiamo con ordine (…) La Dna, mo non c’abbiamo tempo … dobbiamo risolvere ste grane (…).Adesso c’hai l’emergenza che è il Procuratore di Roma e due Aggiunti… lo capisci o no che devo chiudere questo!”.