Vito Nicastri, nel periodo in cui era un uomo libero, prima di finire ai domiciliari nel marzo del 2018 con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ha incontrato – secondo quanto sembra dire Paolo Arata mentre è intercettato – il teorico della flat tax Armando Siri?
Questo è il dubbio che sorge leggendo l’informativa di 309 pagine depositata a fine maggio scorso dalla Direzione investigativa antimafia nel procedimento di Roma che vede indagato il senatore della Lega ed ex sottosegretario alle Infrastrutture insieme ad Arata con l’accusa di corruzione. A pagina 166 è trascritta una conversazione nella quale Arata dice che Nicastri conosce un soggetto che, dal contesto, sembra essere Siri. Arata fa la confidenza al figlio di Nicastri, che invece di stupirsi conferma.
Questo passaggio della conversazione non viene valorizzato dalla Dia e gli interlocutori non fanno espressamente i nomi. Inoltre gli avvocati di Nicastri e Siri negano che sia mai stato contestato un incontro. Il giallo probabilmente sarà chiarito il 25 luglio quando si svolgeranno, nel corso dell’incidente probatorio, gli interrogatori dei Nicastri. Lì pm e avvocati potranno chiedere il senso della conversazione tra Manlio Nicastri e Paolo Arata alla presenza del figlio Francesco Arata. Certo se Nicastri avesse incontrato Siri con Arata, prima dell’arresto di quest’ultimo nel 2018, la questione sarebbe politicamente delicata. Nicastri, anche se non è mai stato condannato per mafia, era già chiacchierato per i suoi presunti legami con Matteo Messina Denaro. I giornali avevano parlato dei suoi presunti legami con la mafia e la Rai nel 2014 aveva trasmesso un’intervista all’imprenditore sui suoi sospetti legami col boss. Era noto che Paolo Arata, l’imprenditore delle energie rinnovabili, ex parlamentare di Forza Italia poi passato alla Lega, si vantasse con Manlio Nicastri di poter contare sul sottosegretario Siri, dicendo che lui lo voleva pagare 30 mila euro per far passare un emendamento a favore delle loro imprese. Non era noto il contenuto della conversazione in cui si accenna ai soldi e alla precendente conoscenza tra un soggetto, che sembra Siri, e Vito Nicastri.
Il 10 settembre del 2018 la Dia intercetta la conversazione grazie al trojan inserito nel telefonino di Paolo Arata. All’inizio l’imprenditore parla delle sue strategie per ottenere l’incentivo più elevato a lui non spettante: “La grande soluzione di tutti i problemi nostri è il fronte incentivi”. Arata vuole un emendamento che permetta agli impianti come i suoi, aperti nell’estate 2017, di accedere ai più remunerativi incentivi 2012. Per questo si era affidato a Siri ma il sottosegretario (per lui “viceministro”) lo ha appena chiamato: “L’emendamento che non è stato fatto bene mi ha detto il vice ministro, che mi ha chiamato prima, CHE GLI DO 30 MILA EURO TANTO PERCHÈ SIA CHIARO TRA DI NOI… IO AD ARMANDO SIRI VE LO DICO GLI DO TRENTAMILA EURO”. Questo passaggio è riportato in stampatello dalla Dia e così lo abbiamo trascritto. Il figlio, Francesco Arata, 29 anni, ribatte per nulla sorpreso: “Sì l’hai già detto”. Papà Arata poi prosegue a parlare di Siri con il figlio e con Manlio Nicastri, figlio di Vito: “È un amico come lo fossi tu, però gli amici mi fai una cosa io ti pago e quindi è più incenti…”. Il senso è chiaro: se vuoi che un amico, come Siri, si muova per te, è meglio pagarlo, così sarà più incentivato. Poi Arata prosegue: “lui è molto amico del capo gabinetto delle Attività Produttive… perché lui non è lì… (incomprensibile) guarda Paolo … gli ho detto … Armando questo … l’ha conosciuto anche tuo papà è venuto a pranzo anche a casa mia”. La frase detta da Arata al figlio di Nicastri sembra riferirsi a Siri: “Armando questo … l’ha conosciuto anche tuo papà è venuto a pranzo a casa mia”. Manlio Nicastri, mostra di esserne già a conoscenza: “Sì si lo so”.
Subito dopo Arata ricomincia: “Però le cose come io… la gente va pagata, è inutile che ti fa un piacere”. Arata sembra sostenere che i 30 mila euro da dare a Siri per loro valgono un milione di euro. Un buon investimento. Ecco le parole testuali riportate dalla Dia: “A noi ci costa un milione di euro quel piacere, non è che sono 30 mila euro”. Poi Arata passa a spiegare a Manlio Nicastri le scuse di Siri sull’emendamento: “Lui mi ha detto: ‘io ci ho provato a portare nel milleproroghe l’emendamento generale … non è passato, è fatto male, m’ha detto e quindi io devo trovare adesso uno bravo che mi faccia l’emendamento bene (…) anche stasera … mi ha detto: ‘stai tranquillo che quello te lo faccio passare’. Io mi devo fidare è la persona più amica che io ho dentro lì”.
L’avvocato di Siri, Fabio Pinelli, precisa: “La circostanza di un incontro tra Siri e Nicastri non emerge da nessun atto e non è mai esistita”. Anche l’avvocato di Vito Nicastri, Sebastiano Dara, conferma: “Non c’è nessuna traccia di un presunto incontro tra Siri e Nicastri né ci è mai stato chiesto da nessuno nel corso delle indagini”.